Eric Emery, matematico, musicista, filosofo, psicopedagogista svizzero: Dialogo per articolare l'identità e la diversità in vista di una educazione aperta (sintesi).
Il testo corrisponde all'intervento del prof. Emery al convegno di studi svoltosi a Montreal, Canada, nel luglio 2000 sulla coesistenza umana alla soglia del terzo millennio, e riprende i temi sviluppati in due sue opere del 1995 e del '96 citate al punto primo della bibliografia. Partendo dalla considerazione che l'apprendimento di due discipline fondamentali, la lingua materna e la matematica, permette al singolo di imparare a confrontarsi con gli altri sviluppando nel confronto la percezione della propria identità, l'autore cita l'art. 26 della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: "L'educazione deve puntare al pieno sviluppo della personalità umana e al rafforzamento del rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali". Queste finalità vengono poste in relazione con l'insegnamento di due maestri: Gaston Bachelard (il bambino nasce non già con un cervello vuoto, ma con un cervello incompleto, che sarà la società a completare), e Ferdinand Gonseth (il bambino nasce con strutture di soggettività incomplete, che sviluppa attraverso pulsioni interne e pressioni sociali creandosi quel "referenziale" che gli permetterà di fare le sue scelte coscienti e non coscienti). Emery si sofferma su questa nozione di referenziale: si tratta del punto di vista, della condizione soggettiva di ogni esperienza. Il referenziale può mutare se muta il rapporto fra la persona e la situazione d'insieme, e proprio da questi mutamenti scaturiscono progressi nell'oggettività del giudizio e nella correttezza dei comportamenti. A volte il mutamento di referenziale, che è l'essenza del divenire, può essere la condizione per superare certi ostacoli o scartare certi errori. Il concetto può applicarsi all'apprendimento della lingua materna e al suo confronto con le lingue straniere (referenziale linguistico). Emery cita Hans-Georg Gadamer (la chance del mondo, in particolare il vantaggio dell'Europa, è nella pluralità delle lingue), e George Steiner con il suo mito della Torre di Babele e con la sua analisi dell'intreccio fra malattie del linguaggio e crisi dell'educazione. In definitiva: per imparare a vivere con gli altri è necessario mutare i propri referenziali al fine di comprendere (prendere con) i referenziali degli altri. Emery suggerisce infine di valutare, accanto alla finalità utilitaria e a quella logico-culturale dell'insegnamento, anche l'aspetto estetico: che nel caso della lingua può essere apprezzato attraverso la declamazione poetica, la recitazione, l'ascolto e l'interpretazione di musiche vocali.
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Interventi al Forum>Eric Emery
Intervento del 01/08/2000