FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2013

 
 

Un caso giudiziario in Germania ripropone la questione delle scolaresche culturalmente eterogenee, una condizione tipica in molti Paesi nel momento attuale, e destinata a caratterizzare il futuro – Se da un lato è necessaria una corretta gestione del problema attraverso una equilibrata distribuzione dei soggetti fra le classi, dall'altro bisogna incoraggiare un approccio all'insegnamento che tenga conto delle differenze

 

Tre studenti del ginnasio “Leonardo da Vinci” di Berlino non hanno superato il periodo scolastico di prova previsto in Germania e i loro genitori hanno sporto denuncia contro le autorità locali. Motivo della bocciatura sarebbe stata la massiccia percentuale di immigrati presente nella classe che i tre hanno frequentato; la questione sarebbe quindi da ricondursi a dinamiche discriminatorie. L'alta componente di stranieri nella classe, riporta l'avvocato, avrebbe rallentato e reso difficile l'apprendimento.

 

Il ginnasio in questione si trova a Neukölln, uno dei quartieri più interculturali della città, ed è interessante notare come i tre studenti stessi abbiano radici arabe e turche. Ad ogni modo alcune classi parallele a questa, lamentano le famiglie, avevano una percentuale di studenti stranieri del solo 14%, contro il 63% della loro.

 

La denuncia è stata respinta, dal momento che a parere delle autorità giudiziarie una maggiore o minore presenza di stranieri non influirebbe in alcun modo sull'andamento della classe e una tale densità di immigrati sarebbe risultato casuale dei criteri generali di smistamento degli studenti nelle varie sezioni. I “verdi” hanno accolto con sollievo la riproposizione di questo problema, parlandone come di uno scandalo ormai antico e da anni in attesa di soluzione.

 

Ma quali sono le difficoltà principali nell'inserimento dei ragazzi stranieri a scuola? E' soltanto il limite linguistico a rischiare di rallentare i tempi, ed è poi veramente un limite? Certamente l'approccio dell'insegnamento non puo' essere il medesimo che viene adottato in una classe di ragazzi che condividano lingua madre e cultura. E' necessario creare alcuni spazi che permettano di raccogliere il ricchissimo patrimonio dell'interculturalità per poi sfruttarlo a vantaggio dell'insegnamento di tutte le materie.

 

Nell'anno scolastico 2011/2012 sono stati 755.939 gli alunni con cittadinanza non italiana nel nostro paese (193 cittadinanze straniere). Il livello scolastico con l'incidenza più elevata di alunni stranieri è quello delle scuole primarie, con una percentuale del 9,5%. Quando un bambino si inserisce molto giovane è certamente più semplice per gli educatori affrontare il suo eventuale spaesamento e porre in essere un tramite tra la sua cultura e quella nuova con la quale si trova a contatto. Inoltre il limite linguistico è in questi casi praticamente inesistente data la rapidità dell'apprendimento propria della fascia d'età in questione. 

 

I più grandi (scuole medie/superiori) potrebbero invece vivere una fase di spaesamento identitario e sradicamento, essendo in loro già più sedimentata una certa cultura piuttosto che un'altra e rischiando di essere bersaglio consapevole di un po' di diffidenza da parte dei compagni, con i quali è anche difficile comunicare per motivi linguistici. Inoltre in questi livelli scolastici il ritmo delle lezioni è generalmente abbastanza serrato e offre meno possibilità per un lavoro di integrazione.

 

Un lavoro di integrazione che sia in grado di accogliere, conoscere e riconoscere, mettere in comune ed elaborare, tutte le differenti esperienze e categorie culturali degli allievi, mettendo in discussione tutti gli elementi, compresi quelli che sia ragazzi locali che ragazzi stranieri possono ormai dare per scontato come ovvi. E così creare un livello superiore di mobilità dell'intelligenza e delle categorie di giudizio, che tra l'altro non puo' che rivelarsi estremamente utile nell'apprendimento di qualsiasi materia scolastica.

 

Queste scuole ricche di differenze e culture non sono che l'embrione di quello che sarà il nostro mondo tra qualche anno: è necessario gestire con responsabilità e lungimiranza queste realtà, creare delle strutture presso le quali gli insegnanti possano ricevere informazioni e indicazioni pratiche e creare degli spazi in cui queste possano essere applicate, anche tramite progetti e iniziative.

                                                          Laura Venturi  
                                         

    


                                                  

 
 

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