Che
rapporto c'è fra pensiero, apprendimento e comprensione?
- Un rapporto molto stretto, di fatto i tre elementi sono
interconnessi: un apprendimento significativo deve puntare
alla comprensione e dipende dal pensare se stesso – Le
ricerche di David Perkins, docente emerito alla Harvard
Graduate School of Education e la loro meta ambiziosa:
scoprire i meccanismi perché i bambini imparino a pensare
in modo critico e creativo
Nel
1970 David Perkins si laureò in matematica e intelligenza
artificiale al Massachusetts Institute of Technology per poi
applicare le sue competenze scientifiche alle tecniche
educative. Negli anni successivi fu tra i fondatori del
“Progetto Zero” alla Harvard Graduate School of
Education, e ancora oggi ne fa parte come condirettore al
fianco di Howard Gardner. Inizialmente concentrato sulla
psicologia e sulla filosofia dell'istruzione artistica, il
Progetto si è successivamente allargato fino a studiare lo
sviluppo e le competenze cognitive nell'ambito umanistico
come in quello scientifico.
Nel
corso degli anni, Perkins ha messo a punto una visione del
problema educativo fondata sulla connessione fra pensiero,
apprendimento e comprensione. É convinto che pensare
correttamente implica comprendere le risorse della mente e
imparare a svilupparle. Secondo lui l'insegnamento di ogni
materia deve avere al centro l'analisi del modo di pensare
che per servire allo scopo deve avere due caratteristiche:
essere critico e creativo. La sua lezione ha fatto scuola,
originando progetti e sperimentazioni in ogni parte del
mondo.
In
una recente intervista al quotidiano spagnolo El Mundo,
in margine a un congresso celebrato a Toledo sui temi
dell'innovazione educativa, lo studioso americano si è
detto certo che in questo mondo così complesso, soggetto a
continui cambiamenti, i bambini devono imparare ad
affrontare “lo sconosciuto e l'inatteso”. Più ancora
che accumulare nozioni, serve dunque far funzionare la
mente, addestrarla a gestire situazioni sempre nuove. Per
esempio oggi si tende, nell'insegnamento della storia, a
fare assimilare la conoscenza di eventi isolati dal
contesto, dal processo di cui gli eventi stessi sono la
risultante. Inoltre la storia andrebbe insegnata secondo
Perkins con un occhio all'attualità, e soprattutto su un
orizzonte globale. Quando studiavo al college, racconta, si
parlava più che altro degli Stati Uniti, e soltanto un poco
dell'Europa. La Cina si menzionava appena.
Anche
l'insegnamento della matematica è da rivedere, dice Perkins.
Un esempio: si dedica un sacco di tempo alla radice
quadrata, che servirà soltanto a chi intraprenderà
carriere tecniche, e se ne concede troppo poco al calcolo
delle probabilità e alla statistica, che sono invece
essenziali a tutti per una corretta lettura del mondo, delle
sue situazioni, dei suoi problemi. Secondo lo studioso
americano la realtà degli abbandoni scolastici risente
molto di queste carenze curriculari. Con questo non intendo
dire, avverte, che l'insegnamento debba avere soltanto un
contenuto pratico: al contrario, ci sono molte conoscenze
astratte molto importanti per capire il mondo. Ma
soprattutto la scuola va rilanciata riformando i processi di
apprendimento attraverso una comprensione completa. Del
resto la sfida non riguarda soltanto la scuola, ma anche la
famiglia, l'interazione fra genitori e figli è essenziale.
Non tanto per aiutare i ragazzi a fare i compiti a casa,
quanto per abituarli a pensare, a formulare valutazioni,
esprimere giudizi: lo si può ottenere parlando di qualsiasi
cosa, dalla politica allo sport.
Certo la responsabilità maggiore è quella del docente.
Sta a lui, alla sua abilità, stimolare o meno il pensiero
critico. Approfittando anche degli strumenti elettronici
offerti dalla tecnologia, così familiari ai ragazzi. Non
dimenticando di sollecitare commenti davanti a un'opera
d'arte, o all'evocazione di un fatto storico, o alla
rappresentazione di una proprietà scientifica. Bisogna
considerare gli alunni non come passivi recettori di una
trasmissione di conoscenze, ma come parte attiva e critica
di un processo di apprendimento che non si limiti alla
registrazione mnemonica, ma si sviluppi attraverso il
pensiero e la comprensione.
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l. v.
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