FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2013

 
 

Che rapporto c'è fra pensiero, apprendimento e comprensione? - Un rapporto molto stretto, di fatto i tre elementi sono interconnessi: un apprendimento significativo deve puntare alla comprensione e dipende dal pensare se stesso – Le ricerche di David Perkins, docente emerito alla Harvard Graduate School of Education e la loro meta ambiziosa: scoprire i meccanismi perché i bambini imparino a pensare in modo critico e creativo

 

Nel 1970 David Perkins si laureò in matematica e intelligenza artificiale al Massachusetts Institute of Technology per poi applicare le sue competenze scientifiche alle tecniche educative. Negli anni successivi fu tra i fondatori del “Progetto Zero” alla Harvard Graduate School of Education, e ancora oggi ne fa parte come condirettore al fianco di Howard Gardner. Inizialmente concentrato sulla psicologia e sulla filosofia dell'istruzione artistica, il Progetto si è successivamente allargato fino a studiare lo sviluppo e le competenze cognitive nell'ambito umanistico come in quello scientifico.

Nel corso degli anni, Perkins ha messo a punto una visione del problema educativo fondata sulla connessione fra pensiero, apprendimento e comprensione. É convinto che pensare correttamente implica comprendere le risorse della mente e imparare a svilupparle. Secondo lui l'insegnamento di ogni materia deve avere al centro l'analisi del modo di pensare che per servire allo scopo deve avere due caratteristiche: essere critico e creativo. La sua lezione ha fatto scuola, originando progetti e sperimentazioni in ogni parte del mondo.

In una recente intervista al quotidiano spagnolo El Mundo, in margine a un congresso celebrato a Toledo sui temi dell'innovazione educativa, lo studioso americano si è detto certo che in questo mondo così complesso, soggetto a continui cambiamenti, i bambini devono imparare ad affrontare “lo sconosciuto e l'inatteso”. Più ancora che accumulare nozioni, serve dunque far funzionare la mente, addestrarla a gestire situazioni sempre nuove. Per esempio oggi si tende, nell'insegnamento della storia, a fare assimilare la conoscenza di eventi isolati dal contesto, dal processo di cui gli eventi stessi sono la risultante. Inoltre la storia andrebbe insegnata secondo Perkins con un occhio all'attualità, e soprattutto su un orizzonte globale. Quando studiavo al college, racconta, si parlava più che altro degli Stati Uniti, e soltanto un poco dell'Europa. La Cina si menzionava appena.

Anche l'insegnamento della matematica è da rivedere, dice Perkins. Un esempio: si dedica un sacco di tempo alla radice quadrata, che servirà soltanto a chi intraprenderà carriere tecniche, e se ne concede troppo poco al calcolo delle probabilità e alla statistica, che sono invece essenziali a tutti per una corretta lettura del mondo, delle sue situazioni, dei suoi problemi. Secondo lo studioso americano la realtà degli abbandoni scolastici risente molto di queste carenze curriculari. Con questo non intendo dire, avverte, che l'insegnamento debba avere soltanto un contenuto pratico: al contrario, ci sono molte conoscenze astratte molto importanti per capire il mondo. Ma soprattutto la scuola va rilanciata riformando i processi di apprendimento attraverso una comprensione completa. Del resto la sfida non riguarda soltanto la scuola, ma anche la famiglia, l'interazione fra genitori e figli è essenziale. Non tanto per aiutare i ragazzi a fare i compiti a casa, quanto per abituarli a pensare, a formulare valutazioni, esprimere giudizi: lo si può ottenere parlando di qualsiasi cosa, dalla politica allo sport.

Certo la responsabilità maggiore è quella del docente. Sta a lui, alla sua abilità, stimolare o meno il pensiero critico. Approfittando anche degli strumenti elettronici offerti dalla tecnologia, così familiari ai ragazzi. Non dimenticando di sollecitare commenti davanti a un'opera d'arte, o all'evocazione di un fatto storico, o alla rappresentazione di una proprietà scientifica. Bisogna considerare gli alunni non come passivi recettori di una trasmissione di conoscenze, ma come parte attiva e critica di un processo di apprendimento che non si limiti alla registrazione mnemonica, ma si sviluppi attraverso il pensiero e la comprensione.

                                                          l. v.  
                                         

    


                                                  

 
 

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