FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2012

 
 

Il problema è arcinoto: la professione docente, in particolare nell'istruzione primaria, è ormai un quasi esclusivo monopolio femminile – Poiché la figura di riferimento maschile è poco presente anche nelle famiglie, dove i padri hanno poco tempo da dedicare ai figli, ne deriva un possibile deficit nella percezione del mondo e della società – In Germania provocano a correre ai ripari, offrendo incentivi per invogliare i giovani a salire in cattedra

 

Che fine hanno fatto il maestro Perboni di Cuore, il maestro Mosca di Ricordi di scuola? Si direbbe che ormai la maestra, con o senza la penna rossa, sia rimasta padrona assoluta del campo. Alcuni anni or sono la Lapis promosse un'indagine sull'eclisse della figura maschile nella scuola italiana, dalla quale risultò che per la maggior parte delle persone interpellate, genitori, docenti o studenti, lo squilibrio di genere nella professione insegnante era da considerarsi un problema. Poiché questo squilibrio è particolarmente evidente nella scuola primaria, dove le cattedre sono ormai con rare eccezioni un monopolio femminile, la cosa si ripercuote evidentemente sulla formazione dei nostri ragazzi, sulla loro percezione del mondo e della società. Alcuni sostengono che il ruolo di figura maschile di riferimento dovrebbe essere riservato ai padri, ma poiché i padri hanno sempre meno tempo da dedicare ai figli, di fatto anche in famiglia, oltre che a scuola, i bambini crescono in un universo quasi esclusivamente femminile.

Eppure, come ebbe a dirci a suo tempo uno studente fiorentino fra i tanti interpellati dalla Lapis, “bisogna imparare a vedere il mondo con gli occhi dell'uomo e della donna”. Su questo punto convergeva allora la quasi totalità del nostro campione statistico: i pochi che dissentivano lo facevano in nome della competenza, che dovrebbe essere posta al centro dell'attenzione indipendentemente dal fatto che si parli di uomini o donne. Ponevano dunque l'accento sulla formazione: e sarebbe difficile contestare questa priorità: è ovvio che il maestro dev'essere competente, ma l'opinione prevalente vorrebbe questa competenza un po' meglio distribuita fra questa e quella metà del cielo.

Le ragioni del fenomeno sono abbastanza note: la professione docente non è retribuita in misura soddisfacente e il suo prestigio sociale non è quello che meriterebbe il titolare di un compito così delicato come quello di educare i nostri figli. Questa realtà sembra allontanare gli uomini in misura maggiore delle donne. Uno studio del ministero dell'istruzione portò nel 1999 alla pubblicazione di un rapporto, Aspetti della femminilizzazione nel sistema scolastico, in cui si rivelava che il fenomeno si stava ormai allargando dalla scuola primaria, dove era già generalizzato, alla secondaria e alla dirigenza scolastica. I dati regitravano inoltre una maggiore accentuazione dello squilibrio fra uomini e donne nelle scuola del centro-nord rispetto a quelle del sud e delle isole.

Il fenomeno non si limita certo al nostro paese. In tutto il mondo occidentale la scuola si declina sempre più al femminile. In Germania per esempio, dove si cerca di correre ai ripari invitando con una campagna capillare i giovani studenti a non trascurare, nella gamma dei loro possibili obiettivi professionali, l'antica e nobile professione di maestro di scuola: anche lì, del resto, retribuita peggio di molte altre. Poiché il sistema educativo tedesco si articola nell'autonomia dei vari Länder, le strategie di approccio sono diverse da un capo all'altro della repubblica federale. A Francoforte, fa sapere il settimanale Der Spiegel, promettono stipendi più alti, probabilmente mettendo in conto qualche prevedibile protesta femminile. La Baviera prende di petto il problema garantendo ai maestri si sesso maschile vari incentivi, dall'alloggio in affitto a basso costo ai biglietti gratuiti per teatri e zoo, fino ai giri turistici gratis nei fine settimana.

Siamo insomma alla promozione, in controtendenza rispetto alla norma, di “quote azzurre”: con l'obiettivo di elevare la quota di presenza maschile sulle cattedre primarie, attualmente vicinissima allo zero, fino a un soddisfacente venti per cento. Saremmo ancora ben lontani da quel 49 per cento che corrisponde alla quota demografica maschile, ma almeno non si potrebbe più parlare di esclusivo monopolio femminile.

                                                          l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis ottobre 2012

 

Mandaci un' E-mail!