FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2012

 
 

Uno studio della Uil-Scuola rivela una situazione del sistema scolastico italiano ben diversa dalla percezione comune – Non è vero, secondo il confronto internazionale, che i nostri insegnanti lavorano poco, né che il rapporto docenti-alunni è particolarmente basso – Una sola fra le realtà correnti è statisticamente confermata: maestri e professori italiani guadagnano meno della media europea – Il nodo degli investimenti in rapporto alla ricchezza nazionale

 

Troppi i docenti in cattedra, troppo poche le ore di lavoro: questo il quadro della scuola italiana che viene comunemente tracciato. Per cui certi drastici tagli di spesa vengono giustificati non soltanto con la necessità del rigore di bilancio, ma anche con la presunzione che il sistema assorbe già abbastanza risorse, e considerate le condizioni di lavoro nessuno dovrebbe lamentarsi. Invece gli insegnanti si lamentano, eccome: lavoriamo tanto e guadagniamo troppo poco. Ebbene, uno studio della Uil-Scuola dà ragione al corpo docente. Si dirà: è un sindacato, ovviamente appoggia le ricendicazioni della categoria che rappresenta. É vero, ma lo fa comparando statistiche internazionali, più precisamente relative ai ventisette paesi dell'Unione Europea o ai diciassette della zona euro. E si tratta di cifre inoppugnabili.

Il primo dato smentito dallo studio in questione riguarda l'orario di lavoro. I docenti italiani trascorrono mediamente in aula ventidue ore la settimana nella scuola primaria, diciotto nella secondaria. Troppo poco? Ma siamo al di sopra della media dell'Unione Europea, che parla di 19,6 ore settimanali nelle primarie, 18,1 nelle secondarie di primo grado, 16,3 nelle superiori.

Per quanto riguarda il rapporto insegnanti-studenti, i ricercatori della Uil fanno notare che andrebbe valutato considerando il fatto che in Italia l'integrazione dei disabili è di fatto generalizzata, e dunque bisognerebbe tener conto della presenza degli insegnanti di sostegno, che sono il nove per cento del corpo docente nella primaria, il 12,6 nella secondaria di primo grado, il 4,8 nella superiore. Non prendendo in considerazione questo importante dettaglio, la statistica europea conferma effettivamente che in Italia c'è un numero di alunni per insegnante inferiore alla media europea. Ma soltanto nella scuola primaria: 11,3 contro 14,1. Ma poi òa differenza scompare nei livelli successivi d'istruzione: 11,9 contro 11,8 nella secondaria di primo grado, 12,1 contro 12,5 nella superiore.

Un altro elemento che bisognerebbe prendere in considerazione è il carico orario complessivo dell'istruzione. Fra i sette e i quattordici anni un ragazzo italiano trascorre in classe 8316 ore, la media europea è di 6652 ore. Aule particolarmente affollate? Anche qui c'è un luogo comune da sfatare: la media italiana è di 21,3 studenti per classe, 21,1 la media europea. Interessante notare che la media tedesca è di 24,7 studenti mentre in Finlandia, un paese che primeggia nella statistiche comparate sul rendimento scolastico, l'aula media ospita appena 16,8 studenti.

E veniamo al nodo delle retribuzioni, autentico punctum dolens della condizione scolastica italiana. Fra gli stipendi lordi annui dei nostri docenti e quelli medi dei loro colleghi nell'eurozona c'è effettivamente una differenza di circa quattromila euro iniziali, che arriva a diecimila a fine carriera. Addirittura abissale lo spread con la Germania: se un maestro italiano della scuola primaria guadagna 22903 euro all'inizio e 33740 a fine carriera, il suo collega tedesco spazia fra 38214 e 51371 euro. Un professore di liceo riceve da noi, dal minimo iniziale al massimo alla vigilia delle pensione, rispettivamente 24669 e 38745 euro. Le cifre corrispondenti in Germania sono 45412 e 63985 euro.

Si è detto più volte che le basse remunerazioni dei docenti italiani sono un indice della scarsa considerazione di cui immeritatamente godono nella società. Questo elemento è eloquentemente sottolineato da un'altra statistica, quella relativa al rapporto fra retribuzioni e prodotto interno lordo pro capite. Questo rapporto è inferiore a uno a inizio carriera: precisamente 0,91 nella primaria, 0.98 nella secondaria. A fine carriera abbiamo 1,34 per la primaria, 1,47 per la secondaria di primo bngrado, 1,54 per le superiori. Questi ultimi tre dati corrispondono quasi esattamente a quelli di inizio carriera in Germania: 1,30 per cento, 1,44 e 1,55. Mentre al termine del loro impegno la retribuzione dei docenti tedeschi raggiunge l'1,75 per cento per la primaria, l'1,98 per la secondaria di primo grado, il 2,18 per le superiori. Da notare, per valutare correttamente queste cifre, che l'un per cento rappresenta una sorta di crinale: al di sotto e al di sopra di quella soglia si misura efficacemente il prestigio sociale implicito nella retribuzione.

Un altro dato interessante riguarda l'età del nostro corpo docente. É piuttosto avanzata, a causa di un ricambio insufficiente, del blocco delle assunzioni, dei giovani che faticano a uscire dal precariato. La nostra è una scuola dai capelli grigi: il 59,3 per cento degli insegnanti ha più di cinquant'anni, il 30,8 per cento è compreso fra i quaranta e i quarantanove. In Francia, tanto per confrontarci con un paese per altri versi affine, gli ultracinquantenni sono solo il 32,3 per cento, i docenti sulla quarantina il 29 per cento.

Infine, quanta parte delle risorse nazionali vengono investite nell'istruzione? Anche qui andiamo piuttosto male: la cosa è ben nota e stavbolta non si tratta di un luogo comune. L'Italia dedica alla scuola il 4,70 per cento del suo prodotto interno lordo, contro una media europea del 5,44. É una differenza di un bel pacchetto di miliardi. Il paese dell'Unione che investe di più nell'istruzione è la Danimarca, con l'8,7 del pil, quello che mobilita meno risorse la Slovacchia, che si limita al quattro per cento. La Freancia è al di sopra nella media UE: 5,89 per cento, la Germania al di sotto con il 5,06.

                                                          a. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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