Una
manifestazione nella città tedesca per il diritto di
soggiorno dei migranti – Alcuni insegnanti hanno
incoraggiato l'iniziativa ma la posizione ufficiale delle
scuole è stata critica: non si doveva organizzare in
orario scolastico – Il fronte dei manifestanti obietta
che non basta insegnare l'etica se poi non la si applica
ai casi concreti della vita e della storia –
L'anacronistica difesa dei privilegi e delle frontiere in
un mondo ormai unificato da internet
Lo scorso giovedì 12 dicembre diversi professori
hanno varcato la soglia di classi semivuote, nelle scuole
superiori di Amburgo. Ben 3500 studenti si sono incontrati a
metà mattina di fronte alla stazione centrale per una
“Lezione di politica per la strada”, come era scritto
sugli striscioni che hanno esibito. Motivo della
dimostrazione, che si è svolta lungo varie strade della
città tedesca, è stata la difesa del diritto di soggiorno
dei circa 300 profughi provenienti da Lampedusa che si
trovano ad Amburgo. Il gruppo, in città da diversi mesi, ha
riscosso finora scarso successo nel tentativo di ottenere la
possibilità di trattenersi e di esercitare attività
lavorativa.
Seppur incoraggiato da alcuni insegnanti entusiasti,
il corteo è stato iniziativa degli studenti, mossi dal
desiderio di criticare la condotta del governo della città-stato.
Per quanto riguarda le autorità scolastiche, chiamate in
causa da una simile partecipazione di massa, si sono
limitate a puntualizzare che l’assenza andrà giustificata
dai genitori con il regolare procedimento valido per ogni
altra assenza. Disapprovata quindi la scelta di organizzare
la manifestazione durante l’orario scolastico. Questa
decisione non è stata però casuale.
Nella scelta, deliberata e coraggiosa, è insita parte
del messaggio: i giovani hanno voluto sottolineare come il
senso ultimo di tante parole, di tanta conoscenza, del senso
critico il cui sviluppo è tanto caro ai metodi di
insegnamento tedesco, delle ore di etica, materia che in
Germania viene studiata a scuola fin dalla più tenera età,
stia e debba stare nella società e nel vivere pragmatico.
In un umanesimo reale, mosso dal senso di appartenenza ad
un’identità transnazionale e transculturale di giovani
che sono cresciuti in un mondo globalizzato, in cui, che lo
si voglia o no, i confini sono ormai labili e continuamente
distrutti dalla nuova agorà che è internet. Una piazza che
non è più fisica, la cui mobilità ne rende impossibile la
mummificazione, una piazza che viaggia alla velocità di
milioni di bit al secondo che ininterrottamente connettono
gli angoli più reconditi del pianeta.
Il potere di internet nel distruggere la vecchia
concezione di lontananza e conseguente estraneità culturale
è stato gigantesco. Ancora i frutti di questo processo non
sono del tutto evidenti, in parte celati nel disorientamento
di una generazione vissuta a cavallo di due mondi, in parte
ancora in corso di maturazione nei più giovani. Fatto sta
che certe rigidità appartenenti alla realtà geografica e a
quella politico-sociale appaiono quanto meno anacronistiche
a molti dei coetanei dei manifestanti di Amburgo.
Anacronistiche come il recentissimo risultato del
referendum svizzero volto a limitare l’immigrazione. Il
50,3% dei votanti ha scelto il sì. Un piccolo dispiacere
piantato proprio nel cuore geografico di un’Europa già
tormentata dalla crisi economica e dai focolai di sentimenti
antieuropeisti che ne conseguono.
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Laura Venturi
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