FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2014

 
 

Una manifestazione nella città tedesca per il diritto di soggiorno dei migranti – Alcuni insegnanti hanno incoraggiato l'iniziativa ma la posizione ufficiale delle scuole è stata critica: non si doveva organizzare in orario scolastico – Il fronte dei manifestanti obietta che non basta insegnare l'etica se poi non la si applica ai casi concreti della vita e della storia – L'anacronistica difesa dei privilegi e delle frontiere in un mondo ormai unificato da internet

 

Lo scorso giovedì 12 dicembre diversi professori hanno varcato la soglia di classi semivuote, nelle scuole superiori di Amburgo. Ben 3500 studenti si sono incontrati a metà mattina di fronte alla stazione centrale per una “Lezione di politica per la strada”, come era scritto sugli striscioni che hanno esibito. Motivo della dimostrazione, che si è svolta lungo varie strade della città tedesca, è stata la difesa del diritto di soggiorno dei circa 300 profughi provenienti da Lampedusa che si trovano ad Amburgo. Il gruppo, in città da diversi mesi, ha riscosso finora scarso successo nel tentativo di ottenere la possibilità di trattenersi e di esercitare attività lavorativa.

Seppur incoraggiato da alcuni insegnanti entusiasti, il corteo è stato iniziativa degli studenti, mossi dal desiderio di criticare la condotta del governo della città-stato. Per quanto riguarda le autorità scolastiche, chiamate in causa da una simile partecipazione di massa, si sono limitate a puntualizzare che l’assenza andrà giustificata dai genitori con il regolare procedimento valido per ogni altra assenza. Disapprovata quindi la scelta di organizzare la manifestazione durante l’orario scolastico. Questa decisione non è stata però casuale.

Nella scelta, deliberata e coraggiosa, è insita parte del messaggio: i giovani hanno voluto sottolineare come il senso ultimo di tante parole, di tanta conoscenza, del senso critico il cui sviluppo è tanto caro ai metodi di insegnamento tedesco, delle ore di etica, materia che in Germania viene studiata a scuola fin dalla più tenera età, stia e debba stare nella società e nel vivere pragmatico. In un umanesimo reale, mosso dal senso di appartenenza ad un’identità transnazionale e transculturale di giovani che sono cresciuti in un mondo globalizzato, in cui, che lo si voglia o no, i confini sono ormai labili e continuamente distrutti dalla nuova agorà che è internet. Una piazza che non è più fisica, la cui mobilità ne rende impossibile la mummificazione, una piazza che viaggia alla velocità di milioni di bit al secondo che ininterrottamente connettono gli angoli più reconditi del pianeta.

Il potere di internet nel distruggere la vecchia concezione di lontananza e conseguente estraneità culturale è stato gigantesco. Ancora i frutti di questo processo non sono del tutto evidenti, in parte celati nel disorientamento di una generazione vissuta a cavallo di due mondi, in parte ancora in corso di maturazione nei più giovani. Fatto sta che certe rigidità appartenenti alla realtà geografica e a quella politico-sociale appaiono quanto meno anacronistiche a molti dei coetanei dei manifestanti di Amburgo.

Anacronistiche come il recentissimo risultato del referendum svizzero volto a limitare l’immigrazione. Il 50,3% dei votanti ha scelto il sì. Un piccolo dispiacere piantato proprio nel cuore geografico di un’Europa già tormentata dalla crisi economica e dai focolai di sentimenti antieuropeisti che ne conseguono.

 

                                                          Laura Venturi 
                                         

    


                                                  

 
 

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