Riflessioni
in margine alla celebrazione della Giornata della Memoria
- La scuola dovrebbe associare allo sforzo nozionistico un
apporto armonico capace di sviluppare la consapevolezza
etica – Infatti il perfezionamento tecnologico non è la
sola applicazione possibile dell'intelligenza – Si
tratta di scegliere quale sia la priorità: la forza o
l'armonia? - E di riandare al senso etimologico
dell'educazione: processo volto a estrarre, non a
immettere
Nel corso della conferenza tenutasi il 27 gennaio a Monza in
occasione della Giornata della Memoria, il professor Mauro
Scardovelli ha ricordato come sia importante riflettere
sull’”impronta etica” che ogni essere umano si lascia
alle spalle, invece di soffermarsi soltanto
sull’”impronta ecologica”, della quale si fa un gran
parlare e che riguarda le tonnellate di spazzatura e materie
prime prodotte e consumate nell’arco di un anno.
Allo stesso modo pare che l’unica applicazione dell’intelligenza
sia quella ai fini del perfezionamento tecnologico e si è
tralasciato di affiancare allo sviluppo dell’intelligenza
tecnica quello dell’intelligenza etica o empatica.
Foucault distingueva le società in due categorie, quelle
che hanno dato la priorità alla tecnica, alla forza e
all’efficienza e quelle che l’hanno data all’armonia.
Non è difficile individuare la posizione della nostra.
E’ importante tenere presente che anche la scelta dello sviluppo
dell’empatia e dell’armonia richiede un grande impegno
ed una ricerca di tipo tecnico. Infatti, perché una società
contraddistinta dall’etica e dall’empatia possa crearsi
e mantenersi tale, è necessaria tutta una serie di
consapevolezze e accorgimenti tutt’altro che istintivi:
una vera e propria maestria che si articola nelle
interpretazioni, le attribuzioni di valore, le sensazioni,
le reazioni e le espressioni delle stesse.
Certamente lo stato di salute di un individuo e di una società
consiste nello sviluppo equilibrato dei due tipi di
intelligenza, quella tecnica e quella etica.
Questo è uno dei punti sui quali la scuola dovrebbe concentrarsi,
facendosi premura di associare all’apporto nozionistico un
apporto armonico in grado di sviluppare la consapevolezza
etica. Un’etica che non sia un ulteriore insieme di
nozioni o regole ma che scaturisca dai bambini tramite un
processo maieutico (si è insistito sopra
sull’associazione della parola “etica” con la parola
“empatia”). Non si dimentichi l’etimologia ed il
significato del termine “educare”, dal latino ex- ducere,
portare fuori, tirare fuori – e non inserire.
A questo proposito è interessante citare lo spunto
del prof. Sini nell’ambito della medesima conferenza.
Ricorrenze come il Giorno della Memoria, afferma, hanno
valore soltanto a patto che siano un’occasione per
osservare la natura umana e se stessi dentro ad uno specchio
e chiedersi cosa sarebbe accaduto se ci fossimo trovati in
quella situazione, come vittime, ma anche, e soprattutto,
come carnefici. Andare al di là del miscuglio di date e
sentimentalismi per cercare di comprendere l’uomo e le
dinamiche psichiche che sono state alla base di quello come
di altri avvenimenti storici significativi. Comprendere si
può soltanto partecipando ed identificandosi, e conoscere
si può solo comprendendo. La memoria del passato si
trasforma altrimenti in una mera celebrazione retorica che
non può non essere accolta con indifferenza e sbadigli dai
giovani studenti.
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Laura Venturi
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