Un
sogno acquistato in un negozio che piacerebbe moltissimo a
Kafka o a Escher, dove gli scaffali sono apparentemente
vuoti e le scale si possono soltanto salire - In realtà
vi si vende di tutto, dal momento che qualunque cosa può
riempire quel vuoto - Del resto l’acquisto può anche
essere richiesto in regalo, come è accaduto con questo
meraviglioso marchingegno, capace di stendere sulle nostre
giornate un velo di penombra, di silenzio, di gioia
Siamo tutti Mattei, e qualcuno è più Matteo degli
altri. Nel vangelo secondo Matteo, all'inizio dell'epica
attuale, si eleggeva questa novella:
«C'era una volta un negozio bellissimo, che vendeva
specialità davvero speciali. Dentro sembrava non ci fosse
niente, perché quel negozio vendeva sogni, e i sogni non
si vedono con gli occhi aperti, siccome la gente va in
giro con gli occhi chiusi, entrava, ma non vedeva niente.
Diceva: "Boh!". E subito usciva pensando:
"Questo negozio non vende niente. Presto chiuderà".
Invece, sembra vuoto, mentre in realtà c'era tutto. Ma
proprio tutto. Era un Tuttozio.
Un giorno, entra una donnina speciale, che invece di
dire "Boh!", si incanta di tutto quel niente, e
siccome le sembra che in quel grande vuoto ci potrebbe
stare qualunque cosa, comincia a dire "vorrei…
vorrei…" – non sapeva bene che cosa voleva, ma
aspettava di scoprirlo – "vorrei… vorrei… un
Vaporsera!".
Il commesso di colpo diventa attento.
"Pronti!" dice. Si gira, e sale una scaletta a
chiocciola tutta di legno ricamato a foglie, fiori e
moschine con tre ali. (Prima di andare avanti con la
storia del Vaporsera, bisogna avvisare tutti che quella
scala è speciale, perché la si può soltanto salire: se
si prova a scenderla, si arrabbia come una matta, e
comincia a urlare: "Aiuto! Aiuto! Mamma c'è un Giù!
C'è un Giù! C'è un Giù!". E non
smette di gridare finché chi voleva scendere, si arrende,
e riprende a salire). Dunque, il commesso, che la conosce
bene, sale la scaletta a chiocciola fino a una piccola
balconata di brezza, di legno chiaro, che corre in alto
lungo tutte le pareti del negozio, la cammina tutta, poi,
finito quel giro quadrato, per scendere fa un grande salto
e si attacca al lampadario che pende dal centro del
soffitto, quindi – hop! – con una elegante piroetta,
torna davanti alla donnina, e tutto serio dice: "Ecco
qui signora il suo Vaporsera". È fortunata. È
l'ultimo che c'è rimasto". Rimastica quello che ha
detto, lo manda giù, fa un grande pacco con nastri e
fiocchi, e glielo dà. "Vuole pagarlo o preferisce
averlo in regalo?" le domanda. "Lo vorrei in
regalo, grazie, perché oggi, sa, sono un po'
triste". "Benissimo, allora, se è per regalo,
ci vuole un bigliettino". Detto fatto, prende un
foglietto verde e ci scrive sopra delle belle paroline
affettuose. Poi chiama. E tutti i commessi e il
proprietario del negozio vengono di corsa a scrivere
"baci, baci" e a firmare. Infilano il
bigliettino sotto il fiocco, e la donnina va via felice.
Appena a casa, va sotto all'albero del giardino, apre
il pacco e rimira il suo Vaporsera. Le viene voglia di
provarlo subito, così schiaccia il bottone per
accenderlo. Shssshss, Pfffffff, si sente un
rumore leggero, come di foglie che accadono, e la luce
della mattina si trasforma in fiocchetti che scendono come
neve. Poi tutti i contorni delle cose, i bordi dei rami,
dei fiori, della casa, del sole, si confondono come un
disegno emesso dall'acqua, e il mondo diventa come di
fumo, tutto un po' vago, e alla fine, mentre il Vaporsera
sbuffa per la fatica, il cielo diventa scuro, il sole se
ne va, e una piccola luna si appoggia sulla cima
dell'albero. Come un grande respiro, la sera copre il
giardino della donnina. È buio. È fresco. C'è silenzio.
"Che pace!" pensa la donnina: "Che
gioia!". E mentre la sua vicina, che non ha il
Vaporsera, scola la pasta perché è mezzogiorno in punto,
in tacchepunta di gatto, la donnina si mette un bel
pigiamino grigio chiaro, prende un libro con molte figure
di gatti e fila a letto tutta felice. Ogni tanto, guarda
fuori dalla finestra per controllare il suo buio: il
Vaporsera va a tutta birra, e butta fuori penombra,
fresco, stelline e il profumo che fa l'erba quando dorme.
"Che meraviglia!" pensa
la donnina: "Non ho mai avuto una mattina con una
sera così bella!"».
Filippo Nibbi, Giovanna De Carli
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