FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2007

 
 

Era il maggio 1998 quando uscì il primo numero del Foglio Lapis – Era in forma cartacea e proponeva un’intervista a Marcello Bernardi, inchieste in alcune aree problematiche del Sud e l’avvio degli atti del convegno sulla dispersione scolastica con il quale sei mesi prima la Lapis aveva celebrato la sua nascita – Questo è dunque il primo numero del decimo anno, il cinquantaduesimo dell’intera serie, che chi lo desideri può visitare all’interno del nostro sito  

 

 

Salvare l’infanzia”. Così s’intitolava l’articolo d’apertura, a firma della nostra presidente Marilena Farruggia Venturi, del primo numero di questo giornale. Era il maggio del 1998, e il sommario di quello stesso editoriale fissava alcuni punti: “La Lapis è nata dall’esigenza di affrontare un problema, la dispersione scolastica, e quei suoi drammatici corollari che si chiamano lavoro nero e criminalità minorile. Ora stiamo percorrendo le aree di crisi e di malessere: dalle risposte che riceviamo emerge l’immagine di un Paese che ancora tollera gravi limitazioni ai diritti dei bambini. Ma emergono anche disponibilità, entusiasmo, volontà di cambiare”. Quel giornale era di carta, e così sarà fino al quattordicesimo numero, pubblicato nel luglio 1999. Poi abbandonammo il supporto cartaceo per avviarci sulle strade virtuali della rete, cui abbiamo affidato anche la trascrizione digitale della prima serie. L’intera collezione è dunque nel nostro sito, per raggiungerla basta utilizzare i pulsanti L’archivio delle nostre iniziative e Tutti i “Foglio Lapis”.

Nel numero inaugurale figuravano un’intervista a Marcello Bernardi, il celebre autore di opere come Gli imperfetti genitori, Il nuovo bambino, L’avventura di crescere, e alcune immersioni in quelle “aree di crisi e di malessere” cui si riferiva l’articolo d’apertura, dalla Calabria al quartiere napoletano di Barra: ne emergeva con estrema chiarezza come ogni progetto di risanamento sociale non possa che partire dalla scuola. Il giornale si chiudeva infine con la prima parte degli atti del convegno, dedicato al tema Evasione scolastica, una sfida per la società, con cui sei mesi prima la neonata Lapis aveva segnalato la sua esistenza. Temi forti, indici puntati sui mali della scuola e della società: niente male quel foglio esordiente.  

La presidente Marilena Farruggia Venturi (a sinistra) e la presidente onoraria Manuela Loreni Papini nella nuova sede della Lapis appena inaugurata. I locali sono stati messi a disposizione dalla Fondazione Aliotti

Con questo numero, il cinquantaduesimo dell’intera serie, il Foglio Lapis entra dunque nel suo decimo anno di vita. Dobbiamo tentare un bilancio? Facciamolo, ma per sommi capi, come si conviene a un lavoro in corso di svolgimento, che anche se qualche risultato lo ha raggiunto è ancora ben lontano dalla meta. Tanto per cominciare, lo schizzo di questo Paese tracciato nel sommario inaugurale non è poi tanto cambiato: la dispersione scolastica c’è ancora, ci sono ancora il lavoro nero e la criminalità minorile. I diritti dell’infanzia sono ancora troppo spesso limitati nella loro effettiva fruizione. Ci sono ancora, per fortuna nostra e soprattutto di chi seguirà, “disponibilità, entusiasmo, volontà di cambiare”. Il mondo della scuola continua a richiedere più attenzione, più considerazione, più risorse.

Con l’avvicendamento dei governi alla guida del Paese si sono avvicendate anche due palingenetiche riforme della scuola, attorno alle quali gli addetti ai lavori si sono tenacemente accapigliati. La composizione sociale, dunque di riflesso l’utenza scolastica, è profondamente cambiata: una forte componente straniera, accolta da una struttura impreparata, nata com’era in una società etnicamente e culturalmente compatta, ha introdotto nuove esigenze, tensioni inedite, necessità di addentrarsi in territori inesplorati. Il progresso tecnologico ha diffuso strumenti nuovi ma anche nuovi problemi, a cominciare dalla possibilità di accesso all’informatica che deve essere evidentemente garantita a tutti.

Di tutto questo abbiamo regolarmente riferito, cercando di fornire un quadro oggettivo della realtà, e senza mai dimenticare il confronto con le situazioni negli altri Paesi del mondo. Abbiamo cercato di chiarire i termini delle varie questioni sul tappeto, troppo spesso mascherati da cifre ufficiali compiacenti e minimizzanti. Per esempio abbiamo potuto smentire, con una memorabile inchiesta condotta in alcune province d’intesa con le autorità militari, che la dispersione scolastica fosse limitata alle rassicuranti statistiche che parlavano di zero virgola qualcosa: ma si riferivano ai soli casi formalmente denunciati, un’inezia rispetto al totale. Abbiamo affrontato con particolare vigore i temi connessi con la legalità, certi come siamo che la coscienza dei diritti e dei doveri sia una cellula fondante della personalità individuale e del tessuto sociale.

È stato un lavoro interessante, anche se non privo di delusioni a volte cocenti. Non soltanto perché le nostre mete ideali – la scuola perfetta, la scuola per tutti, i piccoli disabili e gli stranieri a loro agio, l’analfabetismo sconfitto, l’infanzia sottratta allo sfruttamento e al crimine – continuano a configurarsi come utopia e ad allontanarsi sull’orizzonte temporale, ma anche perché ci tocca troppe volte scontrarci con muri di indifferenza, perfino con inaccettabili sordità istituzionali. Come se non vivessimo in un Paese che deve riconoscere non proprio superate le parole che Victor Hugo scrisse nell’ottobre 1862 all’editore italiano dei Miserabili: “Dov’è il vostro esercito di maestri di scuola, il solo che la civilizzazione riconosca? Dove sono le vostre scuole gratuite e obbligatorie? Forse che nella patria di Dante e Michelangelo sanno leggere tutti?”.

                                                               Alfredo Venturi 

 

   


                                                  

 
 

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