FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO - 2006

 
 

No Child Left Behind: il programma implicito nel nome di questa legge sulla scuola, varata nel 2002 dall’amministrazione degli Stati Uniti, dovrebbe essere realizzato entro il 2014 – Ma i primi anni di applicazione rivelano che l’obiettivo è troppo ambizioso: di fatto molti bambini restano indietro – Per questo Margaret Spellings, ministro dell’istruzione e a suo tempo fra gli autori della riforma, ha deciso di gestirla con un approccio più flessibile
 

 

La visione era insieme generosa e ambiziosa: No Child Left Behind, nessun bambino lasciato indietro. La legge firmata nel 2002 dal presidente americano George Bush si proponeva un traguardo importante: eliminare in dodici anni tutte le condizioni che impediscono a tanta parte della popolazione scolastica di raggiungere accettabili livelli di rendimento. Si trattava in pratica di assicurare a tutti, entro il 2014, una buona capacità nelle due attitudini fondamentali: lettura e matematica. Superando così, almeno al livello delle cognizioni elementari, quelle disparità fra cittadini che spesso corrispondono alle differenze fra etnie e classi di reddito. Una finalità sociale, dunque, strettamente connessa con quella culturale.

Fra gli studiosi che elaborarono quel testo di legge era Margaret Spellings che successivamente, con il secondo mandato dell’amministrazione Bush, è stata chiamata a guidare il ministero dell’istruzione. È toccato dunque a lei il compito di tracciare un primo bilancio della nuova normativa nei primi anni di applicazione. Non è un bilancio esaltante, molte scuole americane si trovano in difficoltà di fronte all’alternativa fissata dalla legge: o raggiungere un determinato livello nei rendimenti o affrontare conseguenze che consistono in multe anche salatissime a carico dello stato di pertinenza e che in casi estremi possono arrivare fino alla chiusura dell’istituto. Insomma molti bambini, nonostante l’impegno implicito nella titolazione della legge, continuano a rimanere indietro e l’obiettivo fissato al 2014 è universalmente considerato irraggiungibile.

Persona di solido pragmatismo, il ministro Spellings ha dunque deciso di correre ai ripari. Se fin qui il programma NCLB è stato realizzato con estremo rigore, e proprio lei era tra i fautori della linea intransigente, ora è il tempo della svolta: nuove indicazioni sono partite dal ministero per un approccio più cauto e flessibile. Niente di strano, spiega la Spellings: è naturale che una legge all’inizio venga applicata letteralmente, e altrettanto naturale che l’esperienza maturata sul campo suggerisca eventuali correzioni di rotta. Poiché il piano aveva suscitato reazioni discordanti, questa decisione è stata accolta da commenti ugualmente disparati: plaude chi lo ha sempre considerato irrealizzabile, protesta chi sostiene che soltanto un’applicazione rigorosa ne può salvare lo spirito innovatore.

Le prime direttive ministeriali nel senso dell’approccio flessibile hanno riguardato i distretti scolastici della regione del Golfo devastata dagli uragani della scorsa estate, in particolare quelli denominati Katrina e Rita. Investite dalla violenza della natura, moltissime scuole hanno dovuto trasferire altrove l’attività didattica, qualsiasi obiettivo che andasse oltre la routine quotidiana era dunque del tutto fuori portata. Gli impegni fissati dalla legge, in pratica il raggiungimento di determinati livelli nei rendimenti registrati dai test, sono stati dunque specificamente attenuati. Lo stato del Texas, che ha ospitato a lungo nei suoi distretti scolastici alunni provenienti dalle aree disastrate, si è visto ridurre una multa di quasi un milione di dollari dovuta per inadempienze varie rispetto alla legge NCLB.

D’altra parte i dati che affluiscono al ministero rivelano che non soltanto le scuole colpite dagli uragani faticavano a tenersi al passo con la legge. La difficoltà di raggiungere gli obiettivi ministeriali è diffusa da un distretto all’altro, da uno stato all’altro dell’Unione. Di qui la nuova politica dettata a Washington dal ministro Spellings: regole più morbide per i test degli alunni disabili, rinvio di scadenze per l’aggiornamento degli insegnanti, avvio di un nuovo sistema di valutazione delle scuole basato non più sul valore assoluto ma sulla tendenza. I questo modo gli istituti che registrano risultati al di sotto della quota stabilita, ma in crescita costante da un anno all’altro, possono salvarsi dai rigori ministeriali.

La normativa NCLB si applica per ora solo ai primi otto anni di istruzione, ma fra alcuni mesi sarà presentata al congresso la proposta di estenderla alle high schools. Sarà probabilmente l’occasione di un dibattito generale sulla legge, i suoi effetti, i suoi obiettivi e i suoi limiti. E sul materiale informativo che ha permesso di accumulare. L’analisi dei risultati di questi primi anni di applicazione della legge fornisce fra l’altro elementi importanti per l’aggiornamento dei curricula. Il ministro Margaret Spellings sostiene per esempio che sulla base di questa esperienza sarebbe opportuno inserire elementi di algebra nei programmi di matematica alle elementari: per indurre nei bambini un problem-solving thinking, una mentalità atta a risolvere problemi. In assenza di questa semina precoce, le statistiche dei rendimenti rivelano che troppi ragazzi non ce la fanno, quando si trovano di fronte ai calcoli algebrici nell’ottavo anno di scuola.

   

 

                                                                  f.s.

 

 


                                                  

 
 

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