No
Child Left Behind: il programma implicito nel nome di
questa legge sulla scuola, varata nel 2002
dall’amministrazione degli Stati Uniti, dovrebbe essere
realizzato entro il 2014 – Ma i primi anni di
applicazione rivelano che l’obiettivo è troppo
ambizioso: di fatto molti bambini restano indietro – Per
questo Margaret Spellings, ministro dell’istruzione e a
suo tempo fra gli autori della riforma, ha deciso di
gestirla con un approccio più flessibile
La visione era insieme generosa e ambiziosa: No Child
Left Behind, nessun bambino lasciato indietro. La legge
firmata nel 2002 dal presidente americano George Bush si
proponeva un traguardo importante: eliminare in dodici anni
tutte le condizioni che impediscono a tanta parte della
popolazione scolastica di raggiungere accettabili livelli di
rendimento. Si trattava in pratica di assicurare a tutti,
entro il 2014, una buona capacità nelle due attitudini
fondamentali: lettura e matematica. Superando così, almeno
al livello delle cognizioni elementari, quelle disparità
fra cittadini che spesso corrispondono alle differenze fra
etnie e classi di reddito. Una finalità sociale, dunque,
strettamente connessa con quella culturale.
Fra gli studiosi che elaborarono quel testo di legge
era Margaret Spellings che successivamente, con il secondo
mandato dell’amministrazione Bush, è stata chiamata a
guidare il ministero dell’istruzione. È toccato dunque a
lei il compito di tracciare un primo bilancio della nuova
normativa nei primi anni di applicazione. Non è un bilancio
esaltante, molte scuole americane si trovano in difficoltà
di fronte all’alternativa fissata dalla legge: o
raggiungere un determinato livello nei rendimenti o
affrontare conseguenze che consistono in multe anche
salatissime a carico dello stato di pertinenza e che in casi
estremi possono arrivare fino alla chiusura dell’istituto.
Insomma molti bambini, nonostante l’impegno implicito
nella titolazione della legge, continuano a rimanere
indietro e l’obiettivo fissato al 2014 è universalmente
considerato irraggiungibile.
Persona di solido pragmatismo, il ministro Spellings
ha dunque deciso di correre ai ripari. Se fin qui il
programma NCLB è stato realizzato con estremo rigore, e
proprio lei era tra i fautori della linea intransigente, ora
è il tempo della svolta: nuove indicazioni sono partite dal
ministero per un approccio più cauto e flessibile. Niente
di strano, spiega la Spellings: è naturale che una legge
all’inizio venga applicata letteralmente, e altrettanto
naturale che l’esperienza maturata sul campo suggerisca
eventuali correzioni di rotta. Poiché il piano aveva
suscitato reazioni discordanti, questa decisione è stata
accolta da commenti ugualmente disparati: plaude chi lo ha
sempre considerato irrealizzabile, protesta chi sostiene che
soltanto un’applicazione rigorosa ne può salvare lo
spirito innovatore.
Le prime direttive ministeriali nel senso
dell’approccio flessibile hanno riguardato i distretti
scolastici della regione del Golfo devastata dagli uragani
della scorsa estate, in particolare quelli denominati
Katrina e Rita. Investite dalla violenza della natura,
moltissime scuole hanno dovuto trasferire altrove
l’attività didattica, qualsiasi obiettivo che andasse
oltre la routine quotidiana era dunque del tutto fuori
portata. Gli impegni fissati dalla legge, in pratica il
raggiungimento di determinati livelli nei rendimenti
registrati dai test, sono stati dunque specificamente
attenuati. Lo stato del Texas, che ha ospitato a lungo nei
suoi distretti scolastici alunni provenienti dalle aree
disastrate, si è visto ridurre una multa di quasi un
milione di dollari dovuta per inadempienze varie rispetto
alla legge NCLB.
D’altra parte i dati che affluiscono al ministero
rivelano che non soltanto le scuole colpite dagli uragani
faticavano a tenersi al passo con la legge. La difficoltà
di raggiungere gli obiettivi ministeriali è diffusa da un
distretto all’altro, da uno stato all’altro
dell’Unione. Di qui la nuova politica dettata a Washington
dal ministro Spellings: regole più morbide per i test degli
alunni disabili, rinvio di scadenze per l’aggiornamento
degli insegnanti, avvio di un nuovo sistema di valutazione
delle scuole basato non più sul valore assoluto ma sulla
tendenza. I questo modo gli istituti che registrano
risultati al di sotto della quota stabilita, ma in crescita
costante da un anno all’altro, possono salvarsi dai rigori
ministeriali.
La normativa NCLB si applica per ora solo ai primi
otto anni di istruzione, ma fra alcuni mesi sarà presentata
al congresso la proposta di estenderla alle high schools.
Sarà probabilmente l’occasione di un dibattito generale
sulla legge, i suoi effetti, i suoi obiettivi e i suoi
limiti. E sul materiale informativo che ha permesso di
accumulare. L’analisi dei risultati di questi primi anni
di applicazione della legge fornisce fra l’altro elementi
importanti per l’aggiornamento dei curricula. Il ministro
Margaret Spellings sostiene per esempio che sulla base di
questa esperienza sarebbe opportuno inserire elementi di
algebra nei programmi di matematica alle elementari: per
indurre nei bambini un problem-solving thinking, una
mentalità atta a risolvere problemi. In assenza di questa
semina precoce, le statistiche dei rendimenti rivelano che
troppi ragazzi non ce la fanno, quando si trovano di fronte
ai calcoli algebrici nell’ottavo anno di scuola.
f.s.
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