Alcune
riflessioni sul celeberrimo bronzo etrusco che portano
inevitabilmente a indagare su se stessi: chi m’era? –
La storia esemplare del giustiziere del mostro, e del
discendente di costui che indusse il fiero Diomede ad
abbassare le armi – Un gesto dalle immediate ricadute
logiche: porta infatti a interrogarsi sul senso della
guerra, a riascoltare e ad attualizzare le parole di pace
di un Papa
«Riemergendo
da quel pozzo di San Patrizio che è Gianni Rodari», dicevo
ieri ai ragazzi di oggi in una scuola di Arezzo, «le
storie, anche il significato dei disastri (dis… astri!
Cos’è caduto dal cielo?) come quello provocato dallo
tsunami in Indonesia, si trovano navigando ventimila leghe
sotto i mali, proprio così!». Chiedevo: «La
Chimera, che fa? bela? “fuggisce”? o mangia la mela?».
L’opzione
“fuggisce” deriva, va alla deriva nell’Oceano Indiano
dopo lo tsunami, proprio dalla scuola materna “Gianni
Rodari” di Arezzo.
Arezzo,
già!
Arezzo
dopo adezzo, proprio adesso, ad Esso, che sono in
corso guerre fatte per accaparrarsi il petrolio, unicamente
per accaparrarsi il petrolio, anche le nostre città si
possono scomporre meglio in fattori primi. Roma, per
esempio, mai come ora che è al governo il Bel Lusconi, si
può scomporre in “Cupola e rovine”, come la mafia.
Milano si può scomporre in “Madonnina e panettone”…
Madonnina! Mai come ora è evidente che la scomposizione di
Arezzo in fattori primi, deriva da una parola sola:
“Chimera”. «La Chimera, che fa? bela? fuggisce? o
mangia la mela?… Chi m’era?», chiedevo quest’oggi,
proprio oggi, 10 gennaio 2005, a ragazze e ragazzi di una
scuola di Arezzo.
«Sicuramente,
mangia la mela di Pippo, quella che si vende a
settembre durante la fiera del mestolo», dice una
ragazza.
«…
Anche dopo l’undici
settembre?» la interrompo.
«Anche
dopo», dice la ragazza. E prosegue: «La mela di Pippo,
quella ricoperta di zucchero caramellato rosso, tenuta su da
un bastoncino, che si mangia durante le fiere».
«Che
fiere?» chiede un ragazzo, e dice: «Le fiere che
sbranavano i Cristiani dentro il Colosseo di Roma? o le
fiere del Circo di Mosca che in questi giorni è a Bologna?».
«Mosca!…
Il nemico ti ascolta!». Feci osservare che questa
espressione si trova scritta tutt’oggi sui muri esterni
della caserma “Cadorna” di Arezzo. È algebrica.
Universale come la Chimera.
Certo,
ci eravamo innamorati di questo bronzo etrusco leggendo
l’Iliade, quel passo dove il mostro della Licia viene
affrontato e ucciso da Bellerofonte su Pegaso, il cavallo
alato…
«Che
è il simbolo della Resistenza in Toscana», dissi ai
ragazzi. «Non so se avete fatto caso a dove si trova il
passo in questione…. È una sfida che nasce dentro di noi
– dicevo. – Il libro è quello del colloquio tra Ettore
e Andromeda (Andromaca in cielo)…. È Andromedario, quel passo! Come un
passo appenninico. Ma ancora vi si leggono le gesta
dell’eroe acheo Diomede…. Guardate – dicevo: - Mentre
Diomede scarica la sua furia contro i Troiani, gli appare
innanzitutto un loro nobile combattente: Glauco. E Diomede
si placa, perché riconosce in Glauco la stirpe di
Bellerofonte, la virtù di questo semi-di-dio (o semidio) e
gli chiede infatti le origini, trovando un riscontro
d’aria alla sua percezione. In tutta l’Iliade non c’è
nessun altro gesto cavalleresco del genere… del genere
umano! È un atteggiamento da cavalieri della Tavola
Rotonda. Da cavalletti fotografici da tirare sul Cavaliere
(da Mussolini in poi) per capire come si fa per cavarselo
dai piedi… dai treppiedi! I due giovani si promettono
rispetto rendendo omaggio alla loro stirpe reale e divina. E
conficcano le lance a terra. Quand’ero ragazzo come voi
– dicevo, –
provai ammirazione per Bellerofonte che dopo la furia delle
forze naturali simboleggiate dalla Chimera, aveva sconfitto
la furia della guerra…».
- «A
dispetto di tutte le leggi,
- la guerra è voluta non da Dio, ma
dagli uomini, dalle nazioni, dagli Stati per mezzo
di chi li rappresenta. I terremoti, le inondazioni, lo
tsunami che ha devastato l’Indonesia, le pestilenze
sono applicazioni di cieche leggi della natura: cieche,
perché la natura materiale non ha intelligenza né
libertà. Ma la guerra (questa in Iraq, e poi) è voluta
invece dagli uomini, ad occhi aperti, a dispetto di
tutte le leggi più sacre.. per questo è tanto più
grave. Chi la determina, chi la fomenta, è sempre il principe
di questo mondo, che nulla ha a vedere con Cristo,
il principe della pace».
A
un passo dall’Apocalisse Indiana, leggevo proprio ieri,
adattandolo alla situazione attuale, questo passo del Giornale
dell’anima di Giovanni XXIII.
Posi
ai ragazzi e alle ragazze una questione apparentemente
algebrica: “Può un cristiano entrare, oggi,
nell’esercito?”…
«No,
perché c’è incompatibilità fra il giuramento divino e
il giuramento umano, fra l’insegna di Cristo e quella di
Satana, fra il campo della luce e quello delle tenebre»…
«Così parlò Tertulliano», dissi a ragazze e ragazzi: «…
Che questo sia accaduto potete esserne sicuri. Dodici uomini
sono partiti da Gesusalemme – Gesusalemme?…
Gesusalemme! – e sono andati per il mondo. Erano ignoranti
e incapaci di parlare, ma grazie alla potenza divina hanno
detto a tutte le razze umane (giuste, perché ci sono razze
anche fra i pesci) che Cristo li aveva inviati per
annunciare a chi-è-unque la Parola di Dio. E noi, che un
tempo ci uccidevamo gli uni gli altri, non solo non facciamo
più la guerra contro i nostri nemici ma, piuttosto che
mentire e ingannare» dicevo a ragazze e ragazzi, e
insistevo: «piuttosto che mentire e ingannare…» e le
parole ri-velavano, “velavano di più”. Si poteva
partire.
«Così
parlò Giustino da Naplusa», dissi.
«Siete
mai stati a San Giustino Valdarno?» chiesi: «Perché
noterete che lì ci sono certi paesaggi leonardeschi…. È
come… come ci fosse nascosto un Leonardo da Vinci… Non
mai da vincere! Là c’era un lago, un mare circondato,
circonciso, che è sprofondato generando uno tsunami. E NOI
VEDIAMO LE CRESTE FOSSILIZZATE DELLE ONDE DI TERRA CHE
INVASERO IL MARE, ANCORA OGGI».
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Che ne facciamo?
- -
Di che?
- -
Di queste creste?
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Le useremo per scrivere l’inno dell’egoismo ts-umano!
- -
E, come?
- -
Useremo, anziché i codici civili e penali, i
codici di Leonardo…
Ne
è venuto fuori questo manifesto che abbiamo attaccato
perfino in Comune, ad Arezzo, e nell’aula magna
dell’università di Siena deconcentrata ad Arezzo con la
facoltà di Lettere e Filosofia da diverso tempo:
- Lionardo
di Caprio Espiatorio.
- La
vera effige della tua idea, qual è?
- Lione,
Serpente o Caprio?
- Qual
è quella ch’è dall’uomo a Dio?
- Dov’è
libertà non è regola.
- E
se tu sarai solo, tu sarai tutto tuo. (Ash.I.27v)
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Filippo Nibbi
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