“Adottiamo
una scuola in Indonesia”: un’iniziativa della Comunità
di Sant’Egidio e di Tuttoscuola per alleviare, nel paese
più duramente colpito dalla catastrofe del 26 dicembre,
le conseguenze del disastro su una condizione minorile già
di per sé precaria – Si tratta da un lato di rilanciare
l’iniziativa delle scuole di pace, che da tempo la
Comunità ha avviato in molti paesi, dall’altro di dare
nuovo impulso ai programmi di edilizia scolastica
Cinque
settimane dopo l’onda devastante, che in seguito a un
maremoto ha investito il 26 dicembre alcuni paesi
dell’Asia meridionale e sudorientale, le cronache del
disastro hanno ormai abbandonato le prime pagine dei
giornali. Ogni tanto una secca notizia corregge all’insù
il bilancio delle vittime, ormai attestato sulla spaventosa
soglia dei trecentomila morti. E da qualche videocamera
privata saltano fuori nuovi documenti filmati, che
permettono di riproporre sui teleschermi la tragica furia
delle acque che quel giorno cancellò tante vite.
Quasi
scomparsa dall’attualità internazionale, superata da
altre notizie nel frenetico accavallarsi delle priorità
mediatiche, la tragedia dello tsunami è invece ben viva nei
paesi coinvolti, dove si calcola che ci vorranno decenni
perché le tracce del disastro siano cancellate. Sono paesi
poveri, e certamente non potrebbero farcela da soli. Per
questo si è mossa la comunità internazionale, mobilitando
grandi risorse che saranno distribuite e gestite sotto la
supervisione delle Nazioni Unite.
Accanto
alla solidarietà istituzionale, c’è poi quella dei
privati cittadini, che in tutto il mondo hanno raccolto
l’invito a dare una mano. Per parte nostra, ci preme
segnalare e appoggiare un’iniziativa che ci sembra
particolarmente meritevole. L’ha lanciata la Comunità di
Sant’Egidio, d’intesa con il gruppo editoriale
Tuttoscuola, e si rivolge ai minori colpiti dal disastro.
Tutti ricordiamo con tanta pena quale tragico tributo
abbiano pagato i bambini dei paesi investiti dall’onda:
sono stati tanti, troppi, fra le vittime del disastro.
Abbiamo visto in televisione la riapertura di certe scuole,
con le classi dimezzate, o ridotte a un terzo. Ma non
abbiamo visto soltanto banchi tragicamente vuoti: abbiamo
visto anche le scuole che non potevano riaprire, perché
distrutte dalla furia degli elementi.
L’iniziativa
della Comunità di Sant’Egidio punta proprio ad alleviare
queste ricadute dello tsunami sulla attività scolastiche.
Si chiama infatti “Adottiamo una scuola in Indonesia”.
È stato scelto questo popoloso paese perché è stato il più
duramente colpito, e anche perché la Comunità vi ha in
corso da tempo programmi di assistenza all’infanzia, di
cui l’emergenza tsunami rende doveroso un sostanzioso
rilancio. Perché non dobbiamo dimenticare che l’onda
assassina ha travolto sistemi già precari, che circa la metà
dei 250 milioni di bambini che invece di andare a scuola
lavorano fino a quindici ore al giorno si trova in Asia, che
l’Indonesia in particolare vive in materia una situazione
drammatica.
Il
disastro del 26 dicembre non ha fatto che aggravarla, e
certo sarebbe consolante se l’immensa tragedia potesse
almeno mostrare un lato positivo, avendo reso l’opinione
pubblica internazionale più sensibile a una problematica
che non è soltanto limitata ai paesi direttamente coinvolti
ma ci riguarda tutti. Sia per un elementare dovere di
solidarietà, sia per il fatto che quei problemi irrisolti
contribuiscono ad alimentare un malessere che a sua volta si
traduce in una pericolosa instabilità internazionale.
Dobbiamo dunque affrontare quei problemi non come se fossero
nostri, ma perché sono nostri.
Con
la sua iniziativa, la Comunità di Sant’Egidio propone sia
di rilanciare le “scuole di pace”: veri e propri centri
di assistenza all’infanzia che ha istituito in numerosi
paesi, Indonesia compresa,, sia di mobilitare risorse per
dare nuovo impulso ai programmi d’investimento nelle
attività scolastiche, a cominciare dalla costruzione o
ricostruzione di scuole. Per “adottare una scuola in
Indonesia” basta dunque contribuire a questa mobilitazione
di risorse: per le modalità si possono trovare tutte le
informazioni del caso nel sito della Comunità (www.santegidio.org)
o in quello di Tuttoscuola (www.tuttoscuola.com).
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f. s.
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