FOGLIO LAPIS - FEBBRAIO 2005

 
 

Adottiamo una scuola in Indonesia”: un’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio e di Tuttoscuola per alleviare, nel paese più duramente colpito dalla catastrofe del 26 dicembre, le conseguenze del disastro su una condizione minorile già di per sé precaria – Si tratta da un lato di rilanciare l’iniziativa delle scuole di pace, che da tempo la Comunità ha avviato in molti paesi, dall’altro di dare nuovo impulso ai programmi di edilizia scolastica

 

Cinque settimane dopo l’onda devastante, che in seguito a un maremoto ha investito il 26 dicembre alcuni paesi dell’Asia meridionale e sudorientale, le cronache del disastro hanno ormai abbandonato le prime pagine dei giornali. Ogni tanto una secca notizia corregge all’insù il bilancio delle vittime, ormai attestato sulla spaventosa soglia dei trecentomila morti. E da qualche videocamera privata saltano fuori nuovi documenti filmati, che permettono di riproporre sui teleschermi la tragica furia delle acque che quel giorno cancellò tante vite.

Quasi scomparsa dall’attualità internazionale, superata da altre notizie nel frenetico accavallarsi delle priorità mediatiche, la tragedia dello tsunami è invece ben viva nei paesi coinvolti, dove si calcola che ci vorranno decenni perché le tracce del disastro siano cancellate. Sono paesi poveri, e certamente non potrebbero farcela da soli. Per questo si è mossa la comunità internazionale, mobilitando grandi risorse che saranno distribuite e gestite sotto la supervisione delle Nazioni Unite.

Accanto alla solidarietà istituzionale, c’è poi quella dei privati cittadini, che in tutto il mondo hanno raccolto l’invito a dare una mano. Per parte nostra, ci preme segnalare e appoggiare un’iniziativa che ci sembra particolarmente meritevole. L’ha lanciata la Comunità di Sant’Egidio, d’intesa con il gruppo editoriale Tuttoscuola, e si rivolge ai minori colpiti dal disastro. Tutti ricordiamo con tanta pena quale tragico tributo abbiano pagato i bambini dei paesi investiti dall’onda: sono stati tanti, troppi, fra le vittime del disastro. Abbiamo visto in televisione la riapertura di certe scuole, con le classi dimezzate, o ridotte a un terzo. Ma non abbiamo visto soltanto banchi tragicamente vuoti: abbiamo visto anche le scuole che non potevano riaprire, perché distrutte dalla furia degli elementi.

L’iniziativa della Comunità di Sant’Egidio punta proprio ad alleviare queste ricadute dello tsunami sulla attività scolastiche. Si chiama infatti “Adottiamo una scuola in Indonesia”. È stato scelto questo popoloso paese perché è stato il più duramente colpito, e anche perché la Comunità vi ha in corso da tempo programmi di assistenza all’infanzia, di cui l’emergenza tsunami rende doveroso un sostanzioso rilancio. Perché non dobbiamo dimenticare che l’onda assassina ha travolto sistemi già precari, che circa la metà dei 250 milioni di bambini che invece di andare a scuola lavorano fino a quindici ore al giorno si trova in Asia, che l’Indonesia in particolare vive in materia una situazione drammatica.

Il disastro del 26 dicembre non ha fatto che aggravarla, e certo sarebbe consolante se l’immensa tragedia potesse almeno mostrare un lato positivo, avendo reso l’opinione pubblica internazionale più sensibile a una problematica che non è soltanto limitata ai paesi direttamente coinvolti ma ci riguarda tutti. Sia per un elementare dovere di solidarietà, sia per il fatto che quei problemi irrisolti contribuiscono ad alimentare un malessere che a sua volta si traduce in una pericolosa instabilità internazionale. Dobbiamo dunque affrontare quei problemi non come se fossero nostri, ma perché sono nostri.

Con la sua iniziativa, la Comunità di Sant’Egidio propone sia di rilanciare le “scuole di pace”: veri e propri centri di assistenza all’infanzia che ha istituito in numerosi paesi, Indonesia compresa,, sia di mobilitare risorse per dare nuovo impulso ai programmi d’investimento nelle attività scolastiche, a cominciare dalla costruzione o ricostruzione di scuole. Per “adottare una scuola in Indonesia” basta dunque contribuire a questa mobilitazione di risorse: per le modalità si possono trovare tutte le informazioni del caso nel sito della Comunità (www.santegidio.org) o in quello di Tuttoscuola (www.tuttoscuola.com).

 

                                             f. s.
                                         

                                                                                                 

 

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis febbraio 2005

 

Mandaci un' E-mail!