FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2013

 
 

Le imprevedibili sorprese della Silicon Valley, dove in alcune scuole i vecchi arnesi destinati a realizzare le intuizioni steineriane, a imparare plasmando e creando, intrecciando forme colori e pensieri, hanno priorità sugli strumenti digitali che costringono all'interno di percorsi artificiali e precostituiti – Solo così è possibile un'adeguata risposta al sibilo del serpente a sonagli, per tacere di una illuminante esperienza di bagicagìa

 

Si spicca il volo da un passo di Arthur Conan Doyle, The Horror of the Heights, "L'orrore delle altezze", coperto da ghiacci perenni, ma raggiungibile in mongolfiera salendo dalla Silicon Valley, in California. Si legge sopra il passo su una targa tenuta sempre pulita e asciutta con il Föhn, vento discendente caldo, secco, sul versante sottovento della catena montuosa.

«It was about that time that I had a most extraordinary experience. Something whizzed past me in a trail of smoke and exploded with a loud, hissing sound, sending forth a cloud of steam. For the instant I could not imagine what had happened. Then I remembered that the earth is for ever being bombarded by meteor stones, and would be hardly inhabitable1 were they not in nearly every case turned to vapour in the outer layers of the atmosphere. Here is a new danger for the high-altitude man, for two others passed me when I was nearing the forty-thousand-foot mark. I cannot doubt that at the edge of the earth's envelope the risk would be a very real one».

E appare subito! per farci apparire in che razza di imbroglio ci siamo cacciati, PIZZICHECCHE, il serpente a sonagli della Silicon Valley2, così raffigurato da Michele:

Sibila contro! Ma gli abitanti della Silicon Valley controsibillano per SMS usando i telefonini sottratti ai loro bambini che stanno giocando:

2B or not 2B
– S.O.S.!
Il segnale proviene dalla mongolfiera.
Rispondono in coro:
Sono le nostre
bambine  / con le
loro treccine / il
sangue pulito / lo
sguardo
incantato / a
dare un futuro
migliore al nostro
passato.

Dice la Bebe (5 anni): "Mi chiedo sempre perché esisto".

Dice la nonna (65 anni): "Eh, sì! È una domanda difficile… Ma hai trovato una risposta?".

Dice la Bebe: "Ho pensato che forse Dio si sentiva solo e ha scelto noi per avere compagnia e amore".

Dice la nonna (facendo le parole crociate con la Bebe): "… Restò in gola ad Adamo".

Dice la Bebe: "… Lingua"…

Per raggiungere la Bebe, la nonna si è iscritta a un corso di scrittura creativa tipo quello proposto quest'anno agli studenti dell'università di Bologna dalla Bignardi delle Invasioni barbariche. Questi i testi con tanto di disegnino come firma:

«Era più che un collezionista dì farfalle, si era elevato, era salito di grado, perché lui ormai collezionava i purissimi venti. Li teneva trafitti da sottilissimi spilli lucenti. Aveva refoli, spirali,scie, mulinelli; venti altissimi, rarefatti, venti umidi come lacrime e venti caldi come lana. Aveva dello scirocco, un fiocco di tramontana, spire di alisei (di queste ne aveva sei), un corno di monsone, un raro ghibli del deserto. Per timore di vederli volare via li teneva in una stanza dove era proibita la parola "aperto". Li ascoltava respirare, erano la sua leg­gerezza, il fiocco del cuore. Lo tenevano vivo, lo tenevano innocente, erano i suoi incanti. Ne aveva di bellissimi, ne aveva tanti. Tanti quanti?  Venti, naturalmente, venti venti».

          «C'è un cognome bellissimo in italiano, Bagicalupo.
Ogni volta che lo sento, con facilità metto a fuoco il lupo
e poi, a tentoni, mi dedico al bagicare.
Immagino un bell'esemplare che bagica assorto sotto a un albero
oppure, ipotizzo, il bagicare prevede bava, occhi fiammeggianti e masticare
o magari un triste, dolente dondolare
o ancora, invece, un inusuale, per i lupi, allegro danzare.
Ma ecco, improvvisamente, un grosso lupo scuro
si addentra nella boscaglia
gli altri ululano: sanno che sta per bagicare
la tensione sale, silenzio, fronde ferme        
poi, di colpo, il grande maschio scompare.
Gli altri guaiscono, lo chiamano sommessi, spaventati
piangono: è andato via.
Sì, purtroppo è così la bagicagìa».

(vorrei essere un ago di pino / con un filo di luce / ricamerei il giardino)

                                                        Filippo Nibbi 

Vero o falso

1 - inhabitable è un false friend e significa abitabile. Inabitabile si dice unhabitable.

2 - Nelle scuole più ambite della Silicon Valley non si usano pc né iPad, ma stilografiche, pennelli, telai per tessere la lana cardata e danza e ritmo per imparare verbi e tabelline. Scriveva Rudolf Steiner all'inizio del secolo scor­so: «Si deve poter pensare attraverso i colori e le forme, così come attraverso i concetti e pensieri».  E i guru dell'universo "It" lo sanno bene: gli algoritmi del sapere tecnologico possono aspet­tare, perché il cervello resti creativo non lo si può imprigionare troppo presto in sentieri artificiali e precostituiti.  E sarà per questo che nel polo informatico più famoso del mondo, West Coast, Ca­lifornia, si sono radicate non poche scuole che applicano con successo la pedagogia steineriana, quel mondo dove al centro di tutto c'è l'essere uma­no bambino, i suoi ritmi lenti e natura­li, dove si impara plasmando, creando e ascoltando le proprie emozioni. Un gioco di opposti che nel regno di Google e Apple prende le distanze dal culto dell'infanzia digitale, e ben racconta un fe­nomeno crescente anche in Italia.

 

                                         

  


                                                  

 
 

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