Due
scrittrici sudamericane, María Teresa Andruetto e Ana
Maria Machado, entrambe vincitrici del premio Andersen di
letteratura infantile, sottolineano l'importanza formativa
di leggere i classici – Il ricordo emozionante delle
prime esperienze con il libro – Purtroppo può capitare
che i funzionari delegati a promuovere la lettura non
sappiano nemmeno di che cosa si tratta – Il racconto di
un incontro precoce con gli immortali personaggi di
Cervantes
La
scena si svolge in una casa di Rio de Janeiro, alcuni
decenni or sono. Il padre di Ana Maria fa il giornalista e
lavora alla macchina da scrivere. La piccola è incuriosita
da due statuine che lui tiene sulla scrivania: un uomo lungo
e allampanato e uno piccolo e grasso. “Chi sono?”,
domanda. “Don Chisciotte e Sancho Panza”. “Dove
stanno?” “Beh, si dice che stanno in Spagna, ma ora ti
faccio vedere”. Il padre prende un libro dallo scaffale e
lo dà alla bambina. “Ecco, stanno qui dentro”. Da quel
giorno, racconta Ana Maria Machado, nel frattempo diventata
una celebre scrittrice per l'infanzia, vincitrice del premio
intitolato a Hans Christian Andersen, non è passata sera
senza che leggessi qualche pagina del Don Chisciotte.
Questo
ricordo è emerso qualche giorno fa, racconta il quotidiano
argentino Clarín, durante un incontro fra Ana Maria
e una sua collega argentina, María Teresa Andruetto, anche
lei autrice per l'infanzia (due suoi libri sono comparsi in
edizione italiana: Velature, ETS 2010, e La
bambina, il cuore e la casa, Mondadori 2013), anche lei
vincitrice del premio Andersen. Nel corso di un animato
dibattito in margine a un festival letterario a Buenos
Aires, le due “regine della letteratura infantile”, come
sono state presentate, si sono trovate perfettamente
d'accordo su un punto: l'importanza che i bambini si
accostino ai classici.
Ovviamente
queste esperienze di lettura vanno commisurate all'età, ed
eventualmente graduate attraverso edizioni specificamente
adattate, ma è un fatto che fra i ricordi più preziosi ed
emozionanti di ognuno di noi c'è quello dei primi libri
letti, e delle prime impressioni ricavate da quelle
esperienze. Confrontando i loro paesi, le due scrittrici
fanno notare che in Argentina il livello di alfabetizzazione
è superiore a quello del Brasile, dove d'altra parte si
vanno facendo notevoli passi avanti: in entrambe le realtà
la strada da compiere è ancora lunga. E ci sono sorde
resistenze a investire risorse pubbliche nella diffusione
del libro.
L'attuale sistema educativo (le due scrittrici si
riferiscono ai loro paesi, ma il discorso può benissimo
adattarsi ad altri, compreso il nostro) è caratterizzato da
un deficit di lettura. Di più: proprio coloro che
dovrebbero promuovere l'accesso alla letteratura, burocrati,
funzionari, persino docenti, a volte hanno pochissima
familiarità con i libri, se non addirittura li temono. Non
sanno che “leggere i classici è un diritto universale”,
che “i classici sono un patrimonio dell'umanità”, che
la lettura significa avviare il dialogo con chi ci ha
preceduto, che “si tratta d'imparare a vedere il mondo con
gli occhi degli altri”.
- Fredi
Sergent
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