FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2013

 
 

Due scrittrici sudamericane, María Teresa Andruetto e Ana Maria Machado, entrambe vincitrici del premio Andersen di letteratura infantile, sottolineano l'importanza formativa di leggere i classici – Il ricordo emozionante delle prime esperienze con il libro – Purtroppo può capitare che i funzionari delegati a promuovere la lettura non sappiano nemmeno di che cosa si tratta – Il racconto di un incontro precoce con gli immortali personaggi di Cervantes

 

                        

La scena si svolge in una casa di Rio de Janeiro, alcuni decenni or sono. Il padre di Ana Maria fa il giornalista e lavora alla macchina da scrivere. La piccola è incuriosita da due statuine che lui tiene sulla scrivania: un uomo lungo e allampanato e uno piccolo e grasso. “Chi sono?”, domanda. “Don Chisciotte e Sancho Panza”. “Dove stanno?” “Beh, si dice che stanno in Spagna, ma ora ti faccio vedere”. Il padre prende un libro dallo scaffale e lo dà alla bambina. “Ecco, stanno qui dentro”. Da quel giorno, racconta Ana Maria Machado, nel frattempo diventata una celebre scrittrice per l'infanzia, vincitrice del premio intitolato a Hans Christian Andersen, non è passata sera senza che leggessi qualche pagina del Don Chisciotte.

Questo ricordo è emerso qualche giorno fa, racconta il quotidiano argentino Clarín, durante un incontro fra Ana Maria e una sua collega argentina, María Teresa Andruetto, anche lei autrice per l'infanzia (due suoi libri sono comparsi in edizione italiana: Velature, ETS 2010, e La bambina, il cuore e la casa, Mondadori 2013), anche lei vincitrice del premio Andersen. Nel corso di un animato dibattito in margine a un festival letterario a Buenos Aires, le due “regine della letteratura infantile”, come sono state presentate, si sono trovate perfettamente d'accordo su un punto: l'importanza che i bambini si accostino ai classici.

Ovviamente queste esperienze di lettura vanno commisurate all'età, ed eventualmente graduate attraverso edizioni specificamente adattate, ma è un fatto che fra i ricordi più preziosi ed emozionanti di ognuno di noi c'è quello dei primi libri letti, e delle prime impressioni ricavate da quelle esperienze. Confrontando i loro paesi, le due scrittrici fanno notare che in Argentina il livello di alfabetizzazione è superiore a quello del Brasile, dove d'altra parte si vanno facendo notevoli passi avanti: in entrambe le realtà la strada da compiere è ancora lunga. E ci sono sorde resistenze a investire risorse pubbliche nella diffusione del libro.

L'attuale sistema educativo (le due scrittrici si riferiscono ai loro paesi, ma il discorso può benissimo adattarsi ad altri, compreso il nostro) è caratterizzato da un deficit di lettura. Di più: proprio coloro che dovrebbero promuovere l'accesso alla letteratura, burocrati, funzionari, persino docenti, a volte hanno pochissima familiarità con i libri, se non addirittura li temono. Non sanno che “leggere i classici è un diritto universale”, che “i classici sono un patrimonio dell'umanità”, che la lettura significa avviare il dialogo con chi ci ha preceduto, che “si tratta d'imparare a vedere il mondo con gli occhi degli altri”.

                                                        Fredi Sergent 
                                         

  


                                                  

 
 

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