L'ultima
indagine PISA (Programme fur International Student
Assessment) rivela che il bilancio educativo del nostro
sistema scolastico è in via di miglioramento – Tuttavia
siamo ancora sotto la media fra i sessantacinque
ordinamenti considerati – Inoltre si conferma la
tradizionale asimmetria fra le regioni del Nord e il
Mezzogiorno – Lo strano caso della Svezia, pochi anni or
sono ai vertici del rendimento scolastico, ora precipitata
sotto la media
Abbiamo
una notizia buona e una cattiva. La buona: il sistema
scolastico italiano ha compiuto qualche passo avanti,
migliorando le sue pessime prestazioni. La notizia cattiva:
questo progresso non basta a riportarci in media fra i paesi
considerati, per tacere degli inarrivabili vertici della
graduatoria internazionale. É questo in estrema sintesi il
quadro fornito dalla più recente indagine PISA (Programme
for International Student Assessment). Si tratta di uno
studio comparativo svolto ogni tre anni per conto dell'OCSE
(Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo
economico), sulle competenze matematiche, linguistiche e
scientifiche degli alunni quindicenni, che nella sua ultima
versione, realizzata nel 2012, ha considerato sessantacinque
ordinamenti scolastici. Come sempre le posizioni di
eccellenza sono occupate da alcuni paesi asiatici (Cina,
Corea, Giappone), mentre fra gli europei primeggiano
Svizzera, Liechtenstein, Olanda, Estonia, Finlandia. In coda
Peru, Indonesia, Qatar, Colombia, Giordania.
Quanto
all'Italia, si colloca esattamente a metà strada fra il
vertice e la coda. Se gli alunni di Shanghai hanno
totalizzato 613 punti per competenze matematiche, 570 per
capacità di lettura e 580 per conoscenze scientifiche, ai
nostri ragazzi sono stati attribuiti rispettivamente 485,
490 e 494 punti. In fondo alla lista, i dati relativi al
Peru sono 368, 384 e 373. Da notare che il risultato
italiano, per quanto migliore di quelli registrati nelle
rilevazioni precedenti, rimane al di sotto della media, che
per i tre campi d'indagine è fissata rispettivamente a 494,
496 e 501. Tuttavia è grande lo squilibrio geografico dei
dati italiani: i quindicenni del Trentino, del
Friuli-Venezia Giulia e del Veneto sono largamente al di
sopra della media e vicini ai livelli svizzeri e olandesi,
quelli della Campania e della Sicilia si accostano invece
alle valutazioni dei loro compagni della Romania, che occupa
il quarantacinquesimo posto in graduatoria (l'Italia nel suo
insieme è al trentaduesimo).
L'indagine
PISA conferma anche le migliori prestazioni dei ragazzi in
matematica, delle ragazze nella lettura. Si registra infine
in Italia una tendenza incoraggiante: i gruppi
socio-economicamente svantaggiati progrediscono più
velocemente di quelli avvantaggiati. Tuttavia il divario
resta grande, a danno sia dei ragazzi provenienti da
contesti urbani disagiati, sia degli immigrati che ormai
costituiscono il 7,5 per cento della popolazione scolastica.
Lo squilibrio fra Nord e Sud, e fra i gruppi a seconda delle
condizioni economiche e sociali, di registra non soltanto
nel rendimento ma anche nell'impegno, per esempio in fatto
di assiduità alle lezioni. Si registra una tendenza
abbastanza significativa a “fuggire” dalle ore di
matematica.
Nel
panorama internazionale, una novità che fa discutere è
quella che riguarda la Svezia. Un tempo il sistema
scolastico svedese si piazzava ai piani alti della
graduatoria, al punto che il paese scandinavo era
tradizionalmente meta di missioni di studio da parte dei
responsabili scolastici di altri paesi. Ma quest'anno si
registra un crollo: la Svezia è precipitata al
trentottesimo posto in graduatoria, alle spalle dell'Italia
e ben al di sotto della media. Che cosa è accaduto? Fra le
possibili cause la recente riforma che ha esteso i
finanziamenti pubblici alle scuole private, che dunque hanno
appesantito l'indagine con i loro rendimenti mediamente più
bassi. Più in generale una politica volta a mescolare nelle
stesse classi alunni provenienti da contesti socio-economici
diversi. Come sempre, e come dimostrano i rendimenti
asiatici, sono le società più omogenee, dunque le più
omogenee classi che esprimono, a ottenere i migliori
risultati. Jan Björklund, ministro dell'istruzione,
assicura che “la Svezia tornerà al vertice”. E lo farà
senza sacrificare il concetto di uguaglianza e l'obiettivo
dell'integrazione.
- a.
v.
-
|