Per
assicurare il ricambio degli insegnanti che cesseranno
l'attività nei prossimi anni, le autorità scolastiche
americane hanno promosso una campagna di promozione di
questa figura professionale – S'invitano i migliori fra
i giovani laureati a considerare l'insegnamento attraverso
un'ottica innovativa – La sfida di occupare cattedre in
scuole frequentate da fasce sociali disagiate – Le
polemiche sui criteri di valutazione del corpo docente
“C'è
un
vantaggio
reciproco,
perché gli
uomini,
mentre
insegnano, imparano.” (Lucio Anneo Seneca)
Il
Dipartimento dell'Istruzione americano, in collaborazione
con altri enti tra cui Microsoft, Advertising Council e
Teach for America, si è recentemente impegnato in una
campagna di promozione della figura professionale
dell'insegnante. Circa un milione di docenti andranno in
pensione in un tempo compreso tra i prossimi quattro e sei
anni e ci sarà bisogno di giovani pronti a dare loro il
cambio.
Scopo
principale della campagna è quello di attrarre laureati
talentuosi proponendo loro un'immagine dell'insegnamento
estremamente innovativa e vivace. Lo slogan "Fai di più.
Insegna" e lo spot rappresentante giovani insegnanti
creativi e aitanti sono diffusi sulle reti televisive di
tutto il paese. La categoria più richiesta è quella
relativa alle materie matematiche e scientifiche, ma, ci
tiene a sottolineare Arne Duncan, attuale Segretario
dell'Istruzione americano, le scuole pubbliche hanno anche
bisogno di attrarre un numero maggiore di insegnanti di
colore o ispanici, specialmente uomini.
Significativa
anche l'azione di "Teach for America",
un'organizzazione no-profit che si occupa di offrire ai più
brillanti neolaureati una cattedra di durata biennale in
scuole frequentate da fasce sociali particolarmente
disagiate. Le statistiche attuali riportano che circa un
quarto dei ragazzi coinvolti nel progetto scelgono in
seguito di proseguire con la carriera dell'insegnamento.
Quella
di promuovere la figura dell'insegnante è tuttavia un'ardua
impresa negli Stati Uniti, dove la professione è afflitta
da numerose difficoltà e pare essere colpita sia "dal
basso", dalle drammatiche situazioni sociali che capita
in diverse zone di dover gestire, che "dall'alto",
con le criticatissime misure di valutazione degli insegnanti
introdotte dal governo. Le politiche di valutazione
funzionano secondo criteri standardizzati e sono già state
adottate da Washington e quarantacinque stati.
L'accusa
di diversi insegnanti è diretta allo stesso Dipartimento
dell'Istruzione, che con queste politiche di valutazione del
loro operato li avrebbe messi in una posizione scomoda. La
sicurezza e quindi la creatività delle lezioni pare essere
messa a repentaglio dalla minaccia costante dei test,
generici abbastanza da risultare pericolosi. In primo luogo,
essendo standardizzati, non tengono in considerazione
fattori individuali e contingenti (famiglia, background
culturale) che influenzano inevitabilmente i risultati degli
studenti. In secondo luogo, come dimostrato dal grande
scandalo di Atlanta nel 2009, se bonus e contratti a tempo
indeterminato dipendono in gran parte da un test, è facile
che si creino situazioni criminali di manomissione dei
risultati.
Gli
studi però parlano chiaro: gli allievi di insegnanti
notevoli sono statisticamente meno propensi a gravidanze
precoci e all'interruzione degli studi e riescono più
facilmente ad ottenere una buona posizione lavorativa. Perchè
si possa intervenire laddove, al contrario, i risultati
ottenuti non sono dei migliori, pare effettivamente
necessaria l'elaborazione di un qualche sistema di
valutazione dei docenti. Il più classico, quello
dell'osservazione diretta delle lezioni da parte di un
esterno, è stato in gran parte abbandonato in quanto era
complesso gestirne la periodicità e finiva con l'essere un
monitoraggio troppo blando, per quanto senza dubbio più
ricco e accurato.
- Laura
Venturi
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