FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2013

 
 

In molti paesi il ciclo scolastico dura dodici anni, portando al diploma i diciottenni – In Italia c'è un anno in più, si discute della possibilità di eliminarlo uniformando la durata formativa a quella prevalente nel mondo – L'anno prossimo partirà in alcune scuole una sperimentazione: la secondaria superiore passa da cinque a quattro anni – Ma è la strada migliore? Non si potrebbe invece, come si propose in passato, accorciare il blocco primarie-medie inferiori?

 

Sono il liceo di scienze applicate Carlo Anti di Verona, il liceo classico Orazio Flacco di Bari, l'istituto superiore Ettore Majorana di Brindisi e l'istituto tecnico economico Enrico Tosi di Busto Arsizio: quattro scuole statali che il ministero dell'istruzione ha autorizzato a sperimentare la riduzione del ciclo da cinque a quattro anni. Già alcune scuole paritarie avevano avviato la sperimentazione, mentre altri istituti potrebbero ricevere analoga autorizzazione ministeriale. Si apre dunque la possibilità di raggiungere il diploma non più a diciannove ma a diciotto anni, diciassette per chi ha cominciato la primaria prima dei sei anni di età. Il ministro Maria Chiara Carrozza si dice convinta che questa sia la strada giusta per allineare la durata del ciclo scolastico, portandola a dodici anni dagli attuali tredici, a quella in vigore in moltissimi altri paesi, dagli Stati Uniti alla Cina, dal Giappone alla Russia, dalla Francia al Regno Unito.

Si tratta di un progetto che stava molto a cuore a Francesco Profumo, ministro nel precedente governo Monti e dunque predecessore della Carrozza in Viale Trastevere. Naturalmente la sperimentazione avviata in alcune scuole non è che un primo passo, per generalizzare una nuova durata del ciclo scolastico bisognerà infatti esaminare attentamente i contenuti curricolari e quindi procedere per via legislativa. Tuttavia l'iniziativa del ministero ha già suscitato reazioni polemiche. La prima è quella dei sindacati, che non è prevalentemente di natura pedagogica ma riguarda piuttosto il timore di una drastica riduzione degli organici. Per quanto sia comprensibile e degna di rispetto l'azione sindacale in difesa dei posti di lavoro, non è certo questo il criterio che deve sovraintendere all'organizzazione scolastica: le soluzioni vanno commisurate esclusivamente alle necessità e alle opportunità dei ragazzi, con uno sguardo al loro futuro umano e professionale.

Un'altra critica al modello che si vuole sperimentare non riguarda tanto la durata del percorso scolastico quanto la scelta dell'anno da tagliare. Perché ridurre il liceo a quattro anni? Non sarebbe meglio accorciare il ciclo precedente? É esattamente quello che fu proposto a suo tempo da un altro ministro, Luigi Berlinguer, che immaginò una scuola di base, le elementari e le medie inferiori di una volta, accorpata in un ciclo non più di otto ma di sette anni. In questo modo, iniziandosi il liceo un anno prima, si raggiungerebbe ugualmente lo scopo di portare i ragazzi alla maturità a diciotto anni. Questa soluzione sembra al momento incontrare più sostegno, ma l'eventuale riforma dovrebbe basarsi su un attento studio dei contenuti curricolari. Più in generale il sistema scolastico italiano va rivisto dalle fondamenta, anche in considerazione dei risultati negativi che da qualche anno va ottenendo nelle comparazioni internazionali, a cominciare dall'indagine PISA (Programme for International Student Assessment) che viene condotta ogni tre anni in una ventina di paesi poer iniziativa dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico). Anche se i più recenti risultati PISA, come si riferisce in questo stesso numero, mostrano un relativo miglioramento.

Sembra tuttavia evidente che se si vuole ridurre la durata del ciclo scolastico, bisogna al tempo stesso migliorare, e di molto, la qualità dell'apprendimento.

                                                        f. s. 
                                         

  


                                                  

 
 

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