In
molti paesi il ciclo scolastico dura dodici anni, portando
al diploma i diciottenni – In Italia c'è un anno in più,
si discute della possibilità di eliminarlo uniformando la
durata formativa a quella prevalente nel mondo – L'anno
prossimo partirà in alcune scuole una sperimentazione: la
secondaria superiore passa da cinque a quattro anni – Ma
è la strada migliore? Non si potrebbe invece, come si
propose in passato, accorciare il blocco primarie-medie
inferiori?
Sono
il liceo di scienze applicate Carlo Anti di Verona, il liceo
classico Orazio Flacco di Bari, l'istituto superiore Ettore
Majorana di Brindisi e l'istituto tecnico economico Enrico
Tosi di Busto Arsizio: quattro scuole statali che il
ministero dell'istruzione ha autorizzato a sperimentare la
riduzione del ciclo da cinque a quattro anni. Già alcune
scuole paritarie avevano avviato la sperimentazione, mentre
altri istituti potrebbero ricevere analoga autorizzazione
ministeriale. Si apre dunque la possibilità di raggiungere
il diploma non più a diciannove ma a diciotto anni,
diciassette per chi ha cominciato la primaria prima dei sei
anni di età. Il ministro Maria Chiara Carrozza si dice
convinta che questa sia la strada giusta per allineare la
durata del ciclo scolastico, portandola a dodici anni dagli
attuali tredici, a quella in vigore in moltissimi altri
paesi, dagli Stati Uniti alla Cina, dal Giappone alla
Russia, dalla Francia al Regno Unito.
Si
tratta di un progetto che stava molto a cuore a Francesco
Profumo, ministro nel precedente governo Monti e dunque
predecessore della Carrozza in Viale Trastevere.
Naturalmente la sperimentazione avviata in alcune scuole non
è che un primo passo, per generalizzare una nuova durata
del ciclo scolastico bisognerà infatti esaminare
attentamente i contenuti curricolari e quindi procedere per
via legislativa. Tuttavia l'iniziativa del ministero ha già
suscitato reazioni polemiche. La prima è quella dei
sindacati, che non è prevalentemente di natura pedagogica
ma riguarda piuttosto il timore di una drastica riduzione
degli organici. Per quanto sia comprensibile e degna di
rispetto l'azione sindacale in difesa dei posti di lavoro,
non è certo questo il criterio che deve sovraintendere
all'organizzazione scolastica: le soluzioni vanno
commisurate esclusivamente alle necessità e alle opportunità
dei ragazzi, con uno sguardo al loro futuro umano e
professionale.
Un'altra
critica al modello che si vuole sperimentare non riguarda
tanto la durata del percorso scolastico quanto la scelta
dell'anno da tagliare. Perché ridurre il liceo a quattro
anni? Non sarebbe meglio accorciare il ciclo precedente? É
esattamente quello che fu proposto a suo tempo da un altro
ministro, Luigi Berlinguer, che immaginò una scuola di
base, le elementari e le medie inferiori di una volta,
accorpata in un ciclo non più di otto ma di sette anni. In
questo modo, iniziandosi il liceo un anno prima, si
raggiungerebbe ugualmente lo scopo di portare i ragazzi alla
maturità a diciotto anni. Questa soluzione sembra al
momento incontrare più sostegno, ma l'eventuale riforma
dovrebbe basarsi su un attento studio dei contenuti
curricolari. Più in generale il sistema scolastico italiano
va rivisto dalle fondamenta, anche in considerazione dei
risultati negativi che da qualche anno va ottenendo nelle
comparazioni internazionali, a cominciare dall'indagine PISA
(Programme for International Student Assessment) che viene
condotta ogni tre anni in una ventina di paesi poer
iniziativa dell'Ocse (Organizzazione per la cooperazione e
lo sviluppo economico). Anche se i più recenti risultati
PISA, come si riferisce in questo stesso numero, mostrano un
relativo miglioramento.
Sembra tuttavia evidente che se si vuole ridurre la
durata del ciclo scolastico, bisogna al tempo stesso
migliorare, e di molto, la qualità dell'apprendimento.
- f.
s.
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