FOGLIO LAPIS - DICEMBRE - 2009

 
 

È un lettore del quotidiano parigino Le Monde a porre la questione, lamentando come il dibattito sull’istruzione verta quasi esclusivamente sulle modalità di funzionamento e non sulle finalità del sistema, né sul suo necessario adattamento al mutare dei tempi – Un altro lettore rivela: il programma di storia dei miei nipoti è identico a quello di mia madre nel 1932 – Intanto si fa avanti, anche in Francia, l’altra metà del cielo: la componente femminile surclassa mediamente la maschile

 

Una volta si trattava di trasmettere delle nozioni, ma oggi questo non basta più: i tempi nuovi implicano infatti una tale evoluzione e continua rielaborazione del sapere, che la nuova finalità della scuola deve consistere nel dare ai bambini e agli adolescenti la voglia e i mezzi d’imparare, di continuare e imparare ben oltre la scuola.  È quanto sostiene uno dei lettori intervenuti su Le Monde, il prestigioso quotidiano parigino, in un affollato dibattito sull’istruzione. Secondo questo lettore, quando si discute di scuola ci si limita generalmente a trattare del suo funzionamento, mentre se ne trascurano le finalità e la necessità di adattarsi flessibilmente ai tempi che cambiano.

Quali sono dunque le finalità da assegnarsi al sistema educativo? Almeno due dovrebbero essere, secondo lui e molti altri intervenuti nel dibattito, gli obiettivi fondamentali: insegnare a imparare e a riflettere, in altre parole dare capacità di analisi, far sì che i giovani acquisiscano i prerequisiti della cittadinanza, intendendo con questo termine la consapevolezza dell’identità collettiva e l’acquisizione dei valori della legalità. Si ricorda a questo proposito la fondamentale eredità di Jules Ferry, che fu più volte presidente del consiglio negli anni Ottanta del diciannovesimo secolo, ed è considerato il padre della scuola francese gratuita, obbligatoria e laica. Secondo Ferry il certificato di studi elementari, la prima conquista della scuola di massa, era da considerarsi né più né meno un diploma di cittadino.

Bisogna far tesoro, fanno notare altri partecipanti al dibattito che concordano su questi obiettivi da assegnarsi alla scuola, della straordinaria capacità dei giovani di adattarsi a universi virtuali, non sempre esemplari dal punto di vista civico, per educarli ai semplici valori di una corretta vita sociale. E poiché le sollecitazioni alle quali i bambini e i giovani sono sensibili provengono da meccanismi di tipo fortemente “teatrale”, bisogna ricorrere proprio a questo tipo di seducente spettacolarità. Dal dibattito sulle colonne di Le Monde emerge una proposta singolare: perché non aiutare gli insegnanti accompagnando alla formazione didattica quella teatrale? Per formare dei cittadini, la scuola ha bisogno di docenti che non si limitino a trasmettere nozioni e che sappiano catturare attenzione e interesse.

Ha bisogno, anche, di una visione aggiornata del sapere. Un lettore fa notare di essere rimasto sbalordito dalla constatazione che i suoi tre nipotini studiano storia secondo un programma esattamente identico a quello svolto da sua madre nel 1932. A proposito di donne, anche in Francia si conferma la tendenza a una netta prevalenza femminile nel rendimento scolastico. Le cifre diramate dal ministero dell’educazione nazionale sono assai eloquenti: su 150 mila allievi che ogni anno lasciano la scuola senza completarla centomila sono maschi; sette ragazze su dieci arrivano al diploma di scuola secondaria contro sei soli ragazzi; perfino al baccalauréat scientifico, che si è creduto a lungo appannaggio maschile, le ragazze fanno meglio. Poiché molti ragazzi vivono questa realtà come frustrante, e a volte reagiscono con atteggiamenti d’indifferenza o, peggio, di bullismo, c’è chi arriva a proporre il superamento delle classi miste. Ma a ben vedere questa sarebbe, per la scuola, una grave sconfitta.

 
                                                          r. f. l. 
                                         

    


                                                  

 
 

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