Le
lezioni di educazione civica, introdotte da cinque anni
nelle classi secondarie d’Inghilterra, saranno integrate
con l’insegnamento dei fondamentali valori britannici:
libertà di espressione, centralità della legge,
tolleranza reciproca, rispetto per l’uguaglianza – Si
tratta di una ricerca dell’identità che punta a creare
una coesione comunitaria – C’è consenso sulla
proposta delle autorità scolastiche ma qualcuno avverte:
attenzione al rischio di creare un mito
Nel luglio del 2005, quando il terrorismo colpì
Londra con una serie di cruenti attentati al sistema
metropolitano dei trasporti, il segretario all’istruzione
Alan Johnson affidò a Sir Keith Ajegbo, specialista di
problemi educativi, una ricerca sul sistema scolastico
inglese. Si trattava di capire quali responsabilità avesse
la scuola nel fallimento dell’integrazione di tanti
giovani appartenenti alle etnie immigrate provenienti da
quello che fu l’impero britannico. Erano stati infatti
giovani inglesi di questa provenienza, accecati dal
fanatismo religioso, a collocare quelle bombe. Sir Keith si
mise al lavoro, e nei giorni scorsi ha proposto, presentando
i risultati della sua indagine, che nella scuola secondaria
siano introdotti corsi di britishness, britannicità.
Che siano cioè insegnati i fondamentali valori britannici,
come la libertà di manifestazione del pensiero, la
centralità della legge, la tolleranza reciproca, il
rispetto dell’uguaglianza.
Il punto centrale della proposta è l’accostamento
del concetto d’identità a quello di diversità. Nella
società interetnica e interculturale, secondo lo studioso
inglese è vano tentare di raggiungere l’armonia
attraverso la negazione della propria identità. Al
contrario, è proprio esaltando i valori identitari che si
raggiunge lo scopo: se non altro perché uno di quei valori
è precisamente la tolleranza, che è riconoscimento
reciproco d’identità. Accogliendo favorevolmente la
proposta Nick Johnson, un componente della commissione per
l’uguaglianza razziale, sottolinea che si tratta, in realtà,
di valori universali, ma è la loro applicazione attraverso
la storia a renderli unici, e dunque portatori d’identità,
nelle isole britanniche.
L’insegnamento sarà infatti organizzato secondo
criteri storici: da notarsi che nel sistema scolastico
inglese la storia è facoltativa dopo i 14 anni. Si parlerà
per esempio della tratta degli schiavi, dell’espansione
dell’impero britannico, per arrivare a temi più
propriamente attuali come l’adesione del Regno Unito
all’Unione europea e il fenomeno migratorio. I ragazzi,
dice il segretario Johnson, devono essere incoraggiati a
considerare in modo critico le questioni del razzismo, della
pluralità etnica, delle religioni, con esplicite
connessioni all’attualità più stringente. Perché “i
valori che i nostri ragazzi imparano a scuola determineranno
quello che il nostro paese sarà nel futuro”.
La sede naturale delle lezioni di britishness saranno
i corsi di educazione civica, che nelle scuole secondarie
inglesi sono obbligatori da cinque anni. L’insegnamento
della citizenship, come si chiama oltre Manica con
riferimento alla condizione e ai diritti-doveri di citizen,
cittadino, fu introdotta nel 2002 come tentativo di
contrastare il disinteresse per la politica che si registra
da anni, e che si manifesta per esempio con partecipazioni
al voto molto basse: ma secondo gli ispettori scolastici in
tre istituti su quattro è condotto in modo insoddisfacente.
La proposta di Sir Keith dovrebbe rilanciarlo su basi più
efficaci e più attraenti.
Attorno all’iniziativa si è formato un vasto
consenso, anche da parte dell’opposizione conservatrice.
Ma qualche obiezione viene dal fronte degli insegnanti.
Alcune riserve sono di carattere puramente tecnico: potrebbe
essere difficile, si teme, aggiungere nuove tematiche a
programmi già molto densi. Altri segnalano la possibilità
che le buone intenzioni di Sir Keith possano degenerare fino
a determinare conseguenze opposte. Uno dei critici sostiene
per esempio che bisogna guardarsi dal rischio di creare un
mito imperiale insegnando che valori come la democrazia o la
giustizia sono esclusivamente britannici, facendo così
credere che la Gran Bretagna sia superiore agli altri paesi.
Fredi
Sergent
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