Nel
quadro della sua azione volta a diffondere una cultura
della legalità, la Lapis ha promosso un convegno
internazionale di studi sul tema “Sistema carcerario e
possibili alternative” - Patrocinato dal Ministero della
Giustizia, dalla Regione Toscana e dagli Enti locali, si
svolge a Cortona il 13 e 14 aprile – Vi si confrontano
specialisti di primissimo piano, giuristi provenienti dal
mondo accademico, operatori sociali, dirigenti
dell’amministrazione penitenziaria
Non sono i muri di pietra a fare un carcere, né le
sbarre di ferro una gabbia: così Richard Lovelace. Il poeta
inglese del Seicento, che per ragioni politiche aveva
sperimentato personalmente la reclusione, intendeva dire che
si può rinchiudere un corpo, ma non uno spirito libero,
capace di pensare e dunque di volare ben oltre quelle
sbarre, quei muri. Quello di Lovelace è un modo suggestivo
di relativizzare l’istituto della carcerazione, e proprio
per questo abbiamo scelto i suoi celebri versi come epigrafe
di un convegno in cui quell’istituto viene posto in
discussione. Si svolge fra le pietre antiche di Cortona, il
13 e 14 aprile. Vi partecipano specialisti di fama
internazionale, giuristi, operatori sociali, funzionari
dell’amministrazione penitenziaria.
Il tema, “Sistema carcerario e possibili
alternative”, apre di per sé la strada a una visione
della giustizia penale che possa prescindere dalla
reclusione del reo, per non parlare della sua eliminazione
fisica. Non a caso fra i primi relatori figura Louk Hulsman,
il teorico olandese dell’abolizionismo. La nostra proposta
ha suscitato notevole interesse, anche legato ad alcune
questioni di recente attualità: le polemiche sull’indulto
e l’iniziativa del governo italiano per la soppressione
della pena di morte nel mondo.
Ci si potrà chiedere come mai la Lapis, che si occupa
di problemi educativi, abbia voluto proporre queste
tematiche. È precisamente il percorso della nostra
esperienza che ci ha portati a questo. Poco meno di un
decennio fa, nell’autunno del 1997, segnalammo la nascita
della Lapis con un convegno di specialisti sulla dispersione
scolastica. Questo problema era al centro della nostra
attenzione, ci siamo sempre proposti di dare una fisionomia
precisa a una realtà che si presentava sfumata e sfuggente.
Non tardammo a constatare che il disagio scolastico è
strettamente connesso con l’illegalità. Sia perché nelle
cosiddette aree a rischio ci sono interessi criminali che
attraggono i minori, penalmente non perseguibili, al di
fuori della scuola per attivarli nella piccola manovalanza
del contrabbando e dello spaccio, sia perché i reietti
della scuola, quelli che non ce la fanno e ne vengono
espulsi (quei “ragazzi che la scuola perde”, per usare
le parole di Lorenzo Milani) molto spesso finiscono
nell’ampia rete della microcriminalità, ponendosi come
reclute potenziali della criminalità tout court.
Di qui il nostro interesse alla legalità, che si è
manifestato con numerose iniziative: dall’insistenza sul
ruolo prioritario da assegnarsi all’educazione civica nei
programmi scolastici alle campagne contro i rumori molesti,
da una più efficace interazione fra la scuola e le altre
istituzioni fino allo sforzo di contrastare l’immagine
“vincente” del bullo e sostituirla con un altro modello,
fondato sulla forza cristallina della tolleranza, sul
rispetto per gli altri (compresi i diversi, disabili o
stranieri che siano), su una vita individuale e sociale che
come una disciplina sportiva si organizzi attorno a regole
accettate e sentite come proprie, e che come una grande
scommessa esistenziale si fondi sui principi, sui valori
della nostra tradizione culturale.
Quanto al carcere, è naturale che c’interessi. Non
dovrebbe forse essere anche questo un’agenzia educativa?
È quanto prescrive la Costituzione della nostra repubblica,
al terzo comma dell’articolo 27: “Le pene non possono
consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e
devono tendere alla rieducazione del condannato”. Inoltre
il carcere non lo è forse troppo spesso, di fatto, una
scuola in senso negativo: nel senso che la promiscuità
carceraria favorisce lo scambio di competenze criminali, la
formazione di nuove leve della delinquenza?
Nelle intenzioni della Lapis questo convegno di
Cortona non è che il primo di una serie, a cadenza
probabilmente annuale, che permetterà di esplorare altri
terreni nel vasto pianeta del diritto e della legalità.
Chiameremo a raccolta il meglio del pensiero italiano,
europeo, internazionale. Il proposito è quello di un
appuntamento primaverile con le idee, che favorisca una
fioritura di analisi e di proposte destinata, se non proprio
a sciogliere i tanti nodi del nostro vivere civile, almeno a
vederci un pochino più chiaro.
Alfredo
Venturi
|