FOGLIO LAPIS - APRILE - 2005

 
 

Nelle scuole britanniche molti problemi assillano gli insegnanti, a cominciare dal fatto che le carenze di bilancio impediscono di attuare le nuove norme sugli orari di lavoro – Ma c’è di peggio: la violenza, per esempio, che molto spesso si esercita sui docenti – Al punto che per gli aggressori è stata proposta la pena del carcere fino a sei mesi – Altro assillo, le frequenti accuse contro gli insegnanti che poi si rivelano false: anche in questi casi si propongono sanzioni penali

    

 

C’è un profondo disagio nelle scuole di sua maestà britannica e a farne le spese, oltre la qualità educativa, è la serenità degli insegnanti e addirittura la loro incolumità e la loro sicurezza. Per questo i sindacati di categoria lanciano allarmi e invocano interventi. E poiché in questo scorcio di primavera il Regno Unito sta vivendo una intensa vigilia elettorale (si vota il 5 maggio per il rinnovo della camera dei comuni, ed è in ballo la conferma o la disdetta dell’attuale governo laburista), i politici dei due schieramenti contrapposti fanno a gara nel farsi carico di quei problemi e nel promettere soluzioni. I docenti costituiscono infatti un folto gruppo di elettori che tradizionalmente fanno un uso sistematico del loro diritto di voto: di qui l’interesse della politica nei loro confronti, particolarmente alto quando si approssima il voto ma poi destinato inevitabilmente a calare.

Una delle questioni che più assillano gli insegnanti inglesi è l’orario di lavoro, che tutti considerano eccessivo. Per questo i loro sindacati hanno ottenuto, qualche tempo fa, un impegno del governo per una sostanziale riduzione del carico di lavoro: per esempio i docenti possono calcolare come parte dell’orario il tempo dedicato alla correzione dei compiti e alla preparazione delle lezioni, mentre sono stati esentati da alcuni incarichi, come la supervisione del tempo ricreativo. Ora, alcuni mesi dopo che l’accordo è stato raggiunto, uno dei principali sindacati di categoria denuncia che in non tutte le scuole è di fatto entrato in vigore. Un decimo dei presidi d’Inghilterra e Galles, fanno sapere i rappresentanti del corpo docente, ignora del tutto le nuove norme.

Al sindacato degli insegnanti risponde quello dei presidi. Non è certo per cattiva volontà, fa sapere, ma semplicemente per mancanza di fondi. Nei bilanci d’istituto molto spesso il piatto piange, ed è impossibile finanziare nuovi impegni. Ridurre l’orario implica evidentemente l’assunzione di altro personale per tappare i buchi, ma per questo non ci sono soldi. È un dramma anche per noi, precisano i rappresentanti dei presidi, e molti non ci dormono la notte. Ma uno dei sindacati di categoria non vuole sentire ragioni, e invita i suoi iscritti a impugnare l’arma dello sciopero.

Del resto quello dei tempi di lavoro non è certo il solo problema che affligge gli insegnanti di sua maestà. Ce n’è un altro, quello della violenza nelle scuole, che investe la loro stessa sicurezza personale. Le aggressioni sono sempre più frequenti, soprattutto nelle scuole dei quartieri periferici delle grandi città, e molto spesso sono proprio i docenti a farne le spese. Tanto che Tim Collins, il ministro ombra dell’istruzione (cioè il titolare del dicastero educativo nel governo virtuale dell’opposizione conservatrice) promette che in caso di vittoria dei Tories il 5 maggio sarà varata una nuova legge che punirà l’aggressione a un docente con la stessa severità con cui si sanziona chi aggredisce un funzionario di polizia, cioè una pena detentiva fino a sei mesi. Naturalmente il governo laburista ha subito assicurato che per proteggere adeguatamente gli insegnanti non è necessario rovesciare la maggioranza: ha infatti garantito un maggiore impegno in materia.

I sindacati di categoria  non si accontentano, del resto, che vengano inasprite le pene per gli aggressori. Chiedono anche che i ragazzi violenti vengano espulsi permanentemente dalle scuole britanniche. Vogliono inoltre che venga affrontato ilo fenomeno dilagante delle false accuse agli insegnanti. Si fa notare che soltanto il quattro per cento delle denunce contro i docenti, portate avanti dagli alunni o dalle loro famiglie, alla fine si rivela fondato. Ma prima che si arrivi alla verità il povero insegnante deve subire di tutto, dalla perdita d’autorità e di prestigio alla sospensione dall’incarico.

Molti di loro sono entrati in depressione in seguito a false accuse. Come quello che era stato falsamente accusato di avere scaraventato un ragazzo in un tombino: erano stati invece i suoi compagni, che poi avevano considerato divertente completare l’impresa denunciando il professore. O quel maestro di suola elementare, trascinato in giudizio da un ex allievo ormai ventenne con la tremenda accusa di averne subito abusi sessuali dieci anni prima. Alla fine l’accusatore ha confessato che si era inventato tutto sulla base di una soap opera televisiva.

Di fronte a questa casistica, i sindacati chiedono che i responsabili di simili false accuse vengano chiamati a rispondere penalmente, e che i fascicoli relativi ai docenti la cui posizione è stata chiarita vengano rimossi dagli archivi della polizia. In questa stagione di premurose attenzioni elettorali, tutti promettono pronti interventi: ma gli insegnanti non si fanno troppe illusioni.

 

                                                                                                                                                               r.f.l.

 
 

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