Nelle
scuole britanniche molti problemi assillano gli
insegnanti, a cominciare dal fatto che le carenze di
bilancio impediscono di attuare le nuove norme sugli orari
di lavoro – Ma c’è di peggio: la violenza, per
esempio, che molto spesso si esercita sui docenti – Al
punto che per gli aggressori è stata proposta la pena del
carcere fino a sei mesi – Altro assillo, le frequenti
accuse contro gli insegnanti che poi si rivelano false:
anche in questi casi si propongono sanzioni penali
C’è un profondo disagio nelle scuole di sua maestà
britannica e a farne le spese, oltre la qualità educativa,
è la serenità degli insegnanti e addirittura la loro
incolumità e la loro sicurezza. Per questo i sindacati di
categoria lanciano allarmi e invocano interventi. E poiché
in questo scorcio di primavera il Regno Unito sta vivendo
una intensa vigilia elettorale (si vota il 5 maggio per il
rinnovo della camera dei comuni, ed è in ballo la conferma
o la disdetta dell’attuale governo laburista), i politici
dei due schieramenti contrapposti fanno a gara nel farsi
carico di quei problemi e nel promettere soluzioni. I
docenti costituiscono infatti un folto gruppo di elettori
che tradizionalmente fanno un uso sistematico del loro
diritto di voto: di qui l’interesse della politica nei
loro confronti, particolarmente alto quando si approssima il
voto ma poi destinato inevitabilmente a calare.
Una delle questioni che più assillano gli insegnanti
inglesi è l’orario di lavoro, che tutti considerano
eccessivo. Per questo i loro sindacati hanno ottenuto,
qualche tempo fa, un impegno del governo per una sostanziale
riduzione del carico di lavoro: per esempio i docenti
possono calcolare come parte dell’orario il tempo dedicato
alla correzione dei compiti e alla preparazione delle
lezioni, mentre sono stati esentati da alcuni incarichi,
come la supervisione del tempo ricreativo. Ora, alcuni mesi
dopo che l’accordo è stato raggiunto, uno dei principali
sindacati di categoria denuncia che in non tutte le scuole
è di fatto entrato in vigore. Un decimo dei presidi
d’Inghilterra e Galles, fanno sapere i rappresentanti del
corpo docente, ignora del tutto le nuove norme.
Al sindacato degli insegnanti risponde quello dei
presidi. Non è certo per cattiva volontà, fa sapere, ma
semplicemente per mancanza di fondi. Nei bilanci
d’istituto molto spesso il piatto piange, ed è
impossibile finanziare nuovi impegni. Ridurre l’orario
implica evidentemente l’assunzione di altro personale per
tappare i buchi, ma per questo non ci sono soldi. È un
dramma anche per noi, precisano i rappresentanti dei
presidi, e molti non ci dormono la notte. Ma uno dei
sindacati di categoria non vuole sentire ragioni, e invita i
suoi iscritti a impugnare l’arma dello sciopero.
Del resto quello dei tempi di lavoro non è certo il
solo problema che affligge gli insegnanti di sua maestà. Ce
n’è un altro, quello della violenza nelle scuole, che
investe la loro stessa sicurezza personale. Le aggressioni
sono sempre più frequenti, soprattutto nelle scuole dei
quartieri periferici delle grandi città, e molto spesso
sono proprio i docenti a farne le spese. Tanto che Tim
Collins, il ministro ombra dell’istruzione (cioè il
titolare del dicastero educativo nel governo virtuale
dell’opposizione conservatrice) promette che in caso di
vittoria dei Tories il 5 maggio sarà varata una nuova legge
che punirà l’aggressione a un docente con la stessa
severità con cui si sanziona chi aggredisce un funzionario
di polizia, cioè una pena detentiva fino a sei mesi.
Naturalmente il governo laburista ha subito assicurato che
per proteggere adeguatamente gli insegnanti non è
necessario rovesciare la maggioranza: ha infatti garantito
un maggiore impegno in materia.
I
sindacati di categoria
non si accontentano, del resto, che vengano inasprite
le pene per gli aggressori. Chiedono anche che i ragazzi
violenti vengano espulsi permanentemente dalle scuole
britanniche. Vogliono inoltre che venga affrontato ilo
fenomeno dilagante delle false accuse agli insegnanti. Si fa
notare che soltanto il quattro per cento delle denunce
contro i docenti, portate avanti dagli alunni o dalle loro
famiglie, alla fine si rivela fondato. Ma prima che si
arrivi alla verità il povero insegnante deve subire di
tutto, dalla perdita d’autorità e di prestigio alla
sospensione dall’incarico.
Molti di loro sono entrati in depressione in seguito a
false accuse. Come quello che era stato falsamente accusato
di avere scaraventato un ragazzo in un tombino: erano stati
invece i suoi compagni, che poi avevano considerato
divertente completare l’impresa denunciando il professore.
O quel maestro di suola elementare, trascinato in giudizio
da un ex allievo ormai ventenne con la tremenda accusa di
averne subito abusi sessuali dieci anni prima. Alla fine
l’accusatore ha confessato che si era inventato tutto
sulla base di una soap opera televisiva.
Di fronte a questa casistica, i sindacati chiedono che
i responsabili di simili false accuse vengano chiamati a
rispondere penalmente, e che i fascicoli relativi ai docenti
la cui posizione è stata chiarita vengano rimossi dagli
archivi della polizia. In questa stagione di premurose
attenzioni elettorali, tutti promettono pronti interventi:
ma gli insegnanti non si fanno troppe illusioni.
r.f.l.
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