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Mediamente,
la consistenza di una classe nelle scuole britanniche, costantemente
cresciuta nell’ultimo triennio, ha mantenuto quest’anno il livello
di ventidue alunni, raggiunto nel 2000. Ci si sforza ora di abbassarlo
ulteriormente, intervenendo soprattutto dove la densità supera i
trenta, giudicati la soglia che sarebbe opportuno non valicare.
Venendo alla proporzione alunni-insegnanti il dato complessivo è di
18,4, per la scuola media di 17,1. Quest’ultimo dato, precisano le
fonti ministeriali, rappresenta un leggero progresso rispetto
all’anno scorso, quando il rapporto era a 17,2. La promessa di
ridurre la densità nell’insegnamento pubblico, in particolare
riducendo tutte le classi del Regno Unito a una consistenza inferiore
a trenta, faceva parte del programma elettorale del partito laburista
oggi al governo. L’annuncio
e l’interpretazione delle cifre ufficiali hanno suscitato aspre
polemiche, come regolarmente capita in un paese in cui i problemi
della scuola sono universalmente sentiti come prioritari. Al centro
delle critiche rivolte dall’opposizione conservatrice la tesi
secondo cui in realtà nella scuola media la densità è aumentata, e
le cifre del governo mostrano un ingannevole miglioramento solo perché
ottenute attraverso il confronto di dati non omogenei. Theresa May,
ministro dell’istruzione nel “gabinetto ombra”
dell’opposizione, il rapporto alunni-docenti nella scuola media,
oggi pari a 17,1, era sensibilmente inferiore (16,7) prima
dell’avvento laburista. Quanto
alla densità per classe, il ministro-ombra cita un dato assoluto:
prima dell’attuale amministrazione gli alunni che affollavano classi
oltre i trenta erano 108 mila di meno. Un altro esponente
dell’opposizione sostiene che se fossero stati confrontati dati
omogenei, il rapporto alunni-insegnanti sarebbe rimasto lo stesso, non
sarebbe calato come rivendica il governo. Fonti ministeriali difendono
la correttezza della rilevazione statistica, precisando che quel
rapporto è calato grazie al maggior numero di insegnanti in organico. Salomonico
il giudizio di Nigel de Gruchy, capo di uno dei sindacati britannici
degli insegnanti. Sarebbe sciocco, dice, non riconoscere il successo
governativo nel ridurre la consistenza delle classi elementari, ma
nella scuola media il ministero dell’educazione non può vantare
analoghi successi. Anche John Dunford, a nome di un’associazione dei
capi d’istituto, pone l’accento sulla situazione ancora
insoddisfacente della scuola media: abbiamo il rapporto alunni-docenti
più alto dell’ultimo quarto di secolo. Un altro rappresentante
sindacale, David Hart, dice che le cifre relative sia alla densità,
sia al rapporto alunni-insegnanti, mostrano un sistema in movimento
verso la giusta direzione. Un movimento visibilmente accentuato nelle
elementari, al contrario appena accennato nelle medie. Certo molto resta da fare, nella scuola pubblica di Sua Maestà britannica. Il rapporto medio alunni-docenti nell’intero comparto delle elementari e delle medie, pari a 18,4, è quasi doppio di quello delle scuole private dello stesso ordine: 9,9. E proprio questo rapporto ottimale, fa notare la BBC, è una delle più importanti fra le ragioni che inducono molte famiglie del Regno Unito, quelle che se lo possono permettere, a iscrivere i loro figli alle costose scuole private. o.g.b.
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