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La
scuola alla scoperta del lavoro. E’ la formula che riassume il senso
di un progetto che la Lapis sta cercando di promuovere agendo da un
lato nei confronti della scuola, dall’altro dei rappresentanti delle
categorie artigiane e della piccola impresa. L’obiettivo è
piuttosto ambizioso: si tratta di contribuire a colmare il baratro che
separa tradizionalmente la scuola italiana dal mondo produttivo. Per
farlo occorrono due cose: da una parte promuovere il valore della
manualità, storicamente sacrificato dall’impostazione umanistica
della vecchia scuola di élite (del resto a torto, considerato il
ruolo che nella rivoluzione culturale dell’umanesimo ebbero le
botteghe delle arti, dove l’abilità manuale era l’indispensabile
mezzo di espressione delle elaborazioni concettuali), abituare a
“fare” oltre che a studiare, trasmettere il piacere del risultato
concreto, del lavoro ben fatto. Dall’altra parte bisogna sollecitare
l’incontro diretto fra la scuola e quella parte della società
civile che progetta, lavora e produce. Da
queste riflessioni nasce il nostro progetto, la “scoperta del
lavoro” che proponiamo alla scuola. Il piano si articola in due fasi
nettamente distinte. La fase numero uno ha un carattere preliminare e
si riferisce ai primi sette anni di scuola e consiste in pratica nel
potenziamento delle attività di laboratorio. Ogni istituto potrà
elaborare, nell’ambito della propria autonomia, programmi che
possono anche avvalersi di contributi esterni, per esempio visite di
esperti di vari settori produttivi che si affiancano agli insegnanti
di educazione tecnica per trasmettere procedure particolari e
“segreti del mestiere”, o anche solo per illustrare il proprio
lavoro ed eventualmente per contribuire alla valutazione di quello
degli alunni. Ovviamente indispensabile, in questo quadro,
l’acquisizione e il perfezionamento delle tecniche informatiche. I
singoli istituti potranno anche organizzare la formulazione dei loro
progetti in modo da rendere possibili finanziamenti pubblici,
nazionali o europei, per la copertura degli eventuali costi.
Naturalmente
non è così semplice: le rigide norme che regolano l’apprendistato
sembrano fatte apposta per scoraggiare un simile disegno. Per questo
proponiamo un intervento normativo, che alleggerisca artigianato e
piccola impresa dei tanti oneri diretti e indiretti che ostacolano di
fatto la trasmissione diretta del sapere tecnico. Al tempo stesso
bisognerà garantire ai ragazzi un’adeguata copertura assicurativa,
e un regime di contributi figurativi. Per questo servirebbe
l’iniziativa congiunta, sentite le parti sociali interessate, dei
due ministeri competenti, Pubblica Istruzione, Lavoro e previdenza
sociale. L’intervento governativo sarebbe giustificato non soltanto
dall’evidente portata sociale dell’iniziativa, ma anche dal suo
contenuto economico. Contribuendo a facilitare il reperimento di
personale sul mercato del lavoro, il progetto avrebbe infatti funzione
di stimolo sul sistema produttivo (che oggi arranca, in molte parti
del paese, proprio per la difficoltà di colmare gli organici), con
benefici per l’occupazione giovanile e ritorni di carattere fiscale. Secondo l’approccio caratteristico della Lapis, abbiamo cercato di verificare la proponibilità dell’iniziativa attraverso il contatto diretto con gli interessati. Dopo avere visitato i rappresentanti dell’artigianato e della piccola impresa in alcune decine di città che coprono praticamente tutte le regioni d’Italia, possiamo affermare con piena soddisfazione che il progetto incontra il favore, a volte persino entusiastico, degli addetti ai lavori. Era ora che qualcuno immaginasse qualcosa del genere, ci siamo sentiti dire in numerose occasioni. Un risultato incoraggiante, che ci induce a proseguire nel nostro sforzo di mobilitazione attorno a un obiettivo che possiamo considerare largamente condiviso. Siamo certi che la scuola, dopo gli esponenti del mondo produttivo, saprà cogliere il concreto spessore dell’iniziativa, muovendo così “alla scoperta del lavoro”. r.f.l. |