La maestra e il maestro

 

PREOCCUPA L’ECLISSE

DELLA FIGURA MASCHILE

 

 

     Bisogna imparare a vedere il mondo con gli occhi dell’uomo e della donna”. Questa la ragione per cui un ragazzo fiorentino di diciotto anni, studente in un liceo scientifico, considera allarmante la carenza di maestri accanto alle maestre che monopolizzano ormai l’insegnamento elementare. E’ una fra le più significative fra le risposte al nostro sondaggio, che sono nella stragrande maggioranza affermative rispetto alla prima domanda: ritieni preoccupante questa scuola quasi esclusivamente al femminile? Sia da parte degli insegnanti, sia dei genitori, sia dei ragazzi, è un coro di sì: la carenza della figura maschile nella scuola di base (in tutta la scuola, precisano alcuni) è un elemento negativo e bisognerebbe fare qualcosa per modificare la situazione.

 

     Le regole di un corretto dibattito impongono che si dia voce anche a chi non è di questo parere: si tratta del resto di una minoranza marginale, ma non insignificante. Alcuni di loro convengono che sarebbe auspicabile una più equilibrata distribuzione fra i sessi della professione magistrale, ma sottolineano il fatto che quello che conta davvero non è il sesso dell’insegnante, ma la sua competenza. L’accento è dunque spostato sulla formazione dei docenti. Altri ritengono che l’influsso formativo della figura maschile debba provenire dal padre piuttosto che dall’insegnante, e che soprattutto nei primissimi anni non possa considerarsi un male che sia una maestra a prendere il posto della madre, nella fase delicata della transizione dalla famiglia alla società.

 

     La questione del rapporto fra padre e docente viene affrontata anche da molti fra coloro che deprecano il fenomeno della femminilizzazione scolastica. La carenza della figura maschile, sostengono costoro, è aggravata proprio dal fatto che i padri, come rivelano numerosi sondaggi d’opinione, dedicano sempre meno tempo ai loro figli: ne consegue che non solo a scuola, ma anche in famiglia i bambini crescono in un universo quasi esclusivamente femminile. E questo limita la loro visione del mondo. Più in generale, alcuni ritengono che i genitori dovrebbero stare più a lungo con i figli: in questo modo si recupererebbe quell’armonia fra i sessi che invece a scuola è totalmente squilibrata. Una nota interessante viene da un ragazzo di tredici anni, che risponde da Torino: “mi vergogno di esprimere i miei pensieri alle insegnanti donne”.

 

     Molti fra i partecipanti al sondaggio puntano il dito sulle due questioni correlate del trattamento economico e del prestigio sociale dei docenti. Se i ragazzi, a differenza dalle ragazze, non pensano all’insegnamento elementare come a un possibile sbocco professionale, è anche perché i maestri sono mal pagati e non godono di molta considerazione. Una madre pone il problema in modo particolare: “vorrei proprio sapere perché i miei figli, maschi, non possono usufruire a scuola di una presenza maschile quando tanti si dichiarano disoccupati…”. Per concludere, una nota controcorrente. É quella di un ragazzo diciassettenne di Prato che frequenta il liceo classico. Alla seconda domanda: hai preso in considerazione la possibilità di avviarti all’insegnamento elementare?, è fra i pochissimi a rispondere sì. E spiega: “la ritengo una professione stimolante e piena di soddisfazioni”.

 

 

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