Stiamo
per pubblicare una serie di interviste su un tema che da
tempo ci sta a cuore: la progressiva scomparsa della
figura maschile dall’insegnamento elementare – Nel
nostro libretto, che sarà possibile leggere anche in
rete, le esperienze e le testimonianze di chi vive in
prima persona, fra rimpianti e speranze, la realtà
contraddittoria della nostra scuola
“C’era
una volta il maestro. Una specie in via di estinzione
racconta se stessa”. Questi il titolo e il sottotitolo
di una pubblicazione della Lapis che sta per vedere la luce,
e che fra pochi giorni sarà possibile leggere anche in rete. Si tratta di una serie di interviste su un tema che ci
sta particolarmente a cuore e del quale ci siamo più volte
occupati: la progressiva scomparsa della figura maschile
dall’insegnamento, soprattutto nella scuola elementare.
Riportiamo qui di seguito, per illustrare brevemente il
senso dell’iniziativa, il capitolo introduttivo.
L’idea di raccogliere le testimonianze delle
esperienze didattiche di maestri e delle aspirazioni di
giovani studenti alla vigilia della fatidica scelta
professionale ci è venuta durante la preparazione di un
sondaggio nel nostro sito Internet sul tema della
progressiva scomparsa della figura maschile tra i docenti,
in particolare elementari. Il perché di tanta attenzione da
parte nostra a questa carenza sta nel fatto che noi
riteniamo il fenomeno estremamente preoccupante anche se
nelle cronache non viene mai menzionato né come
“problema” né in alcun altro modo. Del resto era nostro
dovere affrontarlo, visto che da anni ormai ci occupiamo
delle varie problematiche connesse con la scuola
dell’obbligo, coinvolgendovi di volta in volta esperti di
varia provenienza, per esempio del mondo produttivo, di
quello giudiziario ed altri
ancora, cercando insomma di avvicinare alla scuola ogni
settore della società civile.
Non
mi dilungo a spiegarvi, cari lettori, perché consideriamo
“preoccupante” che i primi anni di scuola per i nostri
bambini siano esclusivamente tinti di rosa, tanto è vero
che, come racconta uno dei nostri intervistati, a Torino le
circolari nella scuola elementare sono sempre indirizzate
alle “care colleghe”, non mi dilungo perché, carente io
stessa di nozioni psicopedagogiche, parlo esclusivamente con
il buon senso di una mamma che vorrebbe per i propri figli
al loro ingresso nella società civile, una situazione
educativa più equilibrata. Il buon senso richiede infatti
che, se gli alunni sono “misti”, debbano necessariamente
esserlo anche gli insegnanti, perché ai piccoli sia data la
possibilità di scegliersi simbolicamente i propri modelli
di riferimento.
Questo
opuscolo contiene sei interviste, raccolte nei mesi di
maggio e giugno 2001 con la sola eccezione di quella che
riguarda il maestro Mario Ruggiu, frutto di una
conversazione che risale all’estate del 1998. Inoltre
presentiamo come introduzione la lettera che Alberto Manzi,
l’indimenticabile maestro televisivo di Non è mai
troppo tardi, mandava ai suoi alunni che terminavano la
scuola elementare. E’ la lettera di un uomo che si fece
piccolo piccolo perché a lui interessava essere compreso
dai bambini, ma era un gigante nella professionalità e
soprattutto nel cuore. La speranza è dunque che il nostro
libriccino apra un dibattito tra gli esperti, psicologi, educatori,
politici ed economisti, dato che il principale motivo di
questa carenza sembra di natura economica. Noi genitori
auspichiamo una scuola non di missionari scontenti perché
forzati, ma di seri professionisti soddisfatti perché no
anche del loro reddito e della loro posizione sociale. Tutto
ciò siamo convinti che andrebbe molto a vantaggio della
qualità dell’insegnamento. Amen.
m.f.v.
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