Sulla
scuola che riparte l’ombra tragica degli avvenimenti
americani, le inquietudini e le incertezze di un mondo
assalito dalla barbarie – E’ un anno scolastico per
altri versi anomalo: la riforma dei cicli bloccata,
tappati i buchi nel corpo docente ma con l’inaccettabile
eccezione degli insegnanti di sostegno, ridotti gli
organici del personale tecnico e amministrativo
Doveva
essere l’anno della riforma dei cicli, una riforma, cito
Annalisa Fara, insegnante elementare che così si è sfogata
sul settimanale Diario (anno VI, n. 37), “discutibile
ma interessante, avviata da un ministro discusso ma
coraggioso, pensata ed elaborata da esperti e saggi al di
sopra di ogni sospetto e portata avanti da un altro
ministro, autorevolissimo linguista”. La maestra, che
insegna in una scuola sarda, rassicura i suoi alunni:
“Niente paura, bambini! Io non vi butterò via insieme con
l’acqua sporca, starò ancora più attenta, non permetterò
che la strana aria di restaurazione, che serpeggia dopo il
blocco, ci travolga”.
Annalisa
Fara esprime un disagio diffuso, all’inizio di questo anno
scolastico, lo stesso che un altro insegnante esprime, nella
medesima sede, rivendicando al posto delle “tre I” della
formula scolastica proposta dalla nuova maggioranza di
governo (inglese, internet, impresa), tre I decisamente
alternative: ideale, intelligenza, ironia. Che non
escludono, del resto, i singoli contenuti di quello slogan,
limitandosi a rifiutarne la semplicistica priorità.
Una
ripresa scolastica all’insegna della riforma congelata,
dunque, e sovrastata dall’ombra terribile del furore
barbarico scagliato sugli Stati Uniti d‘America. Dal senso
di insicurezza che gli avvenimenti di New York e Washington
hanno diffuso nel mondo, dall’inquietudine che turba ogni
ragionevole prospettiva di un futuro decente, per noi e
soprattutto per loro, i nostri ragazzi. Il ministro Letizia
Moratti li ha opportunamente invitati a parlarne con i loro
insegnanti, a cercare di ragionarci sopra, a non tenersi
dentro i dubbi e le paure.
Come
al solito, la scuola riparte gravata di mille problemi. E’
stato risolto, o era in via di soluzione alla ripresa delle
lezioni, quello degli organici docenti con la nomina di 80
mila supplenti, ma con un’eccezione che davvero non si
vorrebbe registrare, quella degli insegnanti di sostegno.
Bisogna ricordare che nelle 371 mila classi italiane dalle
materne alle superiori, fra i sette milioni e 600 mila
studenti, ce ne sono 130 mila penalizzati da handicap di
varia natura. Molti, troppi di loro si trovano in classi
troppo affollate, e privi di docenti di sostegno. E’ come
moltiplicare per dieci, per cento il loro handicap.
Altro
problema grave, quello del personale tecnico e
amministrativo. La necessità di liberare risorse per altri
impieghi ha portato al taglio per decreto di 18 mila posti
di lavoro, e si noti che già molti istituti erano alle
prese con gravi carenze di personale. Forse non si
sottolineerà mai abbastanza quanto il buon funzionamento
della scuola, soprattutto in regime di autonomia, dipenda
anche dall’impegno del personale non docente. Anche qui,
come per il sostegno ai disabili, bisognerà fare un
massiccio ricorso al lavoro straordinario, e all’italianissima
arte di arrangiarsi.
L’anno
scolastico 2001/02 è dunque scattato, e anche se
l’orizzonte appare oscurato da troppe nubi è comunque
tempo di incoraggiamenti e auguri. Per i sette milioni e 600
mila studenti che certo meritano una scuola migliore, per i
loro 750 mila insegnanti che vorremmo restituiti
all’antico prestigio del ruolo, così nevralgico, così
vitale. Nella speranza che la riforma “discutibile ma
interessante”, per riprendere le parole della maestra
Fara, venga magari ridiscussa, integrata, modificata: ma non
ripudiata. Non è questo che merita.
r.f.l.
|