L'indagine
conoscitiva del grado d'istruzione dei giovani di leva,
frutto dell'intesa fra la Lapis e il Comando della Regione
Militare Sud, conferma una volta ancora gli alti livelli
di dispersione che abbiamo sempre denunziato - I dati
emersi dal sondaggio su un campione di più di tremila
diciottenni delle province di Napoli, Bari e Catanzaro,
elaborati dal Centro di sperimentazione e ricerca
sull'immaginario di Torino, parlano di una scuola vissuta
come esperienza difficile e troppo spesso precocemente
interrotta
Ricordo
mio fratello di ritorno dal servizio militare, raccontava di
avere conosciuto giovani che neanche sapevano scrivere il
loro nome. Questo circa vent’anni fa, e la cosa non mancò
di stupirmi. Purtroppo racconti simili, tra una battuta e
una risata, se ne sentono anche oggi, ma più che divertire
dovrebbero indignare. Perché oggi si fa un gran parlare di
riforma scolastica, di scuola pubblica e privata. Gli
insegnanti, da parte loro, lamentano di essere tartassati
dalle richieste di continui aggiornamenti, richieste non
sostenute da adeguati compensi per il loro, così dicono,
superlavoro. Da parte mia, come presidente di questa
organizzazione nazionale volta ad affrontare il problema
dell’evasione dalla scuola dell’obbligo, posso
confermare che ovunque le nostre delegazioni Lapis si siano
presentate per verificare il reale stato della scuola di
base la risposta, nei vari provveditorati di Sicilia,
Sardegna, Campania, ecc., era sempre la stessa e cioè: i
bambini sono tutti regolarmente iscritti, esistono
osservatori a garanzia del rispetto della frequenza, insomma
la situazione è sotto il vigile controllo dell’autorità
scolastica.
Ma
allora è forse fatto di extraterrestri, questo 11 per cento
di ragazzi che dichiarano di non avere raggiunto il diploma
di scuola media inferiore, o questo 6,7 per cento che
ammette tranquillamente – davvero scandaloso in un Paese
civile – di non avere nemmeno raggiunto la quinta
elementare? Dov’erano quegli insegnanti, erano forse
troppo impegnati a leggere le circolari del ministero per
accorgersi dei bambini che perdevano per strada? E perché
queste mancate frequenze non furono segnalate come di dovere
ai carabinieri, se proprio non c’era altro da fare? Mi si
dirà che i dati emersi dalla nostra indagine rispecchiano
una situazione di un decennio fa, quando gli attuali giovani
di leva erano in età di scuola elementare: ma spero non si
vorrà farmi credere che dopo dieci anni il problema non
esiste più…
Più
di tremila ragazzi di Napoli, Bari e Catanzaro hanno
costruito, partecipando al sondaggio frutto dell’intesa
fra la Lapis e il Comando della Regione Militare Sud,
l’immagine di una scuola ostile ma al tempo stesso
agognata. Infatti l’indicazione più sconcertante che
emerge dalla lettura dei dati, elaborati dal Centro di
sperimentazione e ricerca sull’immaginario di Torino, è
il desiderio di istruzione che questi ragazzi manifestano,
rispondendo che avrebbero voluto studiare più a lungo e che
sono favorevoli all’innalzamento dell’obbligo: ma in una
scuola diversa, così come la auspicano per i loro figli.
Diversa da che cosa? Per esempio dalla scuola che non seppe
suscitare l’interesse del piccolo Silvestro delle Cave, da
quegli insegnanti che dopo la tragica morte del bambino
dissero, bell’esempio di deontologia professionale, che
Silvestro aveva sempre regolarmente giustificato le sue
ripetute assenze. Vergogna, e si unisce al nostro grido
Daniela, la mamma calabrese di due bambini bellissimi e
intelligentissimi, uno dei quali con gravi difficoltà di
linguaggio. Nell’ultimo anno di asilo Daniela chiese per
Andrea l’insegnante di sostegno. Si presentò a casa sua
una signora che le disse di conoscere il suo problema (alla
faccia della privacy) e la sua richiesta, e la invitò a far
pressione sull’autorità scolastica perché quel posto
fosse assegnato a lei, seconda in graduatoria. Bambini
quindi ridotti a merce persino a scuola. Possibile che
nessuno abbia inculcato a quella insegnante un minimo di
rispetto per una famiglia già colpita dal problema
dell’handicap?
Vergogna,
è settembre, in molti paesi l’avvio dell’anno
scolastico è una festa di
ragazzi e di famiglie. Per esempio in Germania i
bambini celebrano l’inizio delle lezioni confezionando
lunghi cappelli a punta. Da noi la stampa scritta e
televisiva, al di là delle solite lamentose litanie sul
“problema” scuola, che quindi viene vissuto anche dai
bambini come una “gran palla”, si concentra
sull’elezione di Miss Italia. Mi colpisce la foto di una
certa Miss Eleganza, eletta anche grazie allo sfoggio di una
grande tatuaggio sul sedere. Non so da chi fosse composta la
giuria che ha fatto quella scelta: certo non dai ragazzi che
hanno faticosamente consegnato ai nostri formulari il
bruciante segreto del loro insuccesso scolastico. Se i
canoni che definiscono l’eleganza sono questi, del resto
perfettamente in linea con la volgarità dilagante in
televisione e altrove, bisogna amaramente concludere che la
situazione educativa nel nostro Paese è ancora più tragica
di quella tratteggiata dai ragazzi che pochi anni fa
preferirono, piuttosto che “perdere tempo” a scuola,
andarsene a lavorare.
-
Marilena Farruggia Venturi
-
presidente della LAPIS
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