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Parte
la campagna “Non rompetemi i timpani” contro
l’inquinamento acustico
Il Comune
aderisce all’invito della Lapis
Saranno
pubblicati i risultati raggiunti in termini di contenimento
del fenomeno
SIRACUSA
– Il Comune di
Siracusa ha aderito alla campagna contro i rumori molesti
chiamata “Non rompermi i timpani” e lanciata dalla Lapis,
Libera Associazione per il Progresso dell’Istruzione,
nell’ambito delle sue iniziative di educazione alla legalità.
La
campagna, per la quale è già stata istituita un’apposita
commissione, sai sviluppa in due parti. La prima, di carattere
pratico, consiste nel mettere gratuitamente a disposizione dei
Comuni il materiale grafico, curato dall’artista Suor
Mariarosa Guerrini, necessario per allestire manifesti da
affiggere nelle strade di maggior traffico.
Agli
stessi Comuni proponiamo di installare nei pressi dei
manifesti macchine di rilevamento acustico, in modo da poter
misurare l’impatto della campagna sul comportamento degli
automobilisti. La seconda parte del progetto è indirizzata
specificatamente alle scuole. Si tratta di organizzare visite
di specialisti quali igienisti, audiologi e andrologi che
illustrino i danni devastanti dell’esposizione a rumori
eccessivi a carico di numerose funzioni organiche.
È
anche previsto l’intervento di uomini di legge che
affronteranno il tema dal punto di vista normativo, a partire
dall’articolo 659 del codice penale, che punisce i rumori
molesti.
A tutto
questo si affiancherà un’azione nazionale di informazione,
che renderà noti i Comuni che avranno aderito
all’iniziativa e gli eventuali risultati raggiunti in
termini di contenimento del fenomeno.
Prevediamo
infine fra qualche mese un convegno che farà il punto della
campagna anti-rumori promossa dalla Lapis. Saranno invitati
specialisti, medici e giuristi, e rappresentanti dei Comuni
coinvolti.
Sede
del convegno sarà probabilmente la suggestiva e silenziosa
cornice dell’Eremo di Lecceto a Siena.
L’iniziativa
è stata illustrata ieri mattina con una conferenza stampa
all’assessorato alle Politiche scolastiche e alla Protezione
civile in via Elorina. Presenti la presidentessa nazionale
della Lapis Marilena Venturi, il sindaco Giambattista
Bufardeci, gli assessori Vinciullo e Romano.
Siracusa,
è stato detto dall’assessore all’ambiente Sebastiano
Romano, è una città che in alcuni punti del territorio
soffre di inquinamento acustico. Si tratta di quei punti
soggetti al traffico delle automobili e nelle fasce orarie
determinate. Quelle di punta. L’assessore continua a
lamentarsi del cattivo comportamento dei cittadini siracusani
che non rispettano le prescrizioni in tema di rispetto
acustico. Per questo motivo verranno potenziate le misure di
repressione della trasgressione delle norme. Ma accanto alla
repressione si vuole incentivare la prevenzione puntando
sull’aiuto dei bambini.
Che
oltre a farci smettere di fumare, di urlare e di guardare la
televisione, dovrebbero fare in modi di strombazzare meno con
le auto.
R.L.
Libertà,
4 febbraio 2003
Siracusa
- Inquinamento acustico oltre i livelli di guardia in città
ed il Comune prepara con l’associazione “Lapis” un
programma che coinvolge anche le scuole egli studenti
- Traffico
troppo rumoroso,
- un
piano per “rieducare” gli automobilisti
Troppo rumore di
motorini e auto, troppo clacson suonati in mezzo al traffico.
E adesso il Comune pensa ad una campagna di “rieducazione”
dei cittadini, partendo dalle scuole. I termini del progetto
“Non rompermi i timpani”, curato dall’associazione
Lapis, sono stati illustrati ieri mattina nella sede
dell’assessorato alla Protezione civile. L’iniziativa, che
rientra nell’ambito del progetto Educazione alla legalità,
si articola in due parti. La prima rivolta alla cittadinanza
con la diffusione di materiale grafico, gratuitamente donato
dall’associazione Lapis, che la stessa amministrazione si
occuperà di affiggere in città. La seconda invece è rivolta
alle scuole che, con la consulenza di medici specialisti,
forniranno informazioni su quali sono gli effetti devastanti
dell’esposizione ai rumori. All’incontro erano presenti il
sindaco Titti Bufardeci, il presidente della Lapis Marilena
Venturi, l’assessore alle politiche scolastiche Vincenzo
Vinciullo e l’assessore all’ecologia Sebastiano Romano. Il
progetto partirà con l’avvio del nuovo anno scolastico,
anche se l’amministrazione ha già da tempo il controllo
della situazione. “In città – dice l’assessore Romano
– l’unico rilevatore che raccoglie anche il tasso di
inquinamento acustico è quello di viale Teracati angolo via
Costanza Bruno. Dunque per effettuare un monitoraggio più
completo delle zone ad alta densità di traffico, chiederemo
la collaborazione del Laboratorio di igiene e profilassi per
un controllo in zone dove sono stati superati i livelli
consentiti. A questo si affianca la campagna visiva di
sensibilizzazione, un invito a moderare i rumori con la
speranza di ottenere gli effetti desiderati”. Il sindaco ha
inoltre ribadito che si sta effettuando una mappatura del
territorio per predisporre un piano di intervento. Di
rilevante importanza l’attenzione che va rivolta ai giovani.
L’assessore Vinciullo ha infatti sottolineato che affrontare
il tema nelle scuole è la maniera migliore per educare le
giovani generazioni su come comportarsi. “Per promuovere il
progetto – ha detto Vinciullo – è stata istituita una
apposita commissione che si occuperà di controllare anche il
lavoro in città”. Fanno parte di questa commissione Elio
Tocco, i dirigenti scolastici Paola Di Vita, Liliana Gissara,
Mariella Tuttoilmondo, Claudia Longo, Lucia Acerra di Italia
Nostra, il cardiologo Antonello Liuzzo e Marco Ciampa del
Centro sportivo italiano.
M.B.
Giornale
di Sicilia, 4 febbraio 2003
Siracusa
– Campagna di sensibilizzazione dell’associazione Lapis
Stop ai rumori
“Non
rompermi i timpani!”
Il
messaggio è chiaro e non lascia spazio ad equivoci. È lo
slogan della campagna contro l’inquinamento acustico
promossa da Lapis, la Libera associazione per il progresso
dell’istruzione, a cui ha aderito il Comune di Siracusa. Un
progetto di sensibilizzazione rivolto ai bambini e ai giovani
e comunque a tutti i cittadini che si articola in due parti:
l’affissione in tutta la città di manifesti che possano far
riflettere i cittadini e una seconda parte indirizzata alle
scuole, che prevede anche visite di specialisti che illustrino
i danni devastanti dell’esposizione a rumori eccessivi.
“È
un progetto in cui crediamo – ha sottolineato l’assessore
Vinciullo – e consapevoli che la campagna avrà successo tra
gli studenti, confidiamo di potere sensibilizzare anche i
cittadini. Il disegno dei manifesti che saranno affissi sono
stati disegnati da suor Mariarosa Guerrini, e ci aspettiamo di
verificare a distanza l’efficacia del nostro messaggio.
Quindi l’azione nelle scuole che partirà all’inizio del
prossimo anno scolastico”. “Purtroppo le ordinanze del
sindaco in tema di inquinamento acustico cadono nel
dimenticatoio – ha continuato l’assessore Romano -. Noi
siamo in attesa che venga approvato il regolamento comunale.
Per il momento comunque i nostri funzionari, che stanno
verificando i numerosi esposti che ci arrivano, si basano sui
parametri nazionali. Le zone a maggior rischio sono viale
Teracati, via Costanza Bruno e la zona Tisia, Tica Zecchino.
Poi inevitabilmente c’è il centro storico di Ortigia, nel
quale gli esposti riguardano soprattutto la musica ad alto
volume di alcuni pub, ma è anche vero che ai turisti spesso
la musica piace”.
Del
comitato istituito dall’amministrazione comunale fanno parte
Lucia Acerra, presidente di Italia Nostra; Elio Tocco, il
presidente dell’Istituto medico universitario; Liliana
Gissara, dirigente del XI Istituto; la professoressa Claudia
Longo; Antonella Liuzzo dell’Unicef; la professoressa
Cannizzo; e Marco Ciampa per il Centro sportivo italiano. (a.r.)
Gazzetta
del Sud, 4 febbraio 2003
Siracusa
– Riunione operativa al Vermexio
Dichiarazione
di guerra al rumore
Vignette,
macchine di rilevamento acustico, visite specialistiche agli
studenti. Il Comune di Siracusa, in collaborazione con la
Lapis, ha dichiarato guerra al rumore. Un’insidia del nostro
benessere che spesso non viene presa in seria considerazione e
che, invece, vede il capoluogo aretuseo tra i primi in Italia
ad aderire ad una campagna di sensibilizzazione nelle scuole,
che partirà con l’inizio del nuovo anno scolastico per
concludersi nel mese di dicembre.
“Il
progetto – ha detto il sindaco di Siracusa Titti Bufardeci
ieri, nel corso della presentazione dell’iniziativa dal
titolo “Non rompermi i timpani” – rappresenta la presa
di coscienza del Comune che ha individuato nell’inquinamento
acustico un pericolo reale, causa di guasti a volte
irreversibili all’udito, un problema per la salute dei
cittadini che peraltro regala un’immagine fracassona e
disordinata alla città, del resto, nel capoluogo, il problema
esiste – dice ancora Bufardeci – abbiamo delle centraline
già in funzione che nei punti di maggiore incrocio
raggiungono spesso la soglia dell’attenzione. La funzione
principale dell’iniziativa è quella di fare prevenzione, di
creare una cultura avversa al rumore molesto”.
All’incontro
con la stampa, che ha avuto luogo ieri, era presente anche
l’assessore alle politiche scolastiche Enzo Vinciullo il
quale ha annunciato l’inserimento della campagna della Lapis
nel Pof delle scuole e l’assessore all’ecologia Nuccio
Romano. La campagna si sviluppa in due parti, la prima rivolta
ai comuni, attraverso la fornitura di rilevatori di rumori e
di materiale informativo, tra cui alcune vignette a cura di
Suor Mariarosa Guerrini e la seconda, rivolta alle scuole,
dove medici specialisti illustreranno i danni causati
dall’inquinamento acustico.
Per
il progetto è già stata istituita una commissione comunale
così composta: Elio Tocco, direttore Imsu, Lucia Acerra,
presidente Italia Nostra, Lilli Fronte del provveditorato
aretuseo, Mariella Tuttoilmondo, Liliana Gissara e Paola Di
Vita, dirigenti scolastici di Cassibile e Belvedere e Epipoli,
Antonello Liuzzo, medico, Claudia Longo e Giuseppina Cannizzo,
docenti.
Graziella Ambrogio
La Sicilia,
4 febbraio 2003
RUMORI MOLESTI:
LAPIS PROMUOVE CAMPAGNA AFFISSIONI NEI COMUNI
(AGI) - Milano,
27 gen. - "Non rompermi
i timpani" e' lo slogan della campagna lanciata dalla
Lapis, la Libera associazione per il progresso
dell'istruzione, contro i rumori molesti nel quadro delle sue
iniziative di educazione alla legalita'. La campagna - informa
una nota - si articola in due parti: la prima si rivolge ai
comuni che vengono sollecitati ad affiggere manifesti, per i
quali e' gratuitamente disponibile il materiale grafico curato
dalla disegnatrice Suor Mariarosa Guerrini, e a verificarne
gli effetti con appositi rilevatori. La seconda coinvolge le
scuole attraverso visite di medici specialisti, che
illustreranno i devastanti danni fisici dell'esposizione a
rumori eccessivi, e di uomini di legge che affronteranno il
tema dal punto di vista normativo a partire dall'articolo 659
del codice penale. (AGI)
Red-Ven/
271624 GEN 03
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SCUOLA/
“Voi
giovani siete la speranza”
Caniglia, ribelle contro la mafia
ha
incontrato gli studenti aretini
AREZZO – Contro la mafia non
bisogna mai abbassare la guardia: lo ha detto
l’imprenditore siciliano Mario Caniglia, ribelle alla
logica del “pizzo” e costretto a vivere sotto scorta,
parlando agli studenti di terza media di Arezzo, in un
incontro organizzato dalla Lapis (Libera associazione per il
progresso dell’istruzione).
Un incontro al quale gli alunni
hanno partecipato con entusiasmo e anche con commozione,
tempestando di domande un protagonista di primo piano,
coinvolto fino al collo in problemi di cui i ragazzi, fino a
ieri mattina, avevano sentito parlare soltanto in
televisione, ai telegiornali se non addirittura nella
fiction.
“La mafia – ha detto Mario
Caniglia – ha paura di voi giovani”, giovani che
evidentemente rappresentano le forze nuove che possono
sradicare logiche purtroppo radicate nel tessuto sociale e
delle quali il sistema mafioso si impossessa e le traduce a
proprio vantaggio.
Ma grazie alle leggi che prevedono
un indennizzo a chi subisce danni legati alle intimidazioni
mafiose e la protezione per gli imprenditori che si
ribellano al racket e all’usura, “lo Stato – ha
affermato con speranza e cognizione di causa
l’imprenditore siciliano – ha oggi gli strumenti per
combattere la mafia”.
Mario Caniglia è fra le figure di
punta del movimento antiracket ed è convinto che “solo
così si può sperare di sconfiggere la criminalità
organizzata”.
La Nazione,
27 novembre 2002
Mario Caniglia in città invitato
dalla Lapis racconta la sua avventura in Sicilia
“La
mafia ha paura dei giovani”
Uomo
di punta dell’antiracket parla di pizzo ai 13enni aretini
Un’educazione alla legalità vera.
Forte e concreta. È a questa che ha puntato
l’associazione Lapis, invitando Mario Caniglia ad Arezzo
per parlare con gli studenti delle scuole medie della città.
Uomo di punta dell’antiracket ha raccontato la sua
avventura in Sicilia. Il “pizzo” che gli è stato
richiesto e le lotte fatte per restare fuori dal giro. Ha
parlato di mafia ai ragazzini ed ha risposto tranquillo e
preciso alle loro numerosissime domande. Del suo voler
restare comunque “un uomo libero” a coltivare arance
nella sua Sicilia, nonostante per difendersi ora deve
viaggiare sotto scorta. Con parole semplici e toccanti è
riuscito a conquistare l’attenzione dei ragazzi,
confessando che dei giovani “la mafia ha paura, del loro
desiderio di libertà”.
“Dovete sapere, cari ragazzi, che la
mafia ha paura. E lo sapete di chi ha paura la mafia?
Nessuno mi sa rispondere? La mafia ha paura di voi, del
vostro desiderio di libertà”.
Mario Caniglia ha fatto soltanto le
scuole elementari, e certo sarebbe eccessivo definirlo un
oratore. Eppure è riuscito a incatenare una platea
difficile quale può essere quella di un pubblico di
tredicenni: allievi di terza in alcune scuole medie di
Arezzo. É accaduto martedì scorso nell’auditorium della
scuola media “Francesco Severi”: quasi quattrocento
ragazzi intenti ad ascoltare in religioso silenzio le parole
semplici e chiare di questo imprenditore siciliano che ha
saputo ribellarsi alla logica del “pizzo”, resistere
alle sempre più pressanti intimidazioni mafiose, denunciare
gli estortori. Dopo il racconto quel pubblico giovanissimo
lo ha sommerso di domande, e lui paziente e metodico ha
risposto, chiarito, spiegato. Oggi Caniglia è fra le figure
di punta del movimento antiracket e il suo esempio ha fatto
scuola. Costretto a vivere sotto scorta, praticamente
blindato, nonostante questo rivendica orgoglioso: “io sono
un uomo libero, se avessi ceduto, se avessi pagato, sarei
uno schiavo”.
Caniglia è stato invitato ad Arezzo
dalla Lapis, Libera associazione per il progresso
dell’istruzione (www.fogliolapis.it), nel quadro di una
serie di iniziative volte a rilanciare nelle scuole una
concreta educazione alla legalità. Le sue parole sono state
precedute da una presentazione della Lapis da parte della
vicepresidente della Lapis, dott.ssa Manuela Loreni Papini,
e seguite da un intervento del prefetto, Anna Maria Sorge,
che ha ricordato l’impegno dello Stato contro la
criminalità organizzata. Lo stesso Caniglia aveva
sottolineato come la sua scelta di coraggio e dignità sia
stata resa possibile proprio dalla collaborazione delle
istituzioni statali. Tutto cominciò quando la sua azienda,
che si occupa della produzione e del commercio delle arance,
raggiunse un livello considerevole di fatturato. Fu allora
che la mafia chiese la sua parte, minacciando morte per lui
e la sua famiglia, e lui accettò di trattare. Ma aveva,
nascosta addosso, una microspia, e grazie a quella le sue
conversazioni furono registrate, prova schiacciante contro
gli estortori.
Quando si decise di procedere agli
arresti, Caniglia fu invitato a lasciare con la famiglia il
suo paese, Scordia, in provincia di Catania. Poteva
stabilirsi altrove, sotto un nuovo nome, a spese dello
Stato. Ma lui rifiutò: “sarebbe stata una sconfitta, e
una vittoria della mafia”, dice. “Se tutti quelli che
denunciano il racket lasciano la loro terra”, spiega,
“finisce che in Sicilia restano solo i mafiosi”. Preferì
rimanere a casa sua, e protetto dai suoi “angeli
custodi”, come chiama gli uomini della scorta, continuò a
coltivare e commercializzare le sue arance. È proprio
questo che oggi gli permette di affermare “io sono un uomo
libero”, e di confidare che un impegno rafforzato contro
la mafia, senza mai abbassare la guardia, puntando sui nuovi
strumenti normativi che permettono la protezione di chi
denuncia il racket e l’indennizzo a chi per avere
denunciato ha subito danni, possa avere successo. Ma a suo
parere – un parere rafforzato, ci ha detto, proprio
dall’incontro con i ragazzi di Arezzo – sarà
l’entusiasmo dei giovani a farci vincere una delle sfide
più difficili che la nostra comunità nazionale abbia mai
affrontato.
Corriere di
Arezzo, 3 dicembre 2002
-
- AGI0208
3 CRO
0 R01
/
+ VQZ CRO6
-
- MAFIA:
IMPRENDITORE RIBELLE CANIGLIA, NON ABBASSARE GUARDIA
-
- (AGI)
-
Arezzo, 26
nov. -
Contro la mafia non bisogna mai
abbassare la guardia:
lo ha detto l’imprenditore siciliano
Mario Caniglia, ribelle alla logica del
“pizzo” e
costretto a vivere
- sotto
scorta, parlando
agli studenti
di terza
media di Arezzo,
in un incontro organizzato dalla
Lapis (Libera
associazione per il progresso dell’istruzione).
”La mafia -
ha detto Caniglia
-
- ha
paura di
voi giovani”.
Con le
leggi che prevedono un indennizzo a chi subisce danni
legati alle intimidazioni mafiose e la protezione per gli
imprenditori che si ribellano al racket
- e all’usura, “lo
stato ha oggi gli strumenti per combattere la mafia”.
Caniglia e’ fra le figure di punta del movimento
antiracket ed
e’ convinto che
“solo cosi’ si può sperare
- di
sconfiggere la criminalita’ organizzata”.
(AGI)
Red/Ven
261445
NOV 02
SCUOLA:
LAPIS LANCIA CAMPAGNA PER EDUCAZIONE A LEGALITA’-
- (AGI)
- Milano,
28 ott. –
Una
monaca e un poeta per restituire ai ragazzi il senso del
diritto. La Lapis, Libera associazione per il progresso dell’istruzione,
ha lanciato nel suo sito Internet (www.fogliolapis.it)
una campagna per l’educazione alla legalita’ destinata
agli allievi delle scuole,
Leggi la Legge.
Si tratta di un
ciclo di dieci lezioni
(le prime due sono gia’ in rete,
le altre seguiranno a cadenza mensile)
in cui i principi fondamentali del nostro
ordinamento costituzionale sono illustrati dai testi del
poeta Filippo Nibbi e dai disegni dell’artista Suor
Mariarosa Guerrini. Il corso è completato da schede
didattiche, affidate a un’insegnante di diritto.
(AGI)
- Ven/
- 281807 OTT
02
UN
PO’ DI POLEMICA IN PUNTA DI "LAPIS"
Una specie
in via di estinzione racconta sé stessa: è questo il
tema di una ricerca promossa dalla "Lapis", acronimo
che indica la Libera associazione per il progresso dell’istruzione,
un gruppo di genitori, insegnanti e persone di buona volontà
che si sono ritrovati cinque anni fa, partendo da Arezzo, a
discutere attorno ai problemi della scuola dell’obbligo.
Hanno
cominciato con ricerche sul problema della dispersione
scolastica, tanto drammatico e complicato quanto difficile da
risolvere.
Poi hanno dato
vita anche a un sito Internet (http://www.fogliolapis.it/)
sul quale è attualmente in corso un sondaggio sull’eclissi
della figura del maestro. Quella che, in definitiva,
considerano una piaga della scuola italiana.
«È il segno
di un disagio profondo della scuola», spiega Alfredo Venturi,
di Arezzo, direttore del Foglio Lapis, «l’insegnamento
è diventato una professione di ripiego, che può permettersi
solo una donna che non deve mantenere una famiglia: in ogni
caso è una seconda scelta».
«Non abbiamo
dati precisi», continua puntuale Venturi, «ma sappiamo che
la presenza maschile nell’insegnamento elementare è di due
a dieci nei casi di affollamento, cioè quando gli insegnanti
elementari maschi sono tanti».
Presi in
particolare, i dati certi di cui dispone Alfredo Venturi sono
veramente sconfortanti: «A Torino i maestri sono cinque, ad
Arezzo tre. Su questo tema abbiamo anche lanciato un sondaggio
sul nostro sito, per poter disporre finalmente di informazioni
più precise, ma finora non abbiamo avuto molte risposte, il
che, purtroppo, credo sia indice dello scarso interesse della
gente per questo problema».
«Per il
momento», prosegue il direttore di Foglio Lapis,
«stiamo raccogliendo interviste, anche tra giovani che
frequentano l’università. Quello che ne viene fuori è il
ritratto di una professione che attualmente non attira, e
forse ancora meno che in passato, perché non riesce a offrire
prestigio sociale, è troppo poco retribuita e prospetta anni
e anni di precariato, nella professione come nella vita, con
tutto quel che ne consegue. Come si fa a parlare, in queste
condizioni, di qualità dell’insegnamento nella scuola
elementare italiana? È la scuola più importante per la
formazione dei nostri figli, e dunque dovrebbe avere gli
insegnanti migliori».
- s.p.
-
- Famiglia
Cristiana, n.11 del 17 marzo 2002
-
SCUOLA: LAPIS PROPONE
INIZIATIVA SU LAVORO E LEGALITA’
-
(AGI)
–
Milano,
20 marzo
2001 -
Magistrati che
illustrano nelle
aule scolastiche
i meccanismi della legge, studenti della scuola di
base alla scoperta del mondo produttivo. E’ lo
scenario prefigurato da due iniziative lanciate dalla Lapis, libera associazione per il progresso dell’istruzione, che hanno ottenuto vaste adesioni. La prima – si legge in una nota – è una campagna di educazione alla legalità e prevenzione della criminalità, fondata su “lezioni” di esponenti della magistratura
precedute da
un’adeguata preparazione delle classi.
(AGI)
Red/Ven/Msc SEGUE
201545
MAR 01
SCUOLA:
LAPIS PROPONE INIZIATIVA SU LAVORO E LEGALITA’
(2) -
- (AGI)
- Milano,
20 marzo
2001 -
Alcune decine di magistrati, personalmente
contattati dalla Lapis in altrettante città d’Italia dal Nord al Mezzogiorno, hanno già assicurato la propria disponibilità. Sta ora ai capi d’istituto promuovere e organizzare gli incontri
nel quadro
dell’autonomia.
-
La
seconda iniziativa, accolta con grande interesse dai
numerosi rappresentanti dell’artigianato fin qui
incontrati, intende contribuire al superamento dello storico fossato che separa la scuola dal mondo di
laboratorio, con l’aiuto di visitatori provenienti da varie esperienze produttive. Negli ultimi due anni di obbligo scolastico parte dell’orario
potrà essere dedicato a stages presso botteghe artigiane, piccole imprese, uffici. Tutto ciò presuppone la rimozione di alcuni ostacoli: per aiutare gli operatori coinvolti a superare gli oneri imposti dalle norme sull’apprendistato e per garantire ai ragazzi una copertura assicurativa, in un regime di contributi
figurativi. (AGI)
Red/Ven/Msc
201549
MAR 01
(Rettifica)
SCUOLA: LAPIS PROPONE INIZIATIVA SU LAVORO E LEGALITA’ (2)
-
(AGI)
- Milano,
20 marzo
2001 -
Nella notizia n. 0192 delle ore 15:49
leggere bene
alla nona
riga del
secondo cpv:
…separa
la scuola dal mondo del lavoro.
Nei primi sette anni
d’istruzione si prevede di intensificare le attività di laboratorio…
(AGI)
Red/Ven/Msc
201732
MAR 01
|
LAPIS
(Libera associazione per il progresso dell’istruzione): www.fogliolapis.it
-
Indicatori:
scuola, infanzia, adolescenza, dispersione scolastica –
Periodo: contemporaneità – Annotazioni: il sito,
consultabile anche in lingua inglese e spagnola, presenta
l’attività dell’organizzazione che, sulla base di una
visione di scuola efficace e gradita allo stesso tempo, si
propone di contrastare la dispersione scolastica. Esso
permette di accedere a diverse pagine: da un forum
internazionale in cui compaiono contributi di esperti della
scuola e dell’educazione ad una raccolta di notizie flash
dal mondo inerenti al mondo giovanile, all’archivio di
iniziative precedenti. In particolare, è possibile
consultare tutti i numeri del periodico “Foglio Lapis”
dal 1998 ad oggi, che annovera diversi contributi: atti di
convegni sulla dispersione scolastica, riflessioni,
risultati di ricerche, statistiche, proposte didattiche,
ecc. (e. m.)
Scheda
pubblicata in Prisma, Organo dell’Istituto
nazionale di documentazione per la ricerca e l’innovazione
didattiche, Anno 2 Numero 2, Gennaio-Dicembre 2000.
Notizia R01.0186
del 06-01-00
AGI0186 3 CRO 0 R01 / + VQZ CRO6
SCUOLA: SONDAGGIO, TUTTI VOGLIONO LA SETTIMANA CORTA
= (AGI) - Milano, 6 gen. - Alla vigilia del ritorno
nelle aule dopo la sosta natalizia, riemerge l'esigenza
di una scuola meglio attrezzata, di un calendario meglio
distribuito nel corso dell'anno, di lezioni concentrate
in cinque giorni settimanali. L'Italia scolastica vuole
inoltre libri gratuiti nelle classi dell'obbligo, insegnanti
meglio retribuiti e "professionalizzati", vacanze senza
compiti. Sono alcune richieste rivelate da un sondaggio
svolto da Lapis, Libera associazione per il progresso dell'istruzione,
fra alunni delle medie, docenti e genitori. Sono 1.492 le
adesioni (1151 da parte di ragazzi, 341 di adulti) al formulario
in dieci punti. (AGI)
Ven/Est Segue
061850 GEN 00
|
Notizia R01.0186
del 06/01/00
AGI0189 3 CRO 0 R01 / + VQZ CR06
( Segue 0186)
SCUOLA: SONDAGGIO, TUTTI VOGLIONO LA SETTIMANA CORTA
(2) - (AGI) - Milano, 6 gen. - Nel sondaggio sono state
coinvolte scuole di Napoli, Torino, Ancona, Palermo, Sondrio,
Avellino, Macerata, Enna, Lamezia Terme, Benevento, Campobasso.
Gli Interpellati avevano la possibilita' di escludere quei
punti sui quali non fossero d'accordo. Di fatto, non si
sono registrate esclusioni significative alle richieste
di maggiori spazi e migliori attrezzature, di libri gratuiti
per la scuola dell'obbligo, di retribuzioni che rendano
l'insegnamento più attraente anche per la componente maschile,
di compensi adeguati alla qualità del lavoro.
Il 18% degli interpellati (il 19,8% del campione giovanile,
un ragazzo ogni cinque) dissente invece dalla richiesta
di un calendario piu' scaglionato nel corso dell'anno a
scapito dell'attuale lunga sosta estiva, mentre l'11,7%
(il 10,9% fra genitori e insegnanti) respinge il sabato
libero e il 7,8% (il 13,5% degli adulti) non vuole che si
aboliscano i compiti per le vacanze. (AGI)
Red-Ven/Est
061859 GEN 00
|
- Notizia
R01. 0164
del 25-09-01
-
- AGI
0164 3
CRO 0 R01 /
+ VQZ
CR06
-
- SCUOLA:
LAPIS, MAESTRO ELEMENTARE SPECIE IN VIA DI ESTINZIONE=
- (AGI)
–
Milano, 25
set. -
Il maestro
di scuola
elementare, una
- specie
in via
di estinzione:
pochi giorni
dopo l’inizio
- dell’anno
scolastico in
tutta Italia,
è l’argomento
di un
- sondaggio
on line e
di un libro
di interviste
promossi da Lapis,
- la
Libera associazione
per il
progresso dell’istruzione,
da anni
- impegnata
contro la dispersione scolastica.
La presenza
maschile
- fra
gli insegnanti
del primo
fondamentale ciclo
dell’istruzione
- è
sempre più
esigua, tanto
che, come
si legge
- nell’introduzione
al libro
(intitolato C’era
una volta
il
- maestro),
spesso le
circolari nelle
scuole sono
indirizzate alle
- “care
colleghe”. A
scoraggiare gli
studenti dall’intraprendere
- una
carriera di
maestro è
soprattutto la
prospettiva di
un
- lungo
precariato. (AGI)
- Ven/
- 251608
SET 01
|
Scuola, uno su 10 non
finisce le medie (di
Riccardo Venturi)
Da un sondaggio svolto dalla Lapis su un campione di 3368
diciottenni a Napoli, Bari e Catanzaro, risulta che il 6,7%
non ha finito le elementari e l'8,4% si è fermato alla
quinta elementare.
ROMA - Il 6,7 per cento non ha
finito le elementari, l’8,4 si è fermato alla quinta
elementare, l’11,1 non ha raggiunto la licenza media. Sono
i risultati del sondaggio sulla dispersione scolastica svolto
dalla Lapis, la Libera associazione per il progresso
dell’istruzione scolastica, su un campione di 3368
diciottenni che hanno svolto le visite di leva a Napoli, Bari
e Catanzaro nel maggio del ‘99. Eppure secondo i dati
ufficiali del ministero della Pubblica Istruzione la
dispersione nella scuola dell’obbligo è un fenomeno ormai
marginale anche al sud, con tassi di alunni non valutati per
mancata frequenza inferiori allo 0,1 per cento per le
elementari e all’1 per cento per le medie. I risultati
dell’indagine realizzata dalla Lapis sono dunque sbagliati e
fuorvianti? Non si direbbe, almeno facendo un confronto con
gli ultimi dati ufficiali disponibili, quelli del censimento
del 1991. Dieci anni fa, infatti, fra i ragazzi di età
compresa fra 15 e 18 anni la percentuale di chi non aveva
ottenuto la licenza media era del 16,22 per cento in Campania,
dell’11,98 in Puglia e del 16,85 in Calabria. In dieci anni
qualche progresso nella lotta contro la dispersione scolastica
è stato senz’altro ottenuto, ma quelli del censimento ‘91
sono comunque dati compatibili con i risultati del sondaggio
Lapis, un po’ meno con la rosea situazione tratteggiata
dalle cifre ministeriali. Il problema, si dirà, rimane
comunque confinato al sud. Non è così: sempre secondo il
censimento di dieci anni fa, la percentuale di ragazzi fra 15
e 18 anni senza licenza media era sì nettamente più alta al
sud (13,75 per cento) e nelle isole (15,55 per cento), ma
toccava comunque quota 8,3 per cento al centro e 4,46 per
cento al nord. La media nazionale si attestava al 9,01 per
cento, il che significa che oltre 308mila 15/18enni su un
totale di 3.418.518 non avevano raggiunto la licenza di scuola
media inferiore.
Una
recente e autorevole conferma dei risultati del sondaggio
svolto dalla Lapis e, più in generale, della perdurante
gravità della dispersione nella scuola dell’obbligo, viene
da uno studio pubblicato quest’anno dal Cede, l’istituto
nazionale per la valutazione del sistema dell’istruzione: la
Rilevazione sulle competenze alfabetiche dei diciottenni. Come
nell’indagine Lapis il campione maschile (più ridotto ma più
distribuito sul territorio nazionale) è stato raggiunto in
occasione delle visite di leva; in questo caso ce n’è anche
uno femminile, contattato a domicilio. La conferma viene non
tanto dalle sconcertanti lacune culturali dimostrate dai
diciottenni (solo il 45,5 per cento conosceva il significato
della locuzione "a domicilio", solo l’8,7 per
cento sapeva cos’è la causale di un bollettino postale),
quanto dai dati sul numero di ragazzini che si mettono a
lavorare in età di obbligo scolastico. Fra i maschi, infatti,
al sud il 13,2 per cento ha iniziato a lavorare entro i 13
anni, il 4,2 per cento addirittura entro i 10 anni. Dati
confermati da un recente studio della Cgil, secondo il quale
in Italia ci sono cinquecentomila lavoratori entro i quindici
anni di età. É dimostrato che quando un bambino si mette a
lavorare, nella gran parte dei casi la sua carriera scolastica
è compromessa.
Come
si spiega, allora, l’esiguità dei dati ufficiali sulla
dispersione scolastica forniti dal ministero della Pubblica
istruzione? Quelle statistiche si limitano ai casi
che vengono formalmente catalogati dopo che è scattato un
intervento attivo, come una denuncia o un altro provvedimento
pubblico. Il grosso del fenomeno resta al riparo dalle
statistiche ufficiali, spesso con la complicità delle
famiglie e della stessa scuola. Ecco l’emblematica
testimonianza di un’insegnante di una scuola elementare di
un quartiere a rischio di Roma, il Laurentino 38, la
cosiddetta zona dei ponti: "Le statistiche ufficiali
parlano di una bassa dispersione scolastica. Per
forza, scattano pochissime denunce! In una realtà
come quella romana la scuola, e soprattutto i dirigenti
scolastici, non si prendono le responsabilità che dovrebbero.
Parlo del mio istituto e di molti altri di cui conosco la
realtà, specie in altre zone a rischio: Romagnina, Tor Bella
Monaca... Se io, insegnante, mi espongo facendo una denuncia
contro la famiglia di un bambino che non va a scuola (ciò che
ho fatto più di una volta) diventa quasi un fatto personale.
Secondo la legge è il dirigente scolastico, avvertito
dall’insegnante, che deve contattare gli enti pubblici
preposti. Ma spesso e volentieri il dirigente non si prende la
responsabilità di far intervenire i servizi sociali del
comune e tanto meno il Tribunale di minori, perché sono
rogne, magari si viene chiamati dal Tribunale, ci si espone
alle ritorsioni delle famiglie, si compromette il buon nome
della scuola... Io e altre insegnanti avevamo creato uno
sportello per la prevenzione della dispersione e del disagio,
avvalendoci delle possibilità fornite dall’autonomia
scolastica. Il nostro progetto è stato osteggiato dal
collegio dei docenti, prono ai voleri del dirigente
scolastico, e ora lo sportello è stato chiuso. Quanto ai
servizi territoriali che abbiamo contattato chiedendo
collaborazione (circoscrizione e Asl), si sono defilati. Qui a
Roma non funzionano, e soprattutto non collaborano fra loro:
la rete integrata di servizi che lavora sul territorio non
esiste. In queste condizioni combattere la dispersione
scolastica è impossibile. Le denunce non ci sono, e le
statistiche ufficiali continueranno a parlare di cifre
bassissime".
(Il
Nuovo, 18 DICEMBRE 2001, ORE 14:00)
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Storie
di piccoli evasori dall’obbligo scolastico.
(Tutti i nomi dei ragazzini sono fittizi)
Palermo.
Salvatore (testimonianza di Nino Rocca, presidente del centro
sociale Francesco Saverio). Salvatore è il secondo di sette
fra fratelli e sorelle che vivono con i genitori in una
catapecchia nel difficile quartiere dell’Albergheria a
Palermo. La madre è analfabeta e, vittima della povertà, non
si sa ben gestire. Si è sposata minorenne in seguito a una
"fuitina". Il padre si arrangia con lavori saltuari.
A 12 anni Salvatore decide di lasciare la scuola perché
ritiene moralmente più rilevante mettersi a lavorare per
aiutare la famiglia. Lo sente come un imperativo categorico.
L’unica cosa che può fare a quell’età nell’Albergheria
è vendere sigarette di contrabbando vicino all’Ospedale dei
bambini. Il suo principale gli dà 800mila lire al mese. Il
ragazzo è molto sveglio e vivace, apprende con rapidità. Un
giorno mentre pranziamo al centro sociale Francesco Saverio ci
racconta come funziona il mercato del contrabbando. Gli
chiediamo quanto guadagna il suo capo, lui risponde senza
scomporsi: 20 milioni al mese. E a te perché dà così poco?
gli chiediamo. E lui, sicuro: perché lui se lo beccano
rischia 100 milioni di multa, io invece essendo minore di 14
anni non rischio neanche il carcere minorile. Di fronte a
questa coscienza e consapevolezza ci siamo sentiti
disorientati, al confronto la nostra proposta di legalità era
debole. Allora abbiamo fatto il tentativo di intimorire lui e
i genitori che erano complici facendoli chiamare dal Tribunale
minorile. Il giudice si è mostrato molto sensibile,
comprendeva le difficoltà e ha alternato toni paternalistici
a altri più vigorosi. Ma Salvatore non si è lasciato
scomporre. Con molta discrezione ha fatto notare che doveva
tornare al lavoro e ci ha lasciato tutti di sasso. In questi
casi l’evasione scolastica ha ragioni ben precise: se manca
il sostegno alla famiglia è chiaro che i ragazzini più
sensibili e intelligenti cercano vie per affermare se stessi e
aiutare la famiglia.
Roma.
Marco e Fabio (testimonianza di un’insegnante di una scuola
elementare del quartiere Laurentino 38). Marco è figlio di
genitori analfabeti pur se giovani, intorno ai 35 anni. É
stato bocciato per la prima volta in quarta elementare perché
ha fatto moltissime assenze. I genitori hanno deciso di
metterlo in un’altra scuola, ma la situazione è peggiorata
perché nell’altro istituto non sono abituati come noi ai
bambini problematici che vengono da famiglie difficili, il
tessuto sociale del Laurentino 38 è questo. Comunque Marco è
stato promosso e la quinta elementare è tornato a farla da
noi. L’anno dopo si è presentato in prima media, ma dopo
pochi giorni ha smesso definitivamente di andare a scuola.
Questo è un caso (paradossalmente) che è finito bene: Marco
insieme al fratello dà una mano al padre, che è venditore
ambulante abusivo. In un contesto in cui nessuno si prende le
responsabilità che dovrebbe per combattere la dispersione,
questo è il male minore: almeno non è finito a fare il
criminale o a drogarsi. Denunce verso la famiglia per
l’evasione dall’obbligo scolastico non mi risulta ce ne
siano state. Fabio è figlio di rom stanziali nel nostro
quartiere. La sua (l’insegnante fa un sospiro di difficoltà)
è una situazione di probabile abuso. Ha raccontato episodi in
cui pare ci fossero adulti che abusavano di lui e di altri
bambini, quindi un probabile caso di pedofilia. É un bambino
disturbatissimo, aveva un insegnante di sostegno ma non veniva
quasi mai a scuola, le vacanze di Natale per lui duravano fino
a febbraio. Questo è un caso che dimostra quanto i dirigenti
scolastici a volte non facciano il proprio dovere: il bambino
mi racconta di una capanna dove ci sono degli altri bambini e
degli uomini che li fanno spogliare, cerco di farlo parlare ma
lui sente il pericolo e chiude la comunicazione. Ne parlo con
il dirigente scolastico: per favore, ci vuole un intervento da
parte del Tribunale dei minori. Non si è mosso nulla, sa cosa
vuol dire che non si è mosso nulla? Di fronte all’abuso, in
particolare, tutti fuggono. Sono estremamente amareggiata, da
anni mi batto per far rimanere questi ragazzini a scuola, per
combattere il disagio, e questi sono i risultati.
Rivalta
di Torino. Barbara (testimonianza di Enrico Monteil,
coordinatore della scuola media Paola Garelli). Barbara è
arrivata in prima media con una storia familiare problematica
alle spalle. Ha sempre frequentato saltuariamente, e per
questo è stata bocciata due anni in prima media. A questo
punto era molto più sviluppata dei suoi compagni di classe,
non riusciva a instaurare con loro un rapporto di
comunicazione affettiva. Ad aprile le abbiamo proposto un tipo
di percorso che l’anno dopo l’avrebbe portata in terza. Ma
la sua reazione è stata pessima: non l’abbiamo più vista
per due mesi. Abbiamo fatto intervenire gli assistenti
sociali, abbiamo fatto visita alla famiglia, ma non c’è
stato niente da fare. L’anno dopo ci abbiamo riprovato: gli
insegnanti di lettere e matematica hanno creato un programma
minimo che avrebbe portato Barbara all’esame di terza media.
Ogni volta che la ragazza non veniva a scuola l’assistente
sociale si presentava a casa sua. Ha frequentato fino a marzo
ma poi ha smesso, resisteva ancora alle nostre proposte. A
quel punto la ragazza è stata presa in carico dai servizi
sociali. Veniva a scuola a fare un orario ridotto accompagnata
da un obiettore di coscienza. Alla fine di questo iter
travagliato e faticoso Barbara ha fatto un esame decoroso,
rispondendo alle domande, e ha ottenuto la licenza media. Per
non demolire ulteriormente la sua psiche era necessario che
non le fosse regalato un pezzo di carta, ma che l’esame
fosse un’esperienza positiva. Certo è impossibile spendere
ogni volta la quantità di energia, persone, tempo messi in
campo per questo caso. Purtroppo in seguito la ragazza non ha
fatto fruttare l’esperienza. Non ha più seguito un corso di
formazione da parrucchiera come pareva volesse fare, e ha
ricominciato a vagabondare. Altri casi sono finiti peggio, lei
almeno è arrivata in qualche modo alla licenza: in questa
zona 9 abbandoni scolastici su 10 portano i ragazzi alla
droga.
Napoli.
Carmelo e Pasquale (testimonianza di Armida Filippelli, ex
dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Pasquale
Scura nei quartieri spagnoli, ora all’Itc Galiani). Carmelo
ha la mamma venditrice ambulante e il padre in carcere con
alcuni ergastoli sulle spalle. Era ipercinetico, instabile a
livello psicomotorio. Un giorno l’ho trovato arrampicato
sull’altissimo portone della scuola. Scendi piano piano, gli
ho detto. Perché vuoi scalare la scuola? gli ho chiesto. E
lui: mi hanno cacciato! Di notte Carmelo non tornava a casa,
dormiva in macchina. Con il progetto Chance abbiamo affrontato
e vinto il bubbone, siamo riusciti a fargli prendere la
licenza media. Solo con insegnanti e assistenti sociali che
vanno a prendere i ragazzi a casa e li seguono tutto il giorno
è possibile recuperare questi casi. Con i soli strumenti
tradizionali della scuola è impossibile. Ora il professore,
che è laico, lo accompagna anche a catechismo perché così
vuole il padre. Si è messo a giocare a calcio ed è
bravissimo. Una volta ha visto la pubblicità del Cepu e ha
detto: ma che è sto Cepu... metti Chance! Il papà di
Pasquale è stato ucciso in piazza Carità, davanti al
commissariato. Abbiamo contattato il ragazzino perché
volevamo che seguisse il progetto Chance, ma lui dopo
l’omicidio del padre si è chiuso in modo terribile. Non ha
voluto accettare. Quest’anno il ragazzo, abbandonato a se
stesso, ha ucciso un coetaneo 18enne in centro a Napoli, a
causa di una rivalità d’amore per una ragazzina. Queste
sono le storie che ti porti dietro.
Uta,
Cagliari. Bastiano (testimonianza di Franceso Cois,
insegnante di educazione tecnica alla scuola media). Orfano di
padre, Bastiano aveva il tipico atteggiamento del ragazzo in
difficoltà. Per lui era difficile seguire le normali attività
dei compagni, a volte era anche di disturbo. La madre
lavorava, lui non aveva figure di riferimento in casa e spesso
si alzava tardi la mattina. É stato bocciato in prima media,
poi è passato in seconda ma lì è stato bocciato varie
volte. Raggiunta finalmente la terza il ragazzo ha deciso di
mettersi a seguire un corso di formazione professionale da
meccanico. Noi gli abbiamo dato il via libera in cambio della
frequenza dei nostri corsi serali per adulti che ancora non
hanno la licenza media. La cosa strana è che Bastiano oltre
che a quello da meccanico si è iscritto anche a un altro
corso di formazione. Credo che voglia sfuggire al lavoro di
allevatore in montagna che fanno i suoi parenti. Ora che non
è più tenuto a venire, spesso la mattina ce lo ritroviamo a
scuola...
Ivrea.
Giovanna (testimonianza di Salvatore Passione, vicedirigente
scolastico dell’Istituto di istruzione superiore Cena).
Giovanna è orfana di madre. Il suo è un caso di evasione dal
nuovo obbligo scolastico, portato a 15 anni e quindi esteso al
primo anno di scuola superiore. Giovanna non poteva
frequentare perché suo padre fa il camionista ed è spesso
all’estero, e lei doveva accudire il fratellino di 6 anni.
Dalle medie era uscita con il sufficiente. Ci siamo messi in
contatto con il sindaco, con gli assistenti sociali, per un
paio di mesi l’hanno sostituita nella cura del fratellino ma
poi la situazione si è fatta insostenibile e la ragazza ha
smesso di venire a scuola. Credo che gli assistenti sociali
dovrebbero fare di tutto per permettere ai ragazzi di
completare l’obbligo scolastico e di prendere una
specializzazione. Ho chiamato il padre sul telefono cellulare,
ma lui mi ha detto: che devo fare? Mandare il bimbo in un
orfanotrofio per fare studiare Giovanna? D’altra parte una
recente sentenza ha stabilito che i genitori di un ragazzo che
non ha fatto la prima superiore non sono punibili perché
l’obbligo è stato sì elevato a 15 anni, ma per il codice
penale, che non è stato adeguato, è rimasto fermo ai 13
anni.
Belluno.
Habib (testimonianza di Remigio De Fanti, dirigente
scolastico della scuola media Ricci). Habib è arrivato in
prima media già in ritardo, poi è stato ancora bocciato. Da
parte sua c’era un assoluto rifiuto, l’assenza totale di
motivazioni che è cresciuta con l’aumentare del divario di
età fra lui e i suoi compagni. Alla fine ci siamo resi conto
di non avere la forza di farlo andare avanti, e abbiamo deciso
di indirizzarlo in un centro prefessionale regionale post
licenza media. Nel frattempo Habib è seguito da educatori
sociali che lo preparano per ottenere l’indispensabile
licenza. Il suo comunque è un caso limite: qui a Belluno la
sola dispersione diffusa è quella successiva alla scuola
dell’obbligo. Molti ragazzi preferiscono lasciare le
superiori per mettersi a lavorare. Ma l’evasione della
scuola dell’obbligo è minima.
(Il
Nuovo, 18 DICEMBRE 2001, ORE 14:00)
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NAPOLI
- "Nei quartieri spagnoli di Napoli tanti ragazzi saltano
la fase dell’infanzia per passare precocemente
all’adolescenza. C’è un degrado economico, sociale,
culturale che provoca enormi problemi di dispersione scolastica.
Come preside di una scuola media di questa zona mi sono resa
conto che la scuola in quanto tale non poteva farcela da sola.
Allora avvalendoci delle possibilità fornite dalla legge Turco
285 e dall’autonomia scolastica abbiamo varato il progetto
Chance, che oggi è al quarto anno di vita".
Armida Filippelli, fino all’anno scorso dirigente scolastico
dell’istituto comprensivo Pasquale Scura ai Quartieri Spagnoli
di Napoli, racconta come sia possibile combattere la dispersione
scolastica anche nei casi apparentemente impossibili. A patto di
crederci e di avere coraggio: "Abbiamo capito che l’unico
modo per riportare i piccoli evasori dell’obbligo più
accaniti al sistema scolastico era quello di andarli a prendere
a casa, con l’aiuto di assistenti sociali, psicologi, maestri
di strada, e di organizzare loro tutta la giornata. In quattro
anni abbiamo tirato fuori dal tunnel del lavoro nero e della
criminalità decine di ragazzi che hanno ripreso dignità,
ottenuto la licenza media, fatto sport, musica. Siamo riusciti a
fargli vivere la formazione con un concetto didattico molto
attraente, a non fargli più vedere la scuola come un nemico.
É
stato anche un percorso di ricerca, il materiale di ragazzi è
‘radioattivo’, nel senso che vengono tutti da famiglie
terribili, spesso con genitori o parenti uccisi o assassini, in
galera o drogati. A volte sono drogati gli stessi ragazzi, c’è
chi faceva uso di crack. Uno dei partner di Chance è la facoltà
di psicolgia, i ragazzi parlano con uno psicologo ogni 15
giorni. Il fatto più importante per questi ragazzi che non
hanno nessuno è avere un tutor, una forte figura di
riferimento. Li abbiamo portati a fare esperienze di lavoro
protetto ma non simulato, esperienze di laboratorio, di
artigianato, uno ha lavorato in un cantiere navale, uno da Mac
Donald’s, non è un granché ma è meglio di una vita a fare
il garzone, dal meccanico o dal panettiere, con un destino
segnato da sotto sottoproletari. Abbiamo dato loro anche una
paghetta, il lavoro nero non si affronta con le chiacchiere.
L’anno scorso abbiamo ricevuto 50 milioni in dono dal
presidente Ciampi, dopo che il suo capo Gabinetto era venuto a
farci visita. Non è facile stare con questi ragazzi, che non di
rado hanno subito abusi. C’è chi butta banchi dalla finestra,
chi insulta i professori per metterli alla prova. Il progetto
Chance dimostra che la scuola non basta in questi casi, ci vuole
un’intera società che si faccia carico di questi problemi.
Per puntare sulla prevenzione abbiamo lanciato anche il progetto
‘Nidi di mamma’, asili nido per bimbi dai 18 ai 36 mesi
gestiti dalle mamme. Oggi abbiamo tre centri dove lavorano
mediatori culturali, psicologi, e anche 40 mamme cui diamo un
piccolo stipendio, 800mila lire al mese. C’è chi ha trovato
in questo modo il coraggio di troncare storie con mariti con 23
omicidi alle spalle, e non è una battuta". Quest’anno
Armida Filippelli si è dovuta spostare all’Itc Galiani. Chi
ha il coraggio di combattere a viso aperto contro l’illegalità
e il degrado meriterebbe più riconoscenza.
(Il
Nuovo, 18 DICEMBRE 2001, ORE 14:00)
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ROMA
- Solo il 53,3 per cento sa cosa significa
"rimunerativo". Per la locuzione "a
domicilio" si scende al 45,5 per cento. Ma il crollo c’è
per la "causale" di un bollettino postale: solo
l’8,7 per cento sa che cosa sia. Sono alcuni degli
sconcertanti esiti della Rilevazione sulle competenze
alfabetiche dei diciottenni, uno studio pubblicato
quest’anno dal Cede, l’istituto nazionale per la
valutazione del sistema dell’istruzione. I campioni maschile
e femminile, sparsi su tutto il territorio nazionale, sono
stati contattati rispettivamente in occasione della visita di
leva (stesso sistema utilizzato dalla Lapis) e direttamente a
casa. Il livello culturale medio che emerge dallo studio è
drammaticamente basso. Solo l’8,4 per cento del campione ha
saputo compilare correttamente e integralmente un bollettino
postale, solo una percentuale compresa fra il 25 e il 45 per
cento ha superato una prova di comprensione di tre brevi
articoli. Dal sondaggio emerge che il livello culturale è
basso non solo per chi non ha raggiunto la licenza media, ma
anche per chi ha un diploma. Prendiamo per esempio il tasso di
comprensione del termine "causale" di pagamento di
un bollettino postale. Fra i diciottenni con la licenza
elementare a conoscerne il significato era solo il 5 per
cento, fra chi ha la licenza media la percentuale sale solo
fino al 7,2 per cento, ma anche i diplomati si attestano sulla
non straordinaria percentuale del 21,7 per cento. Nel caso
della difficilissima espressione "a domicilio", i
diciottenni con licenza media inferiore fanno addirittura
meglio dei coetanei diplomati: la conosceva il 46,5 per cento
dei primi contro il 44,6 per cento dei secondi, e contro il
dignitoso 40 per cento di chi si è fermato alla licenza
elementare.
I
risultati del sondaggio realizzato dal Cede dimostrano
l’esistenza di un altro problema, non necessariamente meno
grave di quello della dispersione scolastica: quello del basso
livello culturale di chi esce dalla scuola dell’obbligo. A
questo proposito un dato è assai significativo: il 45 per
cento di chi ottiene la licenza media esce dall’esame di
terza media con la votazione di "sufficiente". Come
osserva Nando Dalla Chiesa nel documento conclusivo
dell’indagine conoscitiva sulla dispersione scolastica
realizzata dalla Commissione Cultura nel corso della scorsa
legislatura, "la generalizzazione del giudizio positivo
più basso (che teoricamente potrebbe anche esprimere un alto
livello di severità del sistema scolastico) sembra potersi
rappresentare in parte come un artificio istituzionale - certo
inconscio e animato dalle migliori intenzioni - volto a
posticipare la fuoriuscita dell’alunno dal sistema; qualcosa
di paragonabile alla concessione di una chance in più che
altri docenti dovranno metter a frutto". Ma siccome per
moltissimi ragazzi italiani (il 38 per cento degli over 15 nel
1996) l’esperienza di studio termina con la licenza media,
la concessione di questa presunta chance equivale al regalo di
un pezzo di carta in cambio di un livello di conoscenze molto
basso. "Uno dei grandi problemi qui a Palermo è che
molti dei ragazzi che riescono a superare la terza media
tornano analfabeti, perché imparano così poco...
L’ignoranza porta all’emarginazione sociale, ed è in
queste sacche che pesca a piene mani la delinquenza. Non per
niente il 90 per cento della popolazione carceraria ha una
bassissima scolarità" dice Nino Rocca, presidente del
centro sociale Francesco Saverio attivo da 16 anni nel
quartiere dell’Albergheria, uno dei più difficili di
Palermo.
(Il
Nuovo, 18 DICEMBRE 2001, ORE 15:00)
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ROMA - "Il fenomeno della
dispersione scolastica è sottovalutato. C’è l’idea che si
tratti di un problema superato, tranne in alcuni quartieri
degradati. In realtà il problema esiste, al di là delle cifre
ufficiali. Quando nella scorsa legislatura si iniziò a parlare
di innalzamento dell’obbligo scolastico feci una semplice
obiezione: come facciamo a alzare l’età dell’obbligo se non
conosciamo la qualità della presenza nella scuola
dell’obbligo negli ultimi anni?".
Nando Dalla Chiesa è stato
promotore e relatore dell’indagine conoscitiva sulla
dispersione scolastica svolta dalla Commissione Cultura della
Camera nel corso della scorsa legislatura, e conclusa nel
gennaio del 2000 con la pubblicazione del documento conclusivo.
Un’analisi che parte con alcune interessanti statistiche, fra
cui quella che mostra il permanere della distanza fra il grado
di scolarizzazione italiano rispetto a quello di molti altri
paesi. Un dato su tutti: nel 1994 a essersi fermato alla licenza
elementare o media era il 67 per cento degli italiani, contro il
33 per cento dei francesi, il 26 per cento degli inglesi, il 16
per cento dei tedeschi, il 15 per cento degli americani.
L’indagine della commissione ha comportato anche lo studio di
alcuni casi locali emblematici. Ai quartieri spagnoli di Napoli
la missione parlamentare ha trovato la situazione più dura, con
ambienti familiari caratterizzati da "tre zii uccisi",
oppure "una quindicenne che ha partorito due mesi fa, la
madre è in carcere, un fratello piccolo da accudire, un
fratello ventunenne tossicodipendente" e così via. In
questo caso si è verificata l’efficacia di progetti
innovativi come Chance, con l’utilizzo dei maestri di strada.
Da un dibattito svolto nel corso
della missione in Sardegna, invece, sono emersi alcuni nodi
essenziali del problema dispersione: da un lato l’instabilità
del corpo docente, specie nelle aree più a rischio (tanto che
qualcuno ha parlato di "turismo scolastico");
dall’altro la mancanza di una rete inter-istituzionale - dalla
sovrintendenza ai servizi sociali dei comuni al Tribunale di
minori - capace di operare come sistema. La mancanza di
coordinamento provoca una sorta di "dispersione degli
interventi anti-dispersione". Nelle conclusioni, il
documento frutto dell’indagine sottolinea l’importanza
dell’autonomia scolastica nella lotta alla dispersione.
"Tutte le esperienze positive nelle quali la Commissione si
è imbattuta nel corso del suo lavoro hanno potuto realizzarsi a
partire dalla definizione di uno spazio di autonomia che a volte
ha preceduto la stessa legge di riforma. La percezione della
realtà esterna, la sensibilità nel coglierne in tempo reale
trasformazioni e tendenze, la valutazione delle risorse umane e
professionali interne, la consapevolezza delle opportunità e
dei vincoli, la conoscenza diretta della popolazione scolastica
e dei suoi bisogni, la fantasia nell’impostare le relazioni
interistituzionali più utili e più coerenti con le concrete
situazioni: tutto ciò è prerogativa naturale di chi opera
nella scuola a contatto con i problemi che vi si
manifestano".
(Il
Nuovo, 18 DICEMBRE 2001, ORE 15:00)
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Scuola,
uno su 10 non finisce le medie
A Napoli, Bari e Catanzaro, risulta che il 6,7% degli studenti non
ha finito le elementari, l’8,4 si è fermato alla quinta
elementare, mentre l’11 non ha raggiunto la licenza media.
Sono i sorprendenti risultati di un sondaggio svolto su un
campione di 3368 diciottenni dalla Lapis,
l'organizzazione nazionale per la lotta contro la dispersione
scolastica e i fenomeni correlati, lavoro minorile e
criminalità giovanile. La ricerca offre interessanti spunti
di riflessione: oltre il 19% degli intervistati non ha
ricevuto nessuna insistenza in famiglia per frequentare le
lezioni; il 46,6% di chi ha interrotto gli studi, poi, l’ha
fatto per mettersi a lavorare. Sul piano del livello culturale
il 41,4% del campione ha dichiarato di non leggere
abitualmente.
19
dicembre 2001 (JobTel – Il Fatto)
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Abbandono
scolastico, l’ 11 per cento dei diciottenni non raggiunge la
licenza media
Si
parla sempre più di riforma della scuola e istruzione di qualità.
Ma intanto secondo una ricerca della Lapis,
Libera associazione per il progresso dell’istruzione
scolastica, in Italia, il 6,7 per cento dei diciottenni non ha
finito le elementari, l’8,4 si è fermato alla quinta
elementare, l’11,1 non ha raggiunto la licenza media.
Il rilevamento è stato effettuato su un
campione di 3368 ragazzi che hanno svolto le visite di leva a
Napoli, Bari e Catanzaro nel maggio del ‘99. Eppure secondo i
dati ufficiali del ministero della Pubblica Istruzione la
dispersione nella scuola dell’obbligo è un fenomeno ormai
marginale anche al sud, con tassi di alunni non valutati, per
mancata frequenza inferiori allo 0,1 per cento per le elementari
e all’1 per cento per le medie.
Un problema isolato al Sud?
“Ovunque le delegazioni Lapis si siano
presentate per verificare il reale stato della scuola di base,
la risposta, nei vari provveditorati di Sicilia, Sardegna,
Campania e così via è stata sempre la stessa: i bambini sono
tutti regolarmente iscritti, esistono osservatori a garanzia del
rispetto della frequenza, insomma la situazione è sotto il
vigile controllo dell’autorità scolastica. Ma allora è fatto
di extraterrestri questo 11 per cento di ragazzi che dichiarano
di non aver raggiunto il diploma di scuola media
inferiore?". Marilena Farruggia Venturi, presidente
della Lapis, commenta così i risultati del sondaggio svolto.
Un’indagine che, oltre a segnalare l’esistenza di una
dispersione ancora rilevante nella scuola dell’obbligo, ha
fornito altre indicazioni interessanti.
Ben il 44 per cento del campione, per
esempio, ha dichiarato di essersi recato a scuola solo
saltuariamente. E sotto accusa spesso, è la famiglia che viene
meno al suo ruolo naturale di sostegno allo scolaro: oltre il 19
per cento degli intervistati ha affermato di non aver registrato
nessuna insistenza nell’ambiente familiare per frequentare
regolarmente le lezioni, e più in generale oltre il 16 e mezzo
per cento non è stato aiutato dalla famiglia nell’impegno
scolastico. Il 46,6 per cento di chi ha interrotto gli studi,
poi, l’ha fatto per mettersi a lavorare. Ultima annotazione:
il 41,4 per cento del campione ha dichiarato di non leggere
abitualmente.
Un confronto
Una autorevole conferma dei risultati del
sondaggio svolto dalla Lapis, viene da uno studio pubblicato
quest’anno dal Cede, l’Istituto nazionale per la
valutazione del sistema dell’istruzione sulle competenze
alfabetiche dei diciottenni.
Come nell’indagine Lapis il campione
maschile (più ridotto ma più distribuito sul territorio
nazionale) è stato raggiunto in occasione delle visite di leva;
ma in questo caso ce n’è anche uno femminile, contattato a
domicilio. Il livello culturale medio emerso dallo studio è
drammaticamente basso. Solo una percentuale compresa fra il 25 e
il 45 per cento ha superato una prova di comprensione di tre
brevi articoli. Ma dal sondaggio emerge che il livello culturale
è basso non solo per chi non ha raggiunto la licenza media, ma
anche per chi ha un diploma.
Dispersione scolastica e lavoro minorile
Oltre alle sconcertanti lacune culturali
dimostrate dai diciottenni (solo il 45,5 per cento conosceva il
significato della locuzione "a domicilio", solo
l’8,7 per cento sapeva cos’è la causale di un bollettino
postale), emerge un altro dato allarmante: è il numero di
ragazzini che si mettono a lavorare in età di obbligo
scolastico. Fra i maschi, infatti, al sud il 13,2 per cento ha
iniziato a lavorare entro i 13 anni, il 4,2 per cento
addirittura entro i 10 anni.
Già la Cgil, tempo fa, aveva denunciato la
presenza di circa 500mila minori nel mondo del lavoro. E
a questo proposito un dato è assai significativo: il 45 per
cento di chi ottiene la licenza media esce dall’esame di terza
media con la votazione di "sufficiente". Come osserva
il senatore Nando Dalla Chiesa, nel documento dell’Indagine
conoscitiva sulla dispersione scolastica, realizzata dalla
Commissione Cultura nel corso della scorsa legislatura, "la
generalizzazione del giudizio positivo più basso (che
teoricamente potrebbe anche esprimere un alto livello di severità
del sistema scolastico), sembra potersi rappresentare come un
artificio istituzionale volto a posticipare la fuoriuscita
dell’alunno dal sistema”. Insomma, per moltissimi ragazzi
italiani (il 38 per cento degli over 15 nel 1996),
l’esperienza di studio termina con la licenza media, un pezzo
di carta in cambio di un livello di conoscenze molto basso
(Pigna Scuola)
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