Francesco
Rasero, detto Rappa, è uno di quei ventenni di
cui si vorrebbero piene le case, le piazze, le
fabbriche e le università italiane. Lo abbiamo
conosciuto quando, la scorsa primavera, fu tra i
primi a rispondere all'appello della Lapis per l'iniziativa
in favore dei piccoli profughi. Dalla sua
piemontesissima Carmagnola eccolo precipitarsi a
Squinzano, portando con se' una esuberante carica
di generosità e di entusiasmo. In quel centro d'accoglienza
nei pressi di Lecce la Lapis aveva organizzato
sia una ludoteca, frutto di una raccolta di
giocattoli e materiali didattici nella città di
Arezzo, sia un servizio di animazione per i
numerosi bambini delle famiglie dei profughi. Rappa fu uno
dei primi animatori, volontari venuti da tutta
Italia con il semplice scopo di riportare il
sorriso sul volto di bambini, in massima parte
albanesi del Kosovo, che venivano spesso da
esperienze terribili: la guerra, la morte vista
in faccia, la fuga, l'avventurosa traversata
adriatica in gommone, alla mercé di trafficanti
senza scrupoli. Ecco Francesco sforzarsi di
superare l'ostacolo dell'incomunicabilità,
apprendendo i primi rudimenti di albanese,
cercando di giocare con i piccoli ospiti nella
loro lingua. Finita la missione di Squinzano,
Rappa ha voluto dare un altro contributo di
solidarietà, ancora una volta a vantaggio dei
bambini albanesi.
Ma della sua
esperienza nella terra delle aquile è lui stesso
a parlare, per chiunque voglia andarlo a trovare
nel sito che ha appositamente organizzato:
members.xoom.it/albania
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