La
vicenda degli oltre duemila posti di ruolo nelle scuole
dell'Emilia-Romagna rifiutati da insegnanti precari. Troppo
costoso vivere in quella regione, meglio rassegnarsi e
tirare avanti sotto casa
I
responsabili del sistema educativo dell'Emilia-Romagna credevano
di aver trovato la soluziono giusta. L'anno scolastico è
ormai vicino e mancano più di duemila docenti? Semplice,
facciamo una chiamata lampo a insegnanti che già
lavorano come precari in altre regioni, li inquadriamo come
docenti di ruolo e il problema è risolto. Ma avevano
trascurato di considerare un dettaglio che si è rivelato
decisivo fino a compromettere l'operazione: il costo della
vita.
Gli
insegnanti potenzialmente interessati a questo avanzamento
di carriera con trasferimento vivono e lavorano prevalentemente
nelle regioni del Mezzogiorno e delle isole, dove i prezzi
sono decisamente più contenuti. Di più: i
precari del Sud generalmente non hanno spese d'alloggio,
perché abitano nella casa dei genitori.
Trasferendosi
a Bologna, a Ravenna, Ferrara, Modena, Parma o nelle altre
città emiliano-romagnole o anche nei centri minori
della provincia, avrebbero dovuto affrontare non soltanto
le maggiori spese dovute al carovita ma anche la necessità
di trovare un alloggio dai costi generalmente proibitivi,
soprattutto da parte di docenti all'inizio della carriera.
Dunque,
fatti un po' di conti, quasi tutti hanno detto no grazie.
Le carenze riguardavano 2137 posti di ruolo, dei quali 1861
per insegnanti di sostegno: soltanto diciassette hanno aderito
all'iniziativa accettando il trasferimento. Tutti gli altri
non se la sono sentita: meglio rimanere precari ma restarcene
a casa nostra...
L'episodio
la dice lunga non soltanto sui problemi connessi con una
situazione economica pervasa di criticità che spingono
all'insù i prezzi, ma anche sull'annosa questione
degli stipendi nel vitale settore della scuola. É
mai possibile che un professionista impegnato in un'attività
così cruciale non sia in condizione di affrontare
il costo della vita in una parte del territorio nazionale?
Una parte che certo non si limita all'Emilia-Romagna ma
include l'intero Centro-Nord.
In
fondo proprio questa condizione di trattamenti economici
inadeguati è una delle ragioni per cui i docenti
non godono più del prestigio sociale di una volta.
Eppure non dovremmo trascurare il fatto che sono proprio
loro, i maestri e i professori e tutti coloro che mandano
avanti il sistema educativo, ad avere in mano il futuro
dei nostri ragazzi, dunque il futuro del nostro paese.
f. s.
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