Uno
studente della comunità wichi, una piccola minoranza
etnica, ha realizzato un'applicazione per tradurre in
spagnolo la sua lingua materna. Il presidente Alberto
Fernández lo ha ricevuto alla Casa Rosada: ecco
un esempio per tutti gli argentini, ha detto
Maximiliano
Sánchez è un giovane studente argentino che
appartiene alla comunità wichi, una piccola minoranza
etnica che vive nelle aree settentrionali del Paese sudamericano,
ai confini con Bolivia e Paraguay. Abita in uno sperduto
villaggio, per andare a scuola ogni mattina deve percorrere
a piedi un paio di chilometri e si considera relativamente
fortunato, perché fra i suoi compagni ce ne sono
alcuni che devono fare molta più strada. Come se
non bastassero i tanti problemi che rendono la vita difficile
a questa comunità india, per esempio la questione
della lingua e della difficoltà di tradurla in spagnolo,
anzi in castellano, come in Argentina si chiama la lingua
nazionale.
A suo
agio con i computer come i giovani di tutto il mondo, Maximiliano
si è messo al lavoro per rimuovere almeno questo
ostacolo. E ci è perfettamente riuscito, realizzando
un'applicazione che traduce dal wichi al castellano e viceversa.
Non solo: ora sta cercando di perfezionare la sua invenzione,
mettendo l'utente in grado di interagire fra le due lingue
senza bisogno di restare connesso a Internet. Per la sua
applicazione, il ragazzo è stato incluso fra i 3500
candidati, in rappresentanza di 94 Paesi, al Global Student
Prize 2021 che la fondazione Varkey organizza in collaborazione
con l'UNESCO.
Ricevendolo
alla Casa Rosada di Buenos Aires, la storica residenza dei
capi di stato argentini, il presidente Alberto Fernández
ha indicato Maximiliano come esempio per tutti. Rimuovere
un ostacolo di natura linguistica significa infatti rafforzare
la coesione nazionale, essenziale in un Paese multietnico
come l'Argentina, in cui vive una popolazione in massima
parte di ascendenza europea (italiani, spagnoli, tedeschi
e altri) accanto a quel poco che resta delle originarie
etnie indie. Inoltre un'applicazione come questa potrà
essere utilissima in altri Paesi sudamericani, come la Bolivia,
in cui la parte india della popolazione è numericamente
prevalente.
Come
riferisce il quotidiano Clarín di Buenos Aires, Maximiliano
è molto apprezzato nella sua comunità perché
è sempre pronto e disponibile per aiutare ragazzi
e adulti in tutto ciò che ha a che fare con la tecnologia.
Per questo Eva Noemi Fernández, una fra i suoi insegnanti,
lo ha indotto ad impiegare le sue capacità informatiche
e la sua volontà umanitaria, per creare uno strumento
capace di abbattere la barriera linguistica che ha sempre
mortificato l'integrazione del suo gruppo etnico.
Se
correttamente impiegata, spiega ora il ragazzo, la tecnologia
può fare miracoli. Parlando ai microfoni della Casa
Rosada, invita tutti i “chicos”, i giovani del
suo Paese, a darsi da fare per realizzare i loro sogni.
Ai giovani wichi, in particolare, Maximiliano raccomanda
di non lesinare gli sforzi per colmare il netto divario
con il resto della popolazione argentina che da sempre segnalano
gli indicatori sociali.
s.
f.
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