FOGLIO LAPIS - OTTOBRE- 2019

 

Il caso di Golzow, un villaggio del Brandeburgo che superando le iniziali diffidenze ha accolto un gruppo di profughi provenienti dal Medio Oriente tormentato dalla guerra – Tre famiglie, sedici persone su una popolazione di 820 abitanti, dieci i ragazzi siriani nella scuola locale – Ottimi i risultati: lavoro per gli adulti e buoni risultati scolastici per i ragazzi

 

Golzow è un villaggio del Brandeburgo orientale, a due passi dal fiume Oder che segna il confine con la Polonia. Siamo in quello che fu fino alla riunificazione nazionale del 1990 il territorio dell'altra Germania, la DDR (Repubblica democratica tedesca), oggi una parte svantaggiata del paese dal punto di vista economico e sociale. Questo paesino, in cui vivono oggi 820 persone, è famoso perché protagonista di un documentario, I bambini di Golzow, che dal 1961 in avanti illustra la vita di diciotto dei suoi abitanti, nati fra il 1953 e il '55, fin dai primi giorni di scuola nell'anno della costruzione del muro di Berlino. Dopo essersi interrotto con la riunificazione, il tema è stato ripreso chiudendosi nel 2007, quando i “bambini” avevano fra i cinquantadue e i cinquantaquattro anni. Con le sue quarantadue ore, è il più lungo documentario della storia del cinema.

Nel 2015, quando la cancelliera federale Angela Merkel decide di aprire le porte ai profughi che premono alla frontiera e oltre un milione e mezzo di persone provenienti dalla Siria e da altri paesi entrano in Germania, sedici di costoro, tre famiglie, vengono indirizzati proprio a Golzow. Il loro rapporto numerico con la popolazione del villaggio é identico a quello dell'intera massa di profughi con gli oltre ottanta milioni di abitanti della Repubblica Federale. Il sindaco Frank Schütz deve faticare non poco per convincere i suoi concittadini: non a caso un quarto degli elettori di Golzow ha votato per il partito xenofobo Alternative für Deutschland. L'argomento fondamentale di Schütz é la sopravvivenza della scuola (intitolata ai “bambini di Golzow” in omaggio al film) che senza l'apporto dei nuovi alunni sarebbe destinata a drastiche misure di ridimensionamento. Del resto anche i nuovi ospiti erano perplessi di fronte alla prospettiva di stabilirsi nella Germania orientale, sapevano che da quelle parti era forte l'ostilità nei confronti degli stranieri.

Eppure la gente di Golzow ha nella sua storia un elemento che la rende particolarmente vicina alle sorti dei nuovi arrivati. Molti fra gli abitanti, o i loro padri e nonni, hanno alle spalle la stessa esperienza: costretti a lasciare nell'immediato dopoguerra i territori di lingua e cultura e tradizioni tedesche che il trattato di pace aveva assegnato alla Polonia, si trovavano anche loro nella condizione di profughi. Questa caratteristica comune, percepita soprattutto dagli anziani, aiuta a spianare la strada verso una convivenza pacifica e presto cordiale. Così il sindaco Schütz potrà vantare il successo, facendo notare che “i siriani hanno salvato la nostra scuola, e il nostro villaggio!”

Gli ospiti si stabiliscono in alcune fra le molte case deserte del paese, aiutati ad ammobiliarle dai doni della gente del posto. Ecco i loro figli sui banchi della scuola locale, alle prese con le prime difficoltà per familiarizzarsi con la lingua tedesca. Ecco alla fiera annuale i banchetti con i dolci arabi accanto a quelli che offrono la pasticceria tedesca. Ecco i tre capifamiglia siriani, nessuno dei quali ha tardato a trovar lavoro, impegnati accanto ai genitori tedeschi nel ripulire il giardino della scuola dalle foglie cadute d'autunno. Fra i locali e gli ospiti si stabilisce rapidamente un rapporto di stima e di calore. C'è un tale che compensa la lontananza del nipote, andato a cercar fortuna altrove, insegnando la pesca e il nuoto ai ragazzi siriani. A scuola i nuovi arrivati ottengono risultati più che soddisfacenti, e quel che più conta hanno perfettamente legato con i loro compagni tedeschi.

Insomma nel microcosmo di Golzow l'integrazione sta funzionando, al punto che alcuni fra i profughi accarezzano l'idea di chiedere, almeno per i loro figli, la cittadinanza della Repubblica Federale. Questa miniatura del grande problema nazionale tedesco, in tutto e per tutto simile a quello che si trovano a dover affrontare gli altri paesi europei, Italia compresa, dimostra che il fenomeno migratorio, la grande ineludibile questione che domina il nostro presente ed è destinata a dominare il nostro futuro, è gestibile nell'interesse di tutti. Certo occorre trovare il modo di regolare i flussi con una strategia concordata a livello internazionale, che superi l'attuale marasma di arrivi incontrollati e caotici. Ma prima di tutto bisogna abbattere pregiudizi e luoghi comuni, e le oscure manovre di chi per inseguire il potere coltiva le pianticelle dell'odio e della paura.

 

 

                                                                 a. v.  

 

 


                                                  

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