Il
caso di Golzow, un villaggio del Brandeburgo che superando
le iniziali diffidenze ha accolto un gruppo di profughi
provenienti dal Medio Oriente tormentato dalla guerra
– Tre famiglie, sedici persone su una popolazione
di 820 abitanti, dieci i ragazzi siriani nella scuola
locale – Ottimi i risultati: lavoro per gli adulti
e buoni risultati scolastici per i ragazzi
Golzow
è un villaggio del Brandeburgo orientale, a due passi
dal fiume Oder che segna il confine con la Polonia. Siamo
in quello che fu fino alla riunificazione nazionale del
1990 il territorio dell'altra Germania, la DDR (Repubblica
democratica tedesca), oggi una parte svantaggiata del paese
dal punto di vista economico e sociale. Questo paesino,
in cui vivono oggi 820 persone, è famoso perché
protagonista di un documentario, I bambini di Golzow, che
dal 1961 in avanti illustra la vita di diciotto dei suoi
abitanti, nati fra il 1953 e il '55, fin dai primi giorni
di scuola nell'anno della costruzione del muro di Berlino.
Dopo essersi interrotto con la riunificazione, il tema è
stato ripreso chiudendosi nel 2007, quando i “bambini”
avevano fra i cinquantadue e i cinquantaquattro anni. Con
le sue quarantadue ore, è il più lungo documentario
della storia del cinema.
Nel
2015, quando la cancelliera federale Angela Merkel decide
di aprire le porte ai profughi che premono alla frontiera
e oltre un milione e mezzo di persone provenienti dalla
Siria e da altri paesi entrano in Germania, sedici di costoro,
tre famiglie, vengono indirizzati proprio a Golzow. Il loro
rapporto numerico con la popolazione del villaggio é
identico a quello dell'intera massa di profughi con gli
oltre ottanta milioni di abitanti della Repubblica Federale.
Il sindaco Frank Schütz deve faticare non poco per
convincere i suoi concittadini: non a caso un quarto degli
elettori di Golzow ha votato per il partito xenofobo Alternative
für Deutschland. L'argomento fondamentale di Schütz
é la sopravvivenza della scuola (intitolata ai “bambini
di Golzow” in omaggio al film) che senza l'apporto
dei nuovi alunni sarebbe destinata a drastiche misure di
ridimensionamento. Del resto anche i nuovi ospiti erano
perplessi di fronte alla prospettiva di stabilirsi nella
Germania orientale, sapevano che da quelle parti era forte
l'ostilità nei confronti degli stranieri.
Eppure
la gente di Golzow ha nella sua storia un elemento che la
rende particolarmente vicina alle sorti dei nuovi arrivati.
Molti fra gli abitanti, o i loro padri e nonni, hanno alle
spalle la stessa esperienza: costretti a lasciare nell'immediato
dopoguerra i territori di lingua e cultura e tradizioni
tedesche che il trattato di pace aveva assegnato alla Polonia,
si trovavano anche loro nella condizione di profughi. Questa
caratteristica comune, percepita soprattutto dagli anziani,
aiuta a spianare la strada verso una convivenza pacifica
e presto cordiale. Così il sindaco Schütz potrà
vantare il successo, facendo notare che “i siriani
hanno salvato la nostra scuola, e il nostro villaggio!”
Gli
ospiti si stabiliscono in alcune fra le molte case deserte
del paese, aiutati ad ammobiliarle dai doni della gente
del posto. Ecco i loro figli sui banchi della scuola locale,
alle prese con le prime difficoltà per familiarizzarsi
con la lingua tedesca. Ecco alla fiera annuale i banchetti
con i dolci arabi accanto a quelli che offrono la pasticceria
tedesca. Ecco i tre capifamiglia siriani, nessuno dei quali
ha tardato a trovar lavoro, impegnati accanto ai genitori
tedeschi nel ripulire il giardino della scuola dalle foglie
cadute d'autunno. Fra i locali e gli ospiti si stabilisce
rapidamente un rapporto di stima e di calore. C'è
un tale che compensa la lontananza del nipote, andato a
cercar fortuna altrove, insegnando la pesca e il nuoto ai
ragazzi siriani. A scuola i nuovi arrivati ottengono risultati
più che soddisfacenti, e quel che più conta
hanno perfettamente legato con i loro compagni tedeschi.
Insomma
nel microcosmo di Golzow l'integrazione sta funzionando,
al punto che alcuni fra i profughi accarezzano l'idea di
chiedere, almeno per i loro figli, la cittadinanza della
Repubblica Federale. Questa miniatura del grande problema
nazionale tedesco, in tutto e per tutto simile a quello
che si trovano a dover affrontare gli altri paesi europei,
Italia compresa, dimostra che il fenomeno migratorio, la
grande ineludibile questione che domina il nostro presente
ed è destinata a dominare il nostro futuro, è
gestibile nell'interesse di tutti. Certo occorre trovare
il modo di regolare i flussi con una strategia concordata
a livello internazionale, che superi l'attuale marasma di
arrivi incontrollati e caotici. Ma prima di tutto bisogna
abbattere pregiudizi e luoghi comuni, e le oscure manovre
di chi per inseguire il potere coltiva le pianticelle dell'odio
e della paura.
a.
v.
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