Nel
suo Incompatibilità Maurizio Boscherini ci racconta
la vicenda di un maestro punito perché denunciò
i mali della scuola pubblicando il suo diario e urtando
qualche suscettibilità – Il suo successo
nella sede in cui fu trasferito d'ufficio (per incompatibilità
ambientale, appunto) lo ripaga di molte amarezze, offrendoci
al tempo stesso preziosi spunti di riflessione
Ecco
la storia di un ragazzo che si fa strada, e partendo da
modeste origini contadine arriva a praticare il mestiere
più importante del mondo: l'insegnamento. Maestro
a ventidue anni in una scuola elementare milanese, poi quando
è già sulla trentina il sospirato trasferimento
nel natio borgo selvaggio, un paese adagiato in un'ampia
vallata dell'Appennino romagnolo. Il maestro Raffaello Busco
ama il suo lavoro e non è certo tipo da limitarsi
agli adempimenti d'ufficio. Dedica ai suoi alunni anche
il tempo libero, li assiste in vista degli esami di riparazione,
introduce nella sua personale didattica la pittura (che
da sempre pratica prediligendo gli scorci affascinanti della
sua valle), la musica, il teatro. Così si snoda la
vicenda che Maurizio Boscherini racconta nel suo romanzo-verità
pubblicato dall'editore Il Seme Bianco, che s'intitola Incompatibilità
e vedremo perché.
Una
vicenda che ha al centro la pubblicazione del diario al
quale il protagonista ha affidato gli episodi e il senso
della sua attività. Lo pubblica firmandosi Dernier,
ultimo, e lo intitola proprio così: L'ultimo maestro.
Ora, poiché stiamo parlando di un romanzo del tutto
particolare, che pur essendo scritto in terza persona racconta
proprio l'esperienza vera del suo autore, dobbiamo precisare
che questo Ultimo maestro fu veramente dato alle stampe.
Fu pubblicato dall'editore Beta e chi volesse saperne di
più può trovarne una recensione proprio nel
nostro Foglio Lapis, precisamente nel numero che mandammo
in rete nell'aprile del 2001: chi ci legge lo può
facilmente raggiungere con qualche clic in questo stesso
sito.
Il
libro viene pubblicato nel 1998, noi ce ne occupiamo tre
anni dopo. Lo facciamo dopo che quella pubblicazione ha
provocato un terremoto, culminato in una dura punizione
per l'autore. Viene trasferito in un paesino sperduto fra
i monti, dove il maestro raggiunge faticosamente la sua
nuova classe ogni mattina per poi rincasare a sera altrettanto
faticosamente, guidando d'inverno nel buio, e spesso nella
neve e nel ghiaccio. Ma perché tutto questo? Perché
Boscherini-Dernier-Busco è un entusiasta, e scrivendo
il diario racconta la sua esperienza senza stare a misurare
le parole. Dipinge la scuola per quello che è, un
luogo di svogliata routine, dove si lavora meccanicamente
senza poter premiare il merito e colpire il demerito, dove
si pratica la pedagogia dello “sforzo zero”,
dove si trascura d'instillare nei bambini l'educazione e
il rispetto, dove non si cerca di coinvolgerli facendoli
sentire a loro agio.
L'ultimo
maestro si riferisce dunque a una scuola in crisi d'identità
e di valori, ma anche alla quasi scomparsa della figura
maschile nel corpo docente, soprattutto nelle elementari
e nelle medie, o come si dice oggi nelle primarie e nelle
secondarie di primo grado. Ecco il maestro che senza volere
s'avventura nel terreno minato del politicamente scorretto.
Lui non ha alcuna intenzione di criticare le colleghe in
quanto donne, semplicemente sottolinea che una maggiore
presenza maschile nella scuola la farebbe assomigliare un
pochino di più alla famiglia e alla società,
dunque la renderebbe più vera. Ma le maestre non
la pensano così, si sentono prese di mira come donne
(noi mica possiamo lavorare anche di pomeriggio, abbiamo
la casa da governare...) e insorgono compatte e feroci.
In pratica sollevano il paese contro di lui, fino al punto
che le autorità scolastiche lo trasferiscono d'ufficio
per incompatibilità ambientale: ecco spiegato il
titolo di questo romanzo che più autobiografico non
potrebbe essere.
Ma
il maestro ha al suo arco le frecce di una professionalità
che nessuna mortificazione burocratica potrebbe intaccare.
Nella nuova sede, che diventa definitiva fino alla pensione
perché il ricorso viene respinto e il reclamo rigettato,
Busco ripropone la sua dedizione e le sue tecniche didattiche.
Non impartisce lezioni dall'alto della cattedra ma insegna
conversando con i bambini. Inoltre li familiarizza con il
disegno e la pittura, con la musica e il canto, organizza
spettacoli teatrali. In breve conquista non soltanto l'affetto
degli alunni, compresi i numerosi stranieri che all'inizio
ignorano spesso la nostra lingua, ma anche la stima dei
loro genitori e dell'intero paese, che alla fine lo premia
con tanto di medaglia d'oro. Una lettura davvero preziosa:
Incompatibilità ci racconta come potrebbe essere
la scuola, e come purtroppo non è.
Alfredo
Venturi
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