FOGLIO LAPIS - OTTOBRE- 2019

 

Fra i problemi di sempre che affliggono nostro il sistema educativo, dagli organici carenti agli edifici non a norma, c'è anche un Paese spaccato in due – Le più recenti valutazioni confermano infatti il divario inaccettabile fra il rendimento scolastico medio del Nord e quello del Sud – La sola novità è un avvicendamento al Ministero dell'Istruzione, Università e ricerca, il cui nuovo titolare ha preso servizio all'inizio di settembre

 

All'inizio dell'anno scolastico 2019-2020 si sono dovute registrare le consuete lacune del meccanismo educativo italiano. Non a caso la ripresa delle lezioni è stata accompagnata da uno sciopero del personale amministrativo, che protestava contro la mancata copertura dei quasi tremila posti vacanti nel loro settore. Carente anche l'organico dei docenti, in particolare degli insegnanti di sostegno. Inoltre gravano sul sistema irrisolti problemi ormai storici, dalla dispersione scolastica ancora troppo frequente fino alla sicurezza degli edifici, di cui una spropositata percentuale risulta non a norma.
C'è poi una questione che riguarda l'applicazione al processo educativo di quel principio di uguaglianza che è fra i cardini della nostra Costituzione. Le valutazioni Invalsi, di cui durante l'estate si è fatto rapporto in parlamento, ci confermano lo storico divario fra Nord e Sud in materia di rendimento. Sono le stesse conclusioni cui arrivano regolarmente le indagini Pisa (Programme for International Student Assessment) condotte per conto dell'OCSE, che valutano le competenze linguistiche e matematiche dei quindicenni in un vasto numero di Paesi.

L'immagine che esce da tutto questo è quella di un'Italia spaccata in due. Il rendimento scolastico diminuisce progressivamente con il calo della latitudine. Ora, poiché è ovviamente da escludersi che i ragazzi del Mezzogiorno siano meno svegli dei loro compagni del Nord, è evidente che siamo di fronte a una grave inefficienza organizzativa a carico delle regioni meridionali. Del resto non è una novità, già una trentina di anni or sono il pedagogista Aldo Visalberghi commentava la situazione sotolineando amaramente che per avere un'istruzione degna di questo nome bisognava nascere al Nord.

Le cifre in proposito sono impietose, anche se si registra una relativa diminuzione del divario nella scuola primaria, mentre per la secondaria i dati non mutano sostanzialmente rispetto agli anni precedenti. E si noti una cosa: le valutazioni sono insoddisfacenti anche per i ragazzi delle regioni settentrionali. Per esempio a proposito della capacità di lettura nella terza classe della secondaria di primo grado, la vecchia terza media, il dato medio nazionale ci dice che il 35 per cento dei ragazzi non è in grado di comprendere un testo scritto, pur essendo in grado di leggerlo. É quello che comunemente si chiama analfabetismo funzionale. Ebbene, quel dato in Calabria schizza al 50 per cento.

Passando alla secondaria di secondo grado, anche qui si registra un notevole divario: il dato medio nazionale della capacità di lettura ci parla di un 30 per cento di analfabeti funzionali, ma la percentuale relativa ad alcune regioni meridionali balza al 45 per cento. Ancora più netta la divaricazione per quanto riguarda la matematica: fra il 28 e il 32 per cento di competenze insufficienti al Nord, fra il 48 e il 56 per cento al Sud. E ancora: la quota del rendimento insufficiente nello studio della lingua inglese è fra il 25 e il 30 per cento al Nord, del 35 nel Centro, fra il 54 e addirittura il 61 per cento nel Sud e nelle Isole.
Questo problema antico è uno fra i tanti sulla scrivania del nuovo ministro dell'Istruzione, università e Ricerca Lorenzo Fioramonti, che era già viceministro in Viale Trastevere con il precedente governo e si è insediato all'inizio di settembre, proprio quando partiva il nuovo anno scolastico. Saprà affrontarlo? Per ora il nuovo ministro si è fatto notare per avere fatto una serie di proposte non concordate con il presidente del consiglio. Ha anche caldeggiato una tassa sulle merendine e sulle bibite gassate, volta sia a fare cassa per le esauste finanze ministeriali, sia a tutelare la salute dei ragazzi. Il più resta da fare, dunque, come al solito.

 

 

                                                                 r. f. l.  

 

 


                                                  

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