Fra
i problemi di sempre che affliggono nostro il sistema
educativo, dagli organici carenti agli edifici non a norma,
c'è anche un Paese spaccato in due – Le più
recenti valutazioni confermano infatti il divario inaccettabile
fra il rendimento scolastico medio del Nord e quello del
Sud – La sola novità è un avvicendamento
al Ministero dell'Istruzione, Università e ricerca,
il cui nuovo titolare ha preso servizio all'inizio di
settembre
All'inizio
dell'anno scolastico 2019-2020 si sono dovute registrare
le consuete lacune del meccanismo educativo italiano. Non
a caso la ripresa delle lezioni è stata accompagnata
da uno sciopero del personale amministrativo, che protestava
contro la mancata copertura dei quasi tremila posti vacanti
nel loro settore. Carente anche l'organico dei docenti,
in particolare degli insegnanti di sostegno. Inoltre gravano
sul sistema irrisolti problemi ormai storici, dalla dispersione
scolastica ancora troppo frequente fino alla sicurezza degli
edifici, di cui una spropositata percentuale risulta non
a norma.
C'è poi una questione che riguarda l'applicazione
al processo educativo di quel principio di uguaglianza che
è fra i cardini della nostra Costituzione. Le valutazioni
Invalsi, di cui durante l'estate si è fatto rapporto
in parlamento, ci confermano lo storico divario fra Nord
e Sud in materia di rendimento. Sono le stesse conclusioni
cui arrivano regolarmente le indagini Pisa (Programme for
International Student Assessment) condotte per conto dell'OCSE,
che valutano le competenze linguistiche e matematiche dei
quindicenni in un vasto numero di Paesi.
L'immagine
che esce da tutto questo è quella di un'Italia spaccata
in due. Il rendimento scolastico diminuisce progressivamente
con il calo della latitudine. Ora, poiché è
ovviamente da escludersi che i ragazzi del Mezzogiorno siano
meno svegli dei loro compagni del Nord, è evidente
che siamo di fronte a una grave inefficienza organizzativa
a carico delle regioni meridionali. Del resto non è
una novità, già una trentina di anni or sono
il pedagogista Aldo Visalberghi commentava la situazione
sotolineando amaramente che per avere un'istruzione degna
di questo nome bisognava nascere al Nord.
Le
cifre in proposito sono impietose, anche se si registra
una relativa diminuzione del divario nella scuola primaria,
mentre per la secondaria i dati non mutano sostanzialmente
rispetto agli anni precedenti. E si noti una cosa: le valutazioni
sono insoddisfacenti anche per i ragazzi delle regioni settentrionali.
Per esempio a proposito della capacità di lettura
nella terza classe della secondaria di primo grado, la vecchia
terza media, il dato medio nazionale ci dice che il 35 per
cento dei ragazzi non è in grado di comprendere un
testo scritto, pur essendo in grado di leggerlo. É
quello che comunemente si chiama analfabetismo funzionale.
Ebbene, quel dato in Calabria schizza al 50 per cento.
Passando
alla secondaria di secondo grado, anche qui si registra
un notevole divario: il dato medio nazionale della capacità
di lettura ci parla di un 30 per cento di analfabeti funzionali,
ma la percentuale relativa ad alcune regioni meridionali
balza al 45 per cento. Ancora più netta la divaricazione
per quanto riguarda la matematica: fra il 28 e il 32 per
cento di competenze insufficienti al Nord, fra il 48 e il
56 per cento al Sud. E ancora: la quota del rendimento insufficiente
nello studio della lingua inglese è fra il 25 e il
30 per cento al Nord, del 35 nel Centro, fra il 54 e addirittura
il 61 per cento nel Sud e nelle Isole.
Questo problema antico è uno fra i tanti sulla scrivania
del nuovo ministro dell'Istruzione, università e
Ricerca Lorenzo Fioramonti, che era già viceministro
in Viale Trastevere con il precedente governo e si è
insediato all'inizio di settembre, proprio quando partiva
il nuovo anno scolastico. Saprà affrontarlo? Per
ora il nuovo ministro si è fatto notare per avere
fatto una serie di proposte non concordate con il presidente
del consiglio. Ha anche caldeggiato una tassa sulle merendine
e sulle bibite gassate, volta sia a fare cassa per le esauste
finanze ministeriali, sia a tutelare la salute dei ragazzi.
Il più resta da fare, dunque, come al solito.
r.
f. l.
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