FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2017

 
 

Il caso di Ventotene, l'isola celebre per il Manifesto che lanciò l'idea dell'integrazione europea – Di fronte al vuoto quasi assoluto di alunni, il sindaco chiede di ospitare famiglie di migranti, in modo che i loro figli affollino le aule altrimenti deserte – Ma una parte della popolazione non ci sta, non per intolleranza verso gli stranieri, ma perché l'isola non può dare lavoro ai migranti – Inoltre la scuola locale non è attrezzata per gestire classi multiculturali

 

Ventotene è una piccola, bellissima isola dell'arcipelago pontino, fa parte della  provincia di Latina, ci vivono circa settecento abitanti. Ha un posto fisso nella storia perché proprio qui, durante la seconda guerra mondiale, un gruppo di confinati antifascisti redasse il Manifesto che lanciava un'idea rivoluzionaria: gli Stati Uniti d'Europa, l'unione del continente che in quel momento era lacerato dal conflitto più sanguinoso della tragica vicenda umana. Non a caso proprio ad Altiero Spinelli, autore del Manifesto con Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, è intitolata la scuola locale. É proprio la scuola a riportare su questo sperduto angolo d'Italia l'attenzione della cronaca. L'istituto è infatti ridotto ai minimi termini: ci sono soltanto dieci bambini nella scuola dell'infanzia, sette nella primaria e due nella secondaria di primo grado.

Dunque la “media”, come si chiamava una volta, rischia di morire per mancanza di alunni. Per questo il sindaco del piccolo comune, Gerardo Santomauro, ha deciso di correre ai ripari. Perché non far venire sull'isola minori stranieri non accompagnati, o anche ragazzi con le loro famiglie? Potremo ospitarli in una casa-famiglia per la quale abbiamo già pronta la struttura: la  casa-alloggio per anziani. In questo modo si darà nuova linfa alla scuola scongiurando il rischio di chiusura, inoltre arriveranno sussidi di stato e servizi di pubblica utilità. Ma non tutti ci stanno. La vita sull'isola non è facile, la piccola comunità deve fare i conti con uno stato di emarginazione di fatto. Per esempio manca ovviamente la scuola secondaria di secondo grado, per cui al termine delle “medie” chi vuole proseguire gli studi deve attraversare il mare e raggiungere il continente. Inoltre non c'è lavoro: in questa situazione, che cosa verrebbero a fare i migranti?

Protesta anche l'opposizione consiliare: il sindaco, proclamano i suoi avversari politici, fa terrorismo educativo, sappiamo benissimo che in ogni caso la “Altiero Spinelli” non è a rischio chiusura, perché anche se ci fosse un solo alunno la scuola  dovrebbe comunque garantire il servizio. Come è sempre il caso quando i politici bisticciano, il tema si è allargato oltre i suoi confini specifici, e l'opposizione ha preso di mira temi di vasta risonanza nazionale come il cosiddetto “business dell'accoglienza”. Inoltre, argomentano i critici, per ospitare bambini di altre culture la scuola si deve attrezzare, e la nostra non è certo attrezzata.

Nell'imminenza dell'avvio dell'anno scolastico, il sindaco annuncia che, anche grazie al clamore suscitato dalla sua proposta, è arrivato da Roma l'annuncio che la scuola secondaria di primo grado affronterà regolarmente il nuovo anno scolastico. Nuove polemiche: si tratta di scuola dell'obbligo, l'amministrazione non aveva comunque il potere di chiuderla. Coloro che si oppongono alla proposta del sindaco precisano che non si tratta d'intolleranza né tanto meno di xenofobia: semplicemente della presa d'atto dei problemi di ordine generale che riguardano la condizione sociale ed economica dell'isola e quelli specifici relativi all'organizzazione didattica nella scuola.

Il caso Ventotene è destinato a riproporsi, visto l'andamento demografico e il costante afflusso di ragazzi stranieri. Sono situazioni da affrontarsi con approccio sistematico, possibilmente all'insegna di quello spirito di tolleranza e di quella visione generosa che Spinellì Rossi e Colorni trasfusero nel loro Manifesto, invitando gli europei a superare una buona volta il complesso delle frontiere e l'implicito rifiuto delle diversità culturali.

 

 

 

 

                                                          f. s. 
                                         

    


                                                  

 
 

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