FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2017

 
 

E' un'idea ormai acquisita, e solo parzialmente realizzata da una direttiva di vent'anni or sono – Nata per venire incontro alle necessità delle famiglie durante le vacanze scolastiche, per non ridursi a semplice parcheggio deve essere caratterizzata da contenuti formativi – Altrimenti sarebbe difficile resistere all'obiezione degli insegnanti: non siamo babysitter! - Il ruolo della scuola sempre aperta nei quartieri disagiati

 

Ci avevano provato diversi suoi predecessori, e ora l'attuale ministro dell'istruzione, università e ricerca cerca di rilanciare il progetto: tenere le scuole sistematicamente aperte durante le vacanze, in particolare l'estate. Sollecitata da numerose richieste da parte delle famiglie, Valeria Fedeli ha disposto l'elaborazione di un piano per la concretizzazione dell'idea che potrebbe essere proposto ijn tempi ravvicinati. I sindacati della scuola hanno già messo le mani avanti, facendo notare che non si devono assolutamente confondere i concetti di formazione e assistenza, che quest'ultima non è compito della scuola e che l'insegnante non può essere trasformato in babysitter.

D'alta parte l'idea è tutt'altro che nuova. Fin dal 1997 c'è una direttiva in proposito, che impone agli istituti scolastici di essere sempre a disposizione, ma finora è stata applicata in modo parziale e discontinuo. La proposta della scuola sempre aperta s'intreccia con quella di un calendario alla tedesca, cioè con una più armonica distribuzione dell'orario nel corso dell'anno: in pratica più brevi vacanze estive e significativi periodi di sospensione delle lezioni distribuiti nelle altre stagioni. Di fatto, per la maggior parte degli istituti la direttiva di vent'anni or sono è realizzata soltanto sul piano burocratico, nel senso che rimangono aperte segreterie e direzioni, ma le aule restano deserte. Infatti per accogliere i ragazzi ci vuole personale, e questo implica non solo la rimodulazione degli orari di lavoro dei docenti, ma anche la mobilitazione di precari.

    
Finora la vera e propria apertura delle scuole, e delle aule, durante le vacanze è stata sperimentata soltanto in alcune città come Napoli, in particolare nei quartieri a rischio tipo Scampia o Sanità, dove questa presenza dovrebbe garantire un punto di riferimento contro la dispersione scolastica, il disagio sociale e certi drammatici corollari coma la tossicodipendenza e la criminalità giovanile. Quest'anno la sperimentazione viene ampliata con un maggiore impiego di risorse, mentre il piano che sarà prossimamente annunciato dal ministro Fedeli si propone di generalizzarla. Per far sì che l'iniziativa non si limiti alla semplice funzione di parcheggio, le scuole devono impegnarsi a garantire corsi di perfezionamento delle competenze di base e di quelle accessorie coerenti con il piano dell'offerta formativa: italiano, lingua straniera, informatica, musica, canto, arte, scrittura creativa, teatro, legalità, in almeno centottanta ore fra luglio e agosto. Si tratta di finalizzare l'apertura estiva alla formazione puntando sulle competenze e cercando di realizzare un senso di appartenenza dei ragazzi alla “loro” scuola. A questo dovrebbero contribuire sia il coinvolgimento diretto dei genitori, sia le ore dedicate all'educazione motoria e alla competizione sportiva.
    

 

 

 

 

                                                          l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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