FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2017

 
 

Il calo demografico si fa sentire, nell'anno scolastico 2017-18 ci sono quasi sessantamila alunni in meno, negli istituti statali, rispetto al dato precedente – Non basta a colmare la lacuna l'apporto dei ragazzi stranieri, che non aumenta più come in passato – Dirigenti e docenti alle prese, come sempre, con un rapporto considerato insoddisfacente fra carico di lavoro e retribuzione – Meno prove scritte negli esami che separano i due gradi delle secondarie

 

Ecco i numeri del sistema educativo statale all'avvio del nuovo anno scolastico: poco più di sette milioni e 750 mila gli alunni, circa sessantamila meno dello scorso anno, 800 mila i docenti impegnati in oltre 370 mila classi. Il calo degli studenti riflette evidentemente il ridimensionamento demografico che da anni riguarda il  nostro paese, con cifre particolarmente significative nelle regioni meridionali a cominciare da Sicilia e Campania. Questo calo è soltanto parzialmente compensato dall'apporto dei ragazzi provenienti da famiglie immigrate, un apporto in aumento ma con ritmi inferiori a quelli del recente passato. In aumento anche gli alunni disabili, quasi 235 mila, circa diecimila più dell'anno scorso.
    
Per quanto riguarda le scelte del secondo grado della scuola secondaria, sono i sei licei previsti dall'ordinamento (classico, scientifico, artistico, linguistico, musicale-coreutico, delle scienze umane) a far la parte del leone, assorbendo quasi la metà del totale, precisamente il 47 per cento degli studenti usciti dal primo grado. Seguono gli istituti tecnici (32 per cento) e i professionali (21 per cento). L'attenzione è concentrata sull'alternanza scuola-lavoro, una prassi che proprio quest'anno dovrebbe andare a regime, ma sull'effettiva possibilità di raggiungere questo obiettivo c'è ancora qualche perplessità.

All'inizio dell'anno scolastico a metà settembre molti alunni hanno avuto la sgradita quanto prevista sorpresa di non trovare completo l'organico docente. La ministra Valeria Fedeli ha assicurato che questo problema, che chiama in causa la condizione di circa centomila supplenti, sarà risolta molto prima della pausa natalizia. Una novità di rilievo riguarda gli alunni del terzo anno della secondaria di primo grado, la vecchia scuola media. L'esame finale, quello che consente il passaggio al secondo grado, sarà caratterizzato da meno prove scritte. Quanto ai test Invalsi, sono in programma nel mese di aprile.

Anche quest'anno sulla professione docente grava un'ombra pesante. Gli ottocentomila insegnanti delle scuole statali sono come sempre alle prese con un rapporto che giudicano insoddisfacente: quello fra un carico di lavoro in aumento e un livello retributivo che segna il passo da anni. La questione riguarda anche i dirigenti d'istituto, chiamati dalle recenti innovazioni normative a sempre maggiori responsabilità, che vorrebbero seguite dall'adeguamento delle retribuzioni. Entro metà dicembre, assicura la ministra Fedeli, faremo il nuovo contratto degli operatori scolastici, che sostituirà quello ormai superato che risale al 2008. Ma le indiscrezioni sul suo contenuto non sono particolarmente incoraggianti.

Purtroppo in materia di disponibilità finanziarie dello stato il piatto piange: eppure il problema del disagio in cattedra potrebbe essere avviato verso una graduale soluzione, se solo chi amministra il pubblico denaro seguisse un ordine di priorità un po' meno dissennato, considerando la scuola per quello che è: il luogo in cui il paese investe sul suo futuro.

 

 

                                                          r. f. l. 
                                         

    


                                                  

 
 

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