Il
nuovo anno scolastico si è aperto all'insegna della
consueta precarietà – Ancora cattedre vacanti, ancora
supplenti, ancora doppi turni – Qualcosa si è fatto nel
campo dell'edilizia, ma molto di più resta da fare –
Nelle zone colpite dal terremoto del 24 agosto inagibile,
all'apertura dei corsi, quasi un terzo degli edifici
scolastici – Ma c'è anche un esempio di efficienza: ad
Amatrice una scuola nuova di zecca costruita in poche
settimane dalla Protezione civile di Trento
La
grande riforma che dovrebbe trasformare il sistema educativo
italiano è ferma al palo: questa la constatazione unanime
di chi ha commentato a metà settembre l'avvio dell'anno
scolastico 2016-17. Perdurano i disagi per gli otto milioni
di studenti delle scuole statali e per molti dei loro
docenti. In particolare si segnalano gravi ritardi sul
fronte degli organici: la “buona scuola” tratteggiata
dalla legge n. 107 del 2015, che dovrebbe fare a meno dei
supplenti, regolarizzare gli insegnanti precari, garantire
la copertura di ogni cattedra, è ancora un libro dei sogni.
Ci sono cattedre vuote, supplenti e doppi turni. Molte
classi hanno iniziato l'anno con insegnanti destinati ad
essere prima o poi sostituiti. Sullo sfondo una perdurante
polemica dei sindacati di categoria contro quella parte
della riforma che attribuisce ai dirigenti d'istituto la
facoltà di premiare il merito.
Ma
c'è di più: molti, troppi edifici scolastici non sono
adeguati alle norme di sicurezza. Secondo i dati forniti da
Cittadinanzattiva sulla base di un'indagine condotta su un
campione di centocinquanta istituti da un capo all'altro del
Paese, la situazione è davvero preoccupante. Due terzi
degli edifici scolastici sono privi di certificazione di
agibilità: questo ovviamente non significa che sono tutti
inagibili, ma certo il dato non è incoraggiante. Nel 15 per
cento delle scuole si registrano lesioni strutturali, mentre
il 29 per cento degli istituti che hanno richiesto
interventi di risanamento non li hanno ottenuti. Il
risultato è che negli scorsi tre anni c'è stato un
centinaio di crolli, con alcun feriti. Il dato non comprende
i crolli determinati da eventi sismici.
L'ammodernamento
del patrimonio immobiliare del sistema scolastico è
un'esigenza non soltanto italiana: secondo una ricerca di
cui riferisce il settimanale Der Spiegel la Germania
non è messa molto meglio di noi. Si calcola che per
adeguare l'edilizia scolastica tedesca servirebbero
trentaquattro miliardi di euro. Ma in Italia ci sono urgenze
che chiamano in causa la stessa incolumità dei nostri
ragazzi: in quasi un terzo delle scuola
non ci sono scale di sicurezza, scarseggiano le
uscite di emergenza e le maniglie anti-panico, mentre
abbondano le barriere architettoniche che rendono la vita
difficile ai disabili. La nostra è tutt'altro che una buona
scuola per costoro: non possono nemmeno disporre, in quasi i
quattro quinti degli edifici scolastici, di spazi
sufficienti per poter manovrare nelle aule le loro sedie a
rotelle. Oltre metà delle scuole ha dispositivi
anti-incendio inadeguati. Un quarto degli istituti è privo
di mensa, addirittura la metà di palestra. Si cerca di
rimediare (ma non sempre) facendo educazione fisica in campi
sportivi o palestre esterne, o nell'atrio, o nei cortili,
almeno quando non sono usati come parcheggi. Per quanto
riguarda l'igiene, nella maggior parte delle scuole i bagni
sono privi di asciugamani, nella metà di sapone, in oltre
un terzo addirittura di carta igienica.
Altro
passivo nel bilancio della scuola italiana le lacune della
prevenzione sismica. Dovrebbe essere sistematica e
generalizzata, visto che oltre la metà degli edifici
scolastici si trova in aree a rischio di terremoto, di cui
quasi un terzo in zone a rischio particolarmente elevato. Ma
così non è, anche se passi avanti sono stati compiuti
negli ultimi anni. Fatto sta che nei comuni colpiti dal
disastroso terremoto del 24 agosto all'inizio dell'anno
scolastico quasi un terzo degli edifici scolastici era
inagibile. Che il problema sia particolarmente grave lo
testimonia il caso della scuola di Amatrice, un istituto
onnicomprensivo in cui studiavano quasi trecento ragazzi
dalla materna alla secondaria di secondo grado, resa
inagibile dalle scosse di quella drammatica notte: ebbene
quella scuola era in regola, sulla carta, con i requisiti
anti-sismici.
Sempre da Amatrice si segnala, a introdurre nel quadro
una nota confortante, un significativo esempio di efficienza
e tempestività. I ragazzi della cittadina devastata dal
sisma hanno potuto iniziare regolarmente l'anno scolastico
tre settimane dopo il terremoto: una scuola nuova di zecca
è stata costruita in tempo record dalla Protezione civile
di Trento nei pressi dell'abitato distrutto. Si tratta di un
prefabbricato di 600 metri quadrati con dodici aule di
trentacinque metri quadrati che ospitano una scuola
dell’infanzia, una primaria e una secondaria, per un
totale di centosettanta alunni. É troppo chiedere che
questo modello ispiri il necessario adeguamento del nostro
sistema scolastico alle moderne esigenze educative? Non è
troppo, è la condizione essenziale perché il concetto di
buona scuola compia l'indispensabile mutazione da slogan
propagandistico a effettiva realtà.
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r. f. l.
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