Ecco una domanda imbarazzante: che fine
“non” ha fatto la scarpina di cristallo di
Cenerentola? - Eccone un'altra: che differenza c'è fra il
Perrault mattatore di bestie da cucinare e il Perrault che
racconta fiabe? - Nessuna, secondo Andrea Chenier: il
poeta ghigliottinato lo considerava un demente – Forti
dubbi sulla volontà dell'uomo di conoscere se stesso: la
verità è che preferiamo di gran lunga giocarci a
rimpiattino, con la nostra personalità
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“Il
Coniglio di classe”, disegno di Emma Zaccheddu
Riot |
- La
Ricetta
integrale
- del
coniglio in umido: Estraete
- dalla
gabbia un coniglio
- agguantandolo
per le orecchie.
- Avrete
già preparato nell’altra mano
- un
grosso bastone o una spranga di ferro.
- Assestategli
un colpo
- in
piena testa o sul muso.
- Aspettate
una manciata di minuti.
- Se
si muove ancora
- e
cerca di scappare strisciando,
- colpitelo
di nuovo e di nuovo.
- A
questo punto,
- con
un coltello affilato
- fate
un taglio profondo
- nella
pelliccia e scuoiatelo
- completamente
in modo
- che
resti con le carni vive esposte.
- Segategli
via le zampe. Squartatelo.
- Strappate
i reni, il fegato e il cuore
- (che
terrete da parte per un gustoso intingolo).
- Lavatelo
per togliere il sangue
- che
lo ricopre
- e
tagliatelo in pezzi.
- A
parte avrete
- mondato
e tritato una bella cipolla…
- Buon
appetito.
Andrea
Chenier, un modesto poeta che, se non fosse stato prima
ghigliottinato e poi musicato da Umberto Giordano, oggi
nessuno più ricorderebbe, a proposito della Ricetta,
si permetteva di scrivere nel 1786: «Il caso mi ha fatto
leggere, in questi giorni, i Racconti
di Perrault, che si danno in lettura, mi dicono, a tutti i
bambini… Ce ne sono in versi, ce ne sono in prosa. È bene
aver visto una volta, nella propria vita, opere di tale
demenza per capire fin dove può arrivare l’intelligenza
umana quando cammina a quattro zampe».
Fortunatamente,
la ricetta di Perrault fu messa in esercizio da Mademoiselle
Lhéritier de Villandon in fondo al racconto di Pelle
d’Asino. È il 1695.
Ecco il suo madrigale:
-
Questa novella è raccontata qua
- con
tanta ingenuità
- che
non mi ha dato minore diletto
- di
quando la nutrice, a me bambina,
- la
raccontava presso il caminetto.
- Vi
è pur qualche frecciata malandrina,
- ma
senza fiele e senza malvolere,
- e
ognuno la può legger con piacere.
- E
ancora, ciò che mi rallegra il cuore
- è
che fa divertire
- senza
che madre, sposo o confessore
- possan
trovarvi nulla da ridire.
Morale
della favola
In
fondo l’uomo non vuole conoscere se stesso. Fugge dalle
situazioni che possono d’improvviso spalancare le porte
dell’anima.
Nonostante
l’esortazione classica sul “conosci
te stesso” e nonostante i progressi delle analisi
psicologiche e della selva delle dottrine, l’uomo gioca a
rimpiattino con se stesso e compie mille acrobazie pur di
evitare il grande e inquietante “incontro” con il
proprio Io…
Perché?...
Siamo tutti Orbán?
Data
di nascita: 31
maggio 1963, Alcsútdoboz, Ungheria:
Viktor Orbán… C’è poco da cantar
vittoria!
Sotto quella tosta Pelle d’Asino siamo come Orbi…
E giù! botte da orbi!...Urbi
et orbi… Non c’è benedizione che ci salvi.
E
qui siamo finalmente a Perrault che più ci sta a cuore,
quello che non fa più cose “importanti” ma, se Dio
vuole, racconta fiabe. Dopo la morte di Colbert, suo
protettore, la sua vita pubblica non procede più con la
facilità di prima. Il ministro Luvois non l’ha in
simpatia e glielo dimostra. Tornato nell’ombra dopo aver
ricoperto grosse cariche, si ritira nella sua bella casa di
Faubourg Saint-Jacques e si dedica con particolari cure alla
famiglia. Meglio per la famiglia e per la Fantastica.
Perrault
infatti si intrattiene a lungo con i figli, badando che il
loro francese non sia meno coltivato del loro latino, e
nella sua opera di educatore dà molta importanza alla
fiaba, quelle semplici e tradizionali che racconta ogni
vecchia balia: La marchesa di Saluzzo ovvero La pazienza di Griselide (1691), I
desideri ridicoli (1694) e Pelle
d’Asino (1694) che Perrault poi raggrupperà sotto il
titolo Racconti di
Comare Oca. Nel 1697 alle tre fiabe in versi si
aggiungono sette fiabe in prosa: Cappuccetto
Rosso, Barbablù,
Mastro Gatto ovvero il Gatto con gli stivali, Le fate, Cenerentola ovvero la
scarpina di cristallo, Richetto
dal Ciuffo e La
bella che dormiva nel bosco.
Mentre
io stesso rileggevo a Filippo, un ragazzino di appena dieci
anni, la fiaba di Cenerentola
ovvero la scarpina di cristallo, Filippo mi chiese a
bruciapelo di rendergli conto del perché, mentre tutti gli
altri oggetti, scoccata mezzanotte, tornano alle umili
sembianze originarie, ante metamorfosi, la scarpina di
cristallo, no!
– Perché?
… Oh!... Nessuno è profeta in patria propria.
- Filippo
Nibbi
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