Soltanto
quest'anno più di 150mila nuovi bambini stranieri bussano
alle porte dell'istruzione pubblica – Le strutture sono
insufficienti, per esempio non ci sono abbastanza corsi
preliminari di tedesco – La scuola non è attrezzata per
far fronte ai problemi specifici dei nuovi alunni, molti
dei quali sono portatori di ricordi traumatici – Qualche
politico propone una soluzione assai controversa: niente
obbligo scolastico per i figli degli immigrati
Tra
gli immigrati che ogni giorno affollano gli arrivi delle
stazioni tedesche sono moltissimi i bambini in età scolare.
Il Presidente della Deutscher Lehrverband
(l'associazione tedesca degli insegnanti) Josef Kraus stima
che soltanto quest'anno siano tra i 150.000 e i 200.000 i
bambini da inserire nei programmi educativi locali. Ogni
stato federale rispetta un proprio regolamento circa il
tempo che deve trascorrere prima che un bimbo possa andare a
scuola, l'ordine di grandezza è quello dei tre/sei mesi di
residenza in Germania.
Il
programma di integrazione prevede l'inserimento in corsi
preparatori organizzati dalle scuole, dove per circa un anno
e mezzo (variabile in base alla velocità di apprendimento
dei singoli) viene insegnata la lingua tedesca in modo da
permettere poi il passaggio alle classi ordinarie. Purtroppo
la capacità di questi corsi è limitata e succede che molti
siano costretti a seguire da subito le lezioni
“normali”, pur non capendo una parola di tedesco e,
spesso, non sapendo leggere né scrivere neanche nella
lingua madre. Si cerca in questi casi di integrare l'offerta
formativa con qualche lezione pomeridiana di sostegno, che
certo non è sufficiente per colmare le lacune.
Ma
le lacune rappresentano soltanto un aspetto quasi secondario
dei problemi che la scuola si trova a fronteggiare perché
l'inserimento possa riuscire. Le maggiori difficoltà sono
sul piano emotivo e psicologico: i bambini che arrivano
hanno la mente affollata di ricordi traumatici e un forte
senso di estraneità e di paura, oltre al peso psicologico
del trovarsi in un contesto linguistico completamente nuovo;
tutte condizioni che certo non incoraggiano lo studio.
Mancano le strutture e le figure professionali in grado di
gestire questi aspetti e le scuole denunciano la carenza nel
personale di psicologi, educatori e insegnanti di tedesco:
l'assorbimento di una così imponente quantità di scolari
non era previsto.
Per
adesso la politica generale della scuola tedesca è basata
sul principio dell'accoglienza e il messaggio che si cerca
di trasmettere è quello della gratitudine per
l'arricchimento culturale e umano offerto dalla presenza dei
nuovi compagni. Altra faccenda delicata è però quella
della ricezione di questa situazione da parte dei familiari
dei ragazzi tedeschi, la cui pazienza potrebbe finire nel
caso in cui le scuole tardassero ancora a trovare le risorse
per costruire programmi di inserimento efficaci. Si potrebbe
in questo caso temere un impoverimento dell'offerta
formativa scolastica, con tutto ciò che ne consegue. Alcuni
politici hanno già avanzato la proposta di togliere
l'obbligo scolastico per i figli degli immigrati, scelta,
questa, che avrebbe dei risvolti catastrofici.
Ad ogni modo parte delle risorse presenti viene
sprecata, denuncia Kraus, a causa della lentezza delle
autorità nel determinare la possibilità o meno di ottenere
il permesso di soggiorno. La scuola dovrebbe concentrarsi
esclusivamente su quei bambini che abbiano possibilità
effettive di ottenere un visto, aggiunge il presidente
dell'associazione nazionale degli insegnanti. La
disorganizzazione è anche alla base delle lamentele di
molti maestri, che di fronte a questa emergenza si trovano
impreparati, non qualificati e non supportati dalle autorità
scolastiche.
- Laura
Venturi
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