Un
quadro davvero allarmante quello tracciato da Save the
Children, fondato sulle statistiche Pisa – Per buona
parte dei ragazzi che la frequentano, la scuola italiana
non sa trasmettere stimoli culturali, per esempio non
riesce a indurli all'esercizio della lettura – Ci sono
poi le ben note lacune nell'apprendimento, soprattutto
nella lettura-scrittura e nella matematica – Per non
parlare degli edifici scolastici fuori norma – Un
contenitore vuoto?
Il
giudizio è impietoso ma fondato su inoppugnabili dati di
fatto: la scuola italiana non è capace di trasmettere
cultura. Un rapporto sulla “povertà educativa” reso
pubblico da Save the Children nell'ambito del suo
programma “Illuminiamo il futuro” documenta una realtà
davvero insoddisfacente. Nulla di veramente nuovo sotto il
sole: delle carenze del nostro sistema educativo siamo tutti
più o meno consapevoli: basta ricordare le periodiche
rilevazioni statistiche del Pisa (Programme for International
Student Assessment), l'iniziativa che registra e mette a
confronto le cognizioni acquisite dai ragazzi quindicenni
nei paesi Ocse e in alcuni altri. Anche Save the Children
attinge largamente ai dati forniti dal Pisa.
D'altra
parte questo rapporto non si limita ai dati del rendimento
scolastico (che com'è noto sono piuttosto deprimenti nel
confronto internazionale, anche se da qualche tempo in lieve
miglioramento, soprattutto in materia di lettura e
matematica) ma va oltre, cerca di misurare il livello
culturale medio dei nostri ragazzi fra i sei e i diciassette
anni. Ebbene, il risultato è desolante: quasi la metà,
esattamente il 48,4 per cento, l'anno scorso non ha letto
nemmeno un libro, a parte, naturalmente, i testi scolastici,
ma anche quelli non proprio assiduamente frequentati. Oltre
i due terzi, il 69,4 per cento, non ha mai visto un sito
archeologico, e il 55,3 per cento non ha mai messo piede in
un museo. Questo deficit di attività si allarga dalla
cultura allo sport: quasi metà dei nostri ragazzi, il 45,5
per cento, non svolge alcuna attività sportiva.
Ci
si chiede che cosa faccia la scuola per colmare queste
lacune così vistose. Ben poco: il 64 per cento degli
studenti non accede ad attività ricreative, sportive,
formative e culturali. Come sempre la situazione è
particolarmente grave nel Mezzogiorno: la percentuale degli
alunni che non usufruiscono di queste attività sale al 78
per cento in Calabria, al 79 in Sicilia, all'84 in Campania.
Anche nelle graduatorie del rendimento si registra una netta
discrepanza fra i dati delle regioni centro-settentrionali e
quelli del Sud, decisamente peggiori.
Come
se tutto questo non bastasse, buona parte dei nostri ragazzi
trascorre la sua esperienza scolastica in edifici non a
norma. Il 45 per cento delle sedi dei nostri istituti
d'istruzione non ha il certificato di abitabilità mentre
quasi un terzo, il 32 per cento, non è in regola con le
norme anti-sismiche, pur trovandosi in buona parte in aree a
rischio tellurico. La ragione di queste irregolarità
risiede nel fatto che metà del patrimonio edilizio
destinato all'istruzione è stato costruito prima del 1971,
quando entrò in vigore una moderna normativa di collaudo
edilizio, e che in seguito sono mancate le risorse per i
necessari adeguamenti. Ovviamente la qualità
insoddisfacente degli edifici ostacola grandemente
l'insegnamento e l'apprendimento.
“Purtroppo la scuola si riduce in molti casi a un
contenitore vuoto”: così Aldo Buonaiuto, direttore del
periodico online In Terris. Buonaiuto parla di classi
in cui molti ragazzi si disinteressano della lezione e
trafficano con i cellulari nonostante il divieto, di
violenza verbale e mancanza di rispetto, del difficile
incontro fra studenti abbandonati a se stessi e docenti
derisi e umiliati, che finiscono col vivere il loro mestiere
senza passione. Non è facile, in queste condizioni,
realizzare le finalità indicate dal direttore di In
Terris: “impostare l'insegnamento sul primato e la
dignità dell'essere umano”, “valorizzare le
differenze” considerare anche la persona più disagiata
“un grande dono, una risorsa e un'opportunità di crescita
umana e interiore”.
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r. f. l.
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