FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2015

 
 

Un quadro davvero allarmante quello tracciato da Save the Children, fondato sulle statistiche Pisa – Per buona parte dei ragazzi che la frequentano, la scuola italiana non sa trasmettere stimoli culturali, per esempio non riesce a indurli all'esercizio della lettura – Ci sono poi le ben note lacune nell'apprendimento, soprattutto nella lettura-scrittura e nella matematica – Per non parlare degli edifici scolastici fuori norma – Un contenitore vuoto?

 

Il giudizio è impietoso ma fondato su inoppugnabili dati di fatto: la scuola italiana non è capace di trasmettere cultura. Un rapporto sulla “povertà educativa” reso pubblico da Save the Children nell'ambito del suo programma “Illuminiamo il futuro” documenta una realtà davvero insoddisfacente. Nulla di veramente nuovo sotto il sole: delle carenze del nostro sistema educativo siamo tutti più o meno consapevoli: basta ricordare le periodiche rilevazioni statistiche del Pisa (Programme for International Student Assessment), l'iniziativa che registra e mette a confronto le cognizioni acquisite dai ragazzi quindicenni nei paesi Ocse e in alcuni altri. Anche Save the Children attinge largamente ai dati forniti dal Pisa.

D'altra parte questo rapporto non si limita ai dati del rendimento scolastico (che com'è noto sono piuttosto deprimenti nel confronto internazionale, anche se da qualche tempo in lieve miglioramento, soprattutto in materia di lettura e matematica) ma va oltre, cerca di misurare il livello culturale medio dei nostri ragazzi fra i sei e i diciassette anni. Ebbene, il risultato è desolante: quasi la metà, esattamente il 48,4 per cento, l'anno scorso non ha letto nemmeno un libro, a parte, naturalmente, i testi scolastici, ma anche quelli non proprio assiduamente frequentati. Oltre i due terzi, il 69,4 per cento, non ha mai visto un sito archeologico, e il 55,3 per cento non ha mai messo piede in un museo. Questo deficit di attività si allarga dalla cultura allo sport: quasi metà dei nostri ragazzi, il 45,5 per cento, non svolge alcuna attività sportiva.

Ci si chiede che cosa faccia la scuola per colmare queste lacune così vistose. Ben poco: il 64 per cento degli studenti non accede ad attività ricreative, sportive, formative e culturali. Come sempre la situazione è particolarmente grave nel Mezzogiorno: la percentuale degli alunni che non usufruiscono di queste attività sale al 78 per cento in Calabria, al 79 in Sicilia, all'84 in Campania. Anche nelle graduatorie del rendimento si registra una netta discrepanza fra i dati delle regioni centro-settentrionali e quelli del Sud, decisamente peggiori.

Come se tutto questo non bastasse, buona parte dei nostri ragazzi trascorre la sua esperienza scolastica in edifici non a norma. Il 45 per cento delle sedi dei nostri istituti d'istruzione non ha il certificato di abitabilità mentre quasi un terzo, il 32 per cento, non è in regola con le norme anti-sismiche, pur trovandosi in buona parte in aree a rischio tellurico. La ragione di queste irregolarità risiede nel fatto che metà del patrimonio edilizio destinato all'istruzione è stato costruito prima del 1971, quando entrò in vigore una moderna normativa di collaudo edilizio, e che in seguito sono mancate le risorse per i necessari adeguamenti. Ovviamente la qualità insoddisfacente degli edifici ostacola grandemente l'insegnamento e l'apprendimento.

Purtroppo la scuola si riduce in molti casi a un contenitore vuoto”: così Aldo Buonaiuto, direttore del periodico online In Terris. Buonaiuto parla di classi in cui molti ragazzi si disinteressano della lezione e trafficano con i cellulari nonostante il divieto, di violenza verbale e mancanza di rispetto, del difficile incontro fra studenti abbandonati a se stessi e docenti derisi e umiliati, che finiscono col vivere il loro mestiere senza passione. Non è facile, in queste condizioni, realizzare le finalità indicate dal direttore di In Terris: “impostare l'insegnamento sul primato e la dignità dell'essere umano”, “valorizzare le differenze” considerare anche la persona più disagiata “un grande dono, una risorsa e un'opportunità di crescita umana e interiore”.

                                                          r. f. l. 
                                         

    


                                                  

 
 

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