Un'inchiesta
condotta recentemente dall'OCSE rivela che i quindicenni
hanno poca dimestichezza con gli strumenti e i meccanismi
elementari della finanza – La valutazione è
particolarmente negativa per i ragazzi italiani, che pure
si trovano spesso, come i loro compagni stranieri,
di fronte a fatture, scontrini, procedure di
pagamento – Si pone dunque un problema di
alfabetizzazione finanziaria – In proposito sono stati
proposti alcuni disegni di legge
I nostri ragazzi sanno gestire il denaro? Stando ai risultati
dell'indagine Pisa promossa dall'OCSE e volta ad accertare
numerose competenze, tra le quali il livello di educazione
finanziaria, dei quindicenni di diversi paesi del mondo la
risposta è negativa. Lascia molto a desiderare
l'amministrazione della “paghetta”, che pure dovrebbe
essere il terreno di formazione di quelle competenze
elementari che un giorno si renderanno obbligatorie per
organizzare la vita dell'adulto e della sua famiglia nel
dedalo dei mille adempimenti contabili.
Ancora una volta tocca proprio ai nostri ragazzi una scomoda
posizione in fondo alla classifica. I risultati dei test (ai
quali hanno partecipato oltre settemila studenti italiani)
hanno, infatti, visto gli adolescenti del nostro paese
arrivare ultimi sui tredici paesi coinvolti per quanto
concerne l'alfabetizzazione finanziaria. Appena il 2,1 per
cento dei quindicenni italiani ha raggiunto il punteggio più
alto, il 21 per cento ha dimostrato di possedere le sole
conoscenze basilari. Uno su cinque, in altre parole, merita
una striminzita sufficienza, ben lontano dall'avere una vera
dimestichezza con il denaro e i suoi meccanismi.
Appare, pertanto, necessario un intervento da parte delle famiglie e
delle scuole per insegnare ai nostri giovani come si
gestisce al meglio il denaro. Prima di tutto va fatta
chiarezza sulle caratteristiche di questa competenza così
lacunosa: non si tratta di matematica, l'alfabetizzazione
finanziaria è tutt'altra cosa. Ha a che fare con il
funzionamento dei mezzi di pagamento, dei conti correnti,
dei versamenti online, dei bancomat, delle carte di credito.
In numerosi paesi l'educazione finanziaria è già parte dei
programmi scolastici nella secondaria di secondo grado, e
anche in Italia ci sono alcune proposte, che a quanto ci
risulta giacciono nei cassetti del parlamento. Si parla
anche della possibilità che la Banca d'Italia si faccia
carico della formazione degli insegnanti, mentre la stessa
Banca Centrale Europea promuove progetti volti a migliorare
la formazione economico/finanziaria dei consumatori del
futuro.
L'urgenza e l'importanza di questi interventi è
sottolineata in tutta Europa dalle associazioni dei
consumatori: soprattutto in tempi di crisi come l'attuale è
essenziale che i nostri ragazzi assimilino quelle nozioni
che fanno la differenza fra il padroneggiare i meccanismi
economici come soggetti attivi e l'esserne inghiottiti come
oggetti passivi.
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l. v.
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