FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2014

 
 

Un'inchiesta condotta recentemente dall'OCSE rivela che i quindicenni hanno poca dimestichezza con gli strumenti e i meccanismi elementari della finanza – La valutazione è particolarmente negativa per i ragazzi italiani, che pure si trovano spesso, come i loro compagni stranieri,  di fronte a fatture, scontrini, procedure di pagamento – Si pone dunque un problema di alfabetizzazione finanziaria – In proposito sono stati proposti alcuni disegni di legge

 

I nostri ragazzi sanno gestire il denaro? Stando ai risultati dell'indagine Pisa promossa dall'OCSE e volta ad accertare numerose competenze, tra le quali il livello di educazione finanziaria, dei quindicenni di diversi paesi del mondo la risposta è negativa. Lascia molto a desiderare l'amministrazione della “paghetta”, che pure dovrebbe essere il terreno di formazione di quelle competenze elementari che un giorno si renderanno obbligatorie per organizzare la vita dell'adulto e della sua famiglia nel dedalo dei mille adempimenti contabili.

Ancora una volta tocca proprio ai nostri ragazzi una scomoda posizione in fondo alla classifica. I risultati dei test (ai quali hanno partecipato oltre settemila studenti italiani) hanno, infatti, visto gli adolescenti del nostro paese arrivare ultimi sui tredici paesi coinvolti per quanto concerne l'alfabetizzazione finanziaria. Appena il 2,1 per cento dei quindicenni italiani ha raggiunto il punteggio più alto, il 21 per cento ha dimostrato di possedere le sole conoscenze basilari. Uno su cinque, in altre parole, merita una striminzita sufficienza, ben lontano dall'avere una vera dimestichezza con il denaro e i suoi meccanismi.

Appare, pertanto, necessario un intervento da parte delle famiglie e delle scuole per insegnare ai nostri giovani come si gestisce al meglio il denaro. Prima di tutto va fatta chiarezza sulle caratteristiche di questa competenza così lacunosa: non si tratta di matematica, l'alfabetizzazione finanziaria è tutt'altra cosa. Ha a che fare con il funzionamento dei mezzi di pagamento, dei conti correnti, dei versamenti online, dei bancomat, delle carte di credito.

In numerosi paesi l'educazione finanziaria è già parte dei programmi scolastici nella secondaria di secondo grado, e anche in Italia ci sono alcune proposte, che a quanto ci risulta giacciono nei cassetti del parlamento. Si parla anche della possibilità che la Banca d'Italia si faccia carico della formazione degli insegnanti, mentre la stessa Banca Centrale Europea promuove progetti volti a migliorare la formazione economico/finanziaria dei consumatori del futuro.

L'urgenza e l'importanza di questi interventi è sottolineata in tutta Europa dalle associazioni dei consumatori: soprattutto in tempi di crisi come l'attuale è essenziale che i nostri ragazzi assimilino quelle nozioni che fanno la differenza fra il padroneggiare i meccanismi economici come soggetti attivi e l'esserne inghiottiti come oggetti passivi.

 

                                                          l. v. 
                                         

    


                                                  

 
 

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