Ci
sono centomila bambini, secondo una stima approssimativa,
che invece di andare a scuola sono impegnati in un lavoro
faticosissimo e pericoloso nelle piantagioni di cacao in
Ghana, Costa d'Avorio e altri paesi produttori – La
denuncia dieci anni dopo il varo di un protocollo che si
era proposto di eliminare questa gravissima violazione dei
diritti della persona – La sconcertante analogia con
un'iniquità denunciata da Voltaire due secoli e mezzo or
sono
“É a questo prezzo che voialtri in Europa mangiate lo
zucchero”. Così nel Candide
di Voltaire lo schiavo che fu venduto da sua madre ai
negrieri per dieci scudi e ora lavora nelle piantagioni di
canna in Guyana. Al protagonista del celebre racconto
filosofico e al suo valletto, che lo hanno trovato a terra,
privo di una mano e di una gamba, spiega che quelle
mutilazioni sono dovute rispettivamente a un incidente sul
lavoro e alla crudele punizione di un tentativo di fuga. A
riportare alla memoria questo precedente di metà
Settecento, messo nero su bianco quando pareva che la nuova
consapevolezza delle iniquità sociali prodotta dal pensiero
illuminista avrebbe salvato il mondo, è una notizia
pubblicata di recente dall'agenzia americana Cnn. Riguarda
il lavoro forzato di centomila bambini nelle piantagioni di
cacao in Costa d'Avorio, Ghana e altri paesi. Centomila
bambini, secondo una stima approssimativa, sono impegnati in
una faticosissima attività senza essere remunerati, e
ovviamente vengono privati dell'istruzione. Inoltre sono
soggetti, esattamente come lo schiavo del Candide,
a frequenti infortuni. Non che vengano mutilati in caso di
fuga, almeno che si sappia, ma sono frequentemente vittime
d'incidenti, visto che nei campi di cacao i piccoli forzati
maneggiano machetes più
grandi di loro.
Due secoli e mezzo dopo Voltaire, ci sono dunque parti
del mondo e dell'umanità
ancora alle prese con le inaccettabili condizioni di
vita denunciate allora, per essere precisi con la negazione
del diritto a una vita degna di essere vissuta. L'ottimismo
di Pangloss, l'altro personaggio del Candide,
che s'illudeva nonostante tutto di vivere nel “migliore
dei mondi possibili” è purtroppo infondato oggi come lo
fu allora. Non ci sono più formalmente gli schiavi, eppure
ci sono persone ridotte in schiavitù per servire interessi
particolari. Il fatto che si tratti di bambini moltiplica la
gravità del fenomeno e l'angoscia di chi lo osserva con un
minimo di sensibilità. Quello del cacao è un affare che
muove grandissime cifre, anche se le modificazioni
climatiche stanno riducendo in Ghana e Costa d'Avorio, i due
paesi che da soli immettono sul mercato più della metà
della produzione mondiale, i terreni adatti a questa
coltura. Poiché la domanda cresce, tutto questo porterà a
un aumento dei prezzi. É una prospettiva che fa venire i
brividi, non certo perché la cioccolata sarà più cara,
quanto perché potrebbe incoraggiare la tendenza a deprimere
i costi proprio sul versante del lavoro: cioè a sfruttare
sempre più la fatica infantile.
La questione non è certo nuova, visto che nel 2001,
per iniziativa di alcuni parlamentari americani, fu varato
un protocollo del cacao che impegnava i produttori a mettere
al bando l'impiego dei bambini nelle piantagioni. Dieci anni
più tardi, lamenta Judy Gearhart direttrice generale del
Forum internazionale per i diritti del lavoro, il protocollo
è ben lontano dall'avere raggiunto gli obiettivi che si era
prefisso. La situazione chiama in causa sia i governi dei
paesi produttori, che non sanno o non vogliono frenare il
traffico spesso transfrontaliero di minori destinati al
lavoro forzato, sia le multinazionali del cacao che badano
soltanto ai loro bilanci. É invece ancora relativamente
marginale la quota di mercato controllata dalle
organizzazioni non governative per il cosiddetto commercio
“equo e solidale”, che garantiscono la provenienza del
prodotto da piantagioni immuni dallo sfruttamento della
manodopera infantile.
Ci si domanda quale futuro attenda quei centomila
bambini che invece di andare a scuola trascorrono nei campi
la loro faticosa giornata, rischiando per di più ogni
giorno la loro incolumità. É a questo prezzo, si potrebbe
dire parafrasando Voltaire, che noialtri, in Europa e
altrove, mangiamo cioccolata.
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a. v.
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