Dal
“dio” della parola all’”io” che della parola fa
l’uso che crede – Dunque non soltanto “pane” al
pane e “vino” al vino: perché nelle parole, nei loro
echi interni, nelle sorprese e nei fraintendimenti si
annida una smisurata libertà creativa – La strana
vicenda paneolitica del Cappotto a motore e della
Teletrasmissione dei corpi – La paura
dell’”Aldiquà” e un’ottima ragione per tenere
chiusi, la sera, i cancelli del cimitero
Se
si facesse girare il pane anziché accumulare soldi, la fame
sarebbe vinta.
– Devo dirti un miliardo di rose. Te le spedirò.
– Siamo sole – dicono le stelle.
Durante
il Paneolitico le parole che nella loro dimessa quotidianità
stabiliscono un rapporto naturale misterioso immediato con
le autentiche radici di ogni uomo, divennero
comportamentali. Troppo. Disposte in comportamenti stagni,
persona per persona, sondano, esondano, sbalordirono…
Eccome!
Ecco me:
Tengo
Diego in collo, un bambino di appena due anni e mezzo. Mi
dice:
"Hai
sentito cosa ha detto il pappagallo?"
–
No. Che ha detto?
"Chicchirichì"....
Diego
è piccolo come un nano. Già parla come un grande. Conosce
a menadito l'uso delle parole, i loro echi interni, le
sorprese, i fraintendimenti.
Nel
medesimo nanosecondo, la Giovanna, sola come un cane, scende
col Bobone verso il fiume. E il Bobone è un cane.
Ale
che va pazzo quando vede i pesci, giunti al fiume dice:
"Guarda
Bobo, guarda!"…
E
il Bobone, guarda guarda, i pesci non li vede.
–
Perché?
"Perché",
dice la Giovanna, "è un cane da penna, non da
pinna"… Ecco. Sta così:
All'origine
del Paneolitico c'è un "dio" della parola che
determina i comportamenti di ogni essere mediante la parola
data da un "io" che fraintende tutto…
–
Ma che dici?
–
Ho detto quello che c'ho detto. Ognuno può verificarlo
quando vuole, se s'intende di parole. E lo dico per dire
"pane" al pane e "vino" al vino.
Facendo
delle parole un uso troppo attillato, attillatissimo,
durante il Paneolitico, fu inventato il Cappotto a motore e
la Teletrasmissione dei corpi.
Il
Cappotto a motore consiste in due ante e una piattaforma su
cui appoggiare i piedi con le rotelle – ma allora, le
rotelle ce l'hanno i piedi o la piattaforma?... o qualcuno
ha "perso le rotelle" e ha messo la testa sotto i
piedi? Ha il parabrezza. La mattina, lo indossi, esci, vai
al lavoro, giri, fatti tutte le tue cose. La sera rientri e ti
appendi nell'armadio.
La
Teletrasmissione dei corpi, li smolecolarizza qui e li
rimette insieme là… li "sbriciola" (si dovrebbe
dire come per il pane) e li rimbriciola. Nel ricomporli, può
mancare la testa o un braccio, ma si ritrovano sempre, come
le valige. Il tutto avviene in un nanosecondo in postazi
diversi.
Il
Paneolitico è pieno di urla di gente che affoga
teletrasmessa da Palèmmo a Bellino – Toh!... Bellino,
lui! – che si ritrova un occhio solo e in fronte, come
Polifemo. E a chi càpita, non è capìta…
"Mi
arrivano voci
ogni
tanto
dai
muri
della
strada
Si
rivolgono proprio a me, dottore, sa?...
Certo
che ne ho paura!
Chi
non ha paura dell'Aldiquà?"
Concludo
con una bambina a cui la sera passando davanti al cimitero,
le chiese il fratellino:
"Perché
sono chiusi i cancelli del cimitero?"
Rispose:
"Sennò
rubano le anime".
-
Filippo Nibbi
-
|