Per
l’intera loro esperienza scolastica, dall’asilo-nido
al diploma secondario, gli allievi dello Stato, uno fra i
più attenti a queste tematiche negli USA, riceveranno
un’approfondita educazione ambientalistica – Anche nel
resto degli Stati Uniti si rafforza la sensibilità ai
temi connessi con la salute della terra e la sua stretta
relazione con la salute umana – Un programma per fare
uscire le classi dal chiuso delle aule, proiettandole
nella natura
Il
Maryland, lo Stato americano compreso fra Pennsylvania,
Delaware e Virginia, porta da sempre un motto che certamente
non piace troppo alle femministe. È in italiano,
l’italiano del Seicento: Fatti
maschii, parole femine. Era la divisa dei Calvert,
quella famiglia dell’aristocrazia irlandese, i cui capi si
fregiavano del titolo di Lord Baltimore, cui si deve la
fondazione della colonia. Diedero anche il nome a Baltimore,
la città più popolosa dello Stato che con la vicina
Washington, la capitale federale, forma un’area
metropolitana di otto milioni di abitanti. Quel motto vuol
essere, ovviamente, un tributo alla concretezza del fare,
che la gente del Maryland (la sola, fra le tredici colonie
che diedero vita agli Stati Uniti, tradizionalmente abitata
da una forte componente cattolica legata all’origine
irlandese dei fondatori) vanta come proprio carattere
identitario.
Deve
essere proprio in omaggio al pragmatismo espresso
nell’antica divisa, sia pure in un modo che oggi ci appare
politicamente così scorretto, che lo State
Board of Education, l’ufficio scolastico del Maryland,
ha varato un provvedimento d’avanguardia in materia di
educazione ambientale. Non sempre all’allarme ormai
diffuso e insistente sulle condizioni del pianeta, sul
continuo oltraggio alla natura che deriva da molte attività
umane, corrispondono concrete iniziative volte a invertire
la tendenza, soprattutto agendo sulla sensibilità
individuale. Poiché questa sensibilità deve molto all’imprinting
scolastico, i responsabili dell’istruzione si sono dunque
fatti carico del problema. Per tutti gli allievi dello
Stato, dal pre-kindergarten,
l’asilo-nido, fino al diploma che conclude la scuola
secondaria, è previsto un programma di estrema attenzione
alle tematiche dell’ambiente. E la materia avrà un
elevato valore curricolare.
I
bambini e i ragazzi del Maryland riceveranno
dettagliate informazioni sugli ecosistemi, sulle risorse
naturali, sul rapporto fra la nostra salute e le condizioni
della natura, sugli effetti delle azioni personali e di
quelle collettive sugli equilibri naturali. Si tratta, nelle
parole di un responsabile dell’istruzione nello Stato, di
una sorta di “alfabetizzazione ambientale”. Non che
finora non si facesse nulla, già si svolgevano nelle scuole
dello Stato corsi di educazione ecologica, ma per la prima
volta la materia viene organizzata in un quadro coerente,
elevata al rango di vera e propria disciplina.
Mentre
il Maryland conferma la sua posizione d’avanguardia (in
una speciale classifica della sensibilità ambientale
elaborata nel 2007 è stato classificato al quinto posto fra
gli USA, preceduto solo dagli Stati del Pacifico e dal
Vermont) anche nel resto dell’Unione si stanno facendo
progressi, incoraggiati dall’amministrazione Obama che in
questo ambito intende differenziarsi dal tradizionale
disinteresse federale. Per esempio Washington finanzia
un’iniziativa denominata No
Child Left Inside (nessun bambino lasciato dentro, con
un ironico riferimento alla controversa riforma scolastica
di George W. Bush, No
Child Left Behind, nessun bambino lasciato indietro),
che si propone di spalancare le porte delle aule scolastiche
e trasferire all’aperto, nella natura, parte degli
insegnamenti.
La
rinnovata attenzione ai problemi dell’ambiente e alle
necessità di un’attenta tutela deve molto anche a due
catastrofi che hanno recentemente sconvolto l’America:
prima l’uragano Katrina che devastò New Orleans, quindi
il disastro della piattaforma petrolifera che ha avvelenato
le acque del Golfo del Messico e le coste meridionali degli
Stati Uniti.
-
a. v.
-
|