Alla
fine il sindaco del comune lombardo si è arreso: toglierà
dall’edificio del Polo scolastico “Gianfranco
Miglio” i simboli del suo partito, La Lega Nord –
Glielo ha chiesto lo stesso ministro dell’istruzione,
che pure fa parte di una maggioranza e di un governo in
cui la Lega ha un ruolo di rilievo – L’esuberante
amministratore, non nuovo a iniziative controverse, ha
dovuto prendere atto del fatto che una scuola italiana non
può portare etichette di parte
Adro
è un comune della provincia di Brescia nei pressi del lago
d’Iseo, fra i sei e i settemila abitanti, noto fin qui per
la sua bella torre ghibellina e la tradizione vitivinicola.
Ma le scorse settimane si è portato alla ribalta della
cronaca per tutt’altro che l’antica cultura del vino:
un’accesa polemica ha accompagnato l’inaugurazione del
Polo scolastico comunale. Intitolato a Gianfranco Miglio, il
politologo e costituzionalista che del leghismo fu
l’ideologo, almeno fino a quando non uscì dal movimento
fondando un più radicale Partito federalista, il Polo
ospita in un edificio dalle linee aggiornate e razionali la
scuola primaria e la secondaria di primo grado. Elementari e
medie, secondo la vecchia terminologia. Ma ciò che ha fatto
scattare le critiche è stato la qualità non della
struttura, di per sé eccellente, ma dei suoi elementi
decorativi.
Un
Leitmotiv dalla forte caratterizzazione ideologica, il
“sole delle Alpi” che è il simbolo della Lega, si
ripete ossessivamente sui pavimenti e sulle pareti,
nell’area di accesso all’edificio, nell’atrio, lungo
le scale e nelle stesse aule, perfino sui banchi e sui
cestini della carta straccia. Ora, è vero che quel partito
gode a Adro del consenso della maggioranza dei cittadini, ma
è forse questa una buona ragione per imporne l’immagine a
tutti, e proprio nella scuola che dovrebbe essere la sede
istituzionale della neutralità? Ve l’immaginate se negli
anni Cinquanta e Sessanta, il tempo dello scontro ideologico
e dell’aspra contrapposizione Est-Ovest, uno dei tanti
comuni “rossi” dell’Emilia o della Toscana avesse
ornato le sue scuole di falci e martelli e stelle a cinque
punte? Si sarebbe giustamente gridato allo scandalo, si
sarebbe messa in croce la pretesa egemonica, si sarebbe
denunciato il tentativo di plagio delle giovanissime
generazioni.
Qualcosa
del genere è accaduto quando le pagine dei giornali e gli
schermi televisivi hanno mostrato le linee funzionali del
Polo “Gianfranco Miglio” e quella insistente decorazione
monotematica. Alle critiche giunte da tutta Italia,
Lombardia compresa, il sindaco Oscar Lancini ha risposto che
il “sole delle Alpi”, prima ancora che un emblema di
partito, è un simbolo territoriale. Identità del
territorio, dunque, secondo la più classica ideologia
leghista. Ma se proprio voleva incastonare nella scuola un
elemento identitario, non poteva scegliere il bellissimo
stemma del suo comune, con quei tre grappoli d’uva attorno
alla “A” di Adro?
Del
resto l’argomentazione del sindaco non ha convinto neppure
il ministro dell’Istruzione, che pure fa parte di un
governo e di una maggioranza in cui la Lega ha ruoli di
asoluto rilievo. Pur complimentandosi per le “attrezzature
didattiche d’avanguardia” che caratterizzano
l’istituto di Adro, Maria Stella Gelmini ha fatto sapere a
Lancini che fra di esse non figurano certo quei controversi
elementi decorativi. Infatti la politica, ammonisce il
ministro, deve restare fuori dalla scuola. A questo punto il
sindaco si è arreso e adesso è alla ricerca dei fondi per
la costosa rimozione di tutti quei “soli”.
Il
caso ha fatto scalpore anche perché siamo alla vigilia
ormai delle celebrazioni per il primo secolo e mezzo di unità
italiana, destinate ovviamente a far risaltare le tendenze
centrifughe della Lega. Inoltre il sindaco di Adro non è
nuovo a iniziative che fanno discutere. È infatti lo stesso
che qualche tempo fa decise di far saltare il pasto a quei
bambini i cui genitori non erano in regola con i contributi
per la mensa scolastica. Una trovata che lasciò, e lascia,
senza parole.
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a. v.
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