I punti chiave del piano proposto all’approvazione
del Parlamento – Secondo un esponente
dell’opposizione, la formula delle “tre I” si presta
ora a una nuova lettura – Ma perché, ci si chiede, la
scuola fa notizia esclusivamente per gli episodi negativi?
– Perché la stampa, e il ministero, non ne sottolineano
i successi, che pure ci sono, riconosciuti anche
all’estero? – Per finire, ecco che succederebbe se
applicassimo la “riforma Gelmini” all’Incompiuta di
Schubert
Il
piano programmatico dell'art. 64 della legge 133/08, la
cosiddetta riforma Gelmini promossa con decreto è ora al
vaglio del Parlamento.
Gli
organici lasceranno sul terreno 87.335 cattedre, “20mila
delle quali” scrive il quotidiano economico Il sole 24
ore, “cancellate
dalla prima razionalizzazione, quella dettata dalla
Finanziaria 2008, che sarà applicata di pari passo con il
nuovo piano”.
4124
docenti in meno a Napoli, 3452 a Milano, 3182 a Roma. Sono
questi alcuni dei numeri snocciolati da “Il sole 24 ore”
sulla “cura da cavallo”, come l’ha definita il
ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che investirà
il mondo della scuola.
Con
una frase colorita il segretario provinciale del PD delle
Marche, Emanuele Lodolini afferma che: "Con questo
provvedimento si passa dalle fantomatiche 3 'i', inglese,
informatica e internet, alle 3 'i' della Gelmini,
impoverimento, inadeguatezza, invecchiamento.
Ecco
le idee forti della riforma:
- valorizzazione
del merito nel sistema scolastico e universitario
- valorizzazione
del merito degli studenti
- valorizzazione
del merito dei docenti
- piena
applicazione del principio di autonomia scolastica
- poteri
organizzativi e disciplinari dei dirigenti scolastici
con compiti di gestione amministrativa e di reclutamento
del corpo docente
- adozione
di meccanismi di ripartizione delle risorse pubbliche in
proporzione ai risultati formativi rilevati da un
organismo terzo
- riconoscimento
alle famiglie di voucher formativi da spendere nelle
scuole pubbliche o private
- concorrenza
tra le istituzioni scolastiche
- reintroduzione
degli esami di riparazione
- incentivazione
degli interventi volti alla concessione di borse di
studio legate al merito
- eliminazione
di ogni automatismo nelle progressioni retributive e di
carriera degli insegnanti
- possibilità
alle singole istituzioni scolastiche di stipulare con
singoli docenti contratti integrativi di tipo
privatistico
Le
dichiarazioni del ministro suonano sinistre, ma ecco che
cosa accadrà.
Il
testo che dovrà essere licenziato da Viale Trastevere, in
accordo con le indicazioni programmatiche del ministro
dell’Economia, dovrà contenere la descrizione analitica
delle modalità con le quali il ministero dell'Istruzione
intende raggiungere gli obiettivi fissati dalla
"manovra d'estate". «Per una maggiore flessibilità
nell'impiego dei docenti», il piano dovrà affrontare –
tra l'altro – la razionalizzazione e l'accorpamento delle
classi di concorso; la revisione dei criteri di formazione
delle classi; la rideterminazione degli organici; il
ridimensionamento della rete scolastica.
Puntando
anche alla semplificazioni dei piani di studio e dei quadri
orario: una delle leve fondamentali perché gran parte degli
altri interventi hanno tempi di applicazione molto più
elaborati.
In
classe
Dopo
aver annunciato il ritorno del docente unico a cominciare
dalle classi prime delle elementari (dal 2009), il ministro
ha chiarito che il tempo pieno «non è incompatibile». Le
classi affidate a un unico insegnante dovranno funzionare
con un orario di 24 ore settimanali.
Per
realizzare il tempo pieno potrebbe trovare applicazione la
legge Moratti, prevedendo un tempo scuola che può
raggiungere le 40 ore, escludendo la compresenza degli
insegnanti. In termini di risparmio, il maestro unico
potrebbe determinare circa 7mila cattedre in meno per ogni
anno.
Nella
scuola media le attuali 33 ore di orario settimanale,
potrebbero diventare 27 o 29 ore.
Il
tempo prolungato sembra destinato a un notevole
ridimensionamento. In quest'ordine di scuola l'intervento
sull'orario potrà portare alla cancellazione di oltre
20mila posti.
Per
la nuova secondaria superiore, che dovrebbe debuttare dal
2009/10, resterà valida l'impostazione della riforma
Moratti (che già contiene una riduzione degli attuali
quadri orario e una semplificazione degli indirizzi) con le
modifiche per gli istituti tecnici e professionali
introdotte dall'ex ministro Fioroni.
Tutte
le sperimentazioni saranno bloccate,. I licei dovrebbero
funzionare con un massimo di 30 ore settimanali, con una
maggiorazione per quelli artistici e musicali. Mentre ai
tecnici e ai professionali sarebbe destinato un tetto di 32
ore settimanali. Suddivisione che porterà la riduzione
complessiva di almeno 13mila cattedre.
Anche i Vescovi
sembrano non apprezzare
Sul
maestro unico è intervenuto, in maniera critica, anche il
Sir (agenzia stampa collegata ai vescovi), osservando che la
norma è entrata nel decreto «a sorpresa, senza dibattito,
che pure sulla questione è stato richiesto. Il metodo
seguito, prima del merito, lascia perplessi», è scritto in
una nota firmata da Alberto Campoleoni che critica anche il
merito.
Le
intenzioni dell’attuale esecutivo nazionale non presentano
dubbi e neppure incertezze, a giudicare dalle espressioni
del capo del dicastero dell’Istruzione nazionale
''La
scuola - gli fa eco la consigliera regionale Stefania
Benatti della regione Emilia Romagna - è un grande tesoro
della società e della cultura italiana. Bisogna rimettere
al centro della scuola le persone, al contrario di quello
che vuol fare il ministro dell'Istruzione. Non c'è nessuna
ispirazione strategica dietro queste scelte, ma solo
drammatici effetti. Con i tagli della cura Tremonti-Gelmini,
non ci sono le possibilità di mantenere gli standard,
ponendo così fine a un'esperienza educativa e sociale
importantissima''.
Antica
storia quella degli insegnati sottopagati e proprio per
questo ricattabili da qualunque governo si avvicendi a
Palazzo Chigi.
E
poco valgono a contrastare le intenzioni del governo, le
dichiarazioni sugli aspetti di eccellenza della scuola
italiana, di voci autorevoli della nostra scuola elementare.
Al
solo scopo di fare notizia i media danno spazio a episodi di
malcostume in molti sensi, che coinvolgono le insegnati
scollacciate e nel caso di maschi gli atteggiamenti di harassment
o docenti universitari corrotti per sesso, ma le notizie di
successi di progetti educativi faticano a raggiungere il
grande pubblico.
Purtroppo
né i media e
neppure il dicastero o il ministro di turno rendono noti gli
esempi, e sono molti, di esperienze di successo di
associazioni del tipo Reggiochildren.
Associazione di docenti elementari, tra le più famose del
mondo occidentale e presente in decine di paesi nel mondo,
che da più di 20 anni collabora con l’università di
Harvard (per citare una università tra le prime 3 al
mondo).
Che
non ne parlino i giornalisti della carta stampata,
normalmente inseguiti o all’inseguimento dallo scoop non
è giustificabile, ma comprensibile. Meno comprensibile è
che il dicastero dell’istruzione nel momento in cui
affronta una azione complessa e delicata come quella di una
riforma, non la utilizzi indicando sostenendo processi
educativi come quello portato avanti da Reggiochildren.
Chi
è Reggiochildren
Reggio
Children è la società a capitale misto (pubblico-privato)
cui il Comune di Reggio Emilia, assieme ad altri soggetti,
ha scelto di dare vita nel 1994 per gestire gli scambi
pedagogici e culturali già da tempo avviati fra le
istituzioni per l’infanzia del Comune di Reggio Emilia e
numerosi insegnanti, ricercatori e studiosi di tutto il
mondo. Da un’idea di Loris Malaguzzi, e su sollecitazione
di un comitato di cittadini, è così nata una nuova
esperienza che, ispirando le proprie ragioni e finalità ai
contenuti ed ai valori propri dell’esperienza educativa
elaborata e praticata nei nidi e nelle scuole comunali
reggiani, promuove la valorizzazione e diffusione del
patrimonio di conoscenze in essi sviluppato, come si legge
nella sua presentazione.
Per
saperne di più vi invito a visitare il sito e a leggere
questo recente documento che potete trovare su:
http://zerosei.comune.re.it/italiano/reggiochildren.htm
http://zerosei.comune.re.it/pdfs/foldrerch/RCH_ITALIANO.pdf
Un
governo che detesta la
pubblica amministrazione e afferma di voler
razionalizzare i suoi servizi, che peraltro deve guidare, e
individua come indicatori solo episodi di malcostume, senza
per contro rilevare invece le esperienze positive, premiare
le persone meritevoli, dove queste ci sono, mi chiedo quale
obiettivo di cittadinanza si pone?
Governo
o circo?
Il
maestro unico, il voto, il grembiulino, sono tutte immagini,
utilizzate da un prestigiatore per far passare un contenuto
preteso ma inesistente, con un doppio trucco: il primo è il
richiamo di altri tempi, il maestro (o il maestrina della
penna rossa di Cuore
di E De Amicis), l’altro
trucco, conseguente al primo, è invitare le famiglie a far
mettere i grembiulini ai figli perché così i bambini sono
quelli di altri tempi. Peccato che nè questi bambini, nè
le famiglie di quel tempo esistano più. Le attuali famiglie
e i loro figli sono diversi, come diversa è la società
della quale fanno parte più complessa e che deve essere
affrontata con altri metodi e processi di conoscenza.
L’obiettivo
del governo, al contrario, è di far pagare al bilancio
della scuola prima e della sanità poi, la ridotta ricchezza
del Stato. È una operazione di illusione. Voler intervenire
sulla scuola senza tener conto della sua missione nella
società è come voler tagliare il ramo dell’albero su cui
si è seduti dicendo che non serve.
Sono
di parte, perché sono un cittadino e non un suddito e non
mi piacciono i furbi, in questo senso sono un insegnante.
Scuola
e sanità devono pagare il conto del rientro nei parametri
economici europei, perché abbiamo manager ignoranti e
sovente incapaci. Coprire gli errori e i costi di politiche
industriali e investimenti sbagliati o discutibili facendo
pagare a settori come la scuola l’università e la sanità,
significa cercare un colpevole quando la responsabilità in
una società complessa è diffusa.
Queste
affermazioni emergono da analisi puntuali fatte negli ultimi
anni, ad esempio dalla fondazione Censis con la
pubblicazione del suo rapporto annuale sull’Italia,
confermate puntualmente da
economisti come Enrico Deaglio o sociologi come
Giuseppe De Rita.
La
scuola deve essere razionalizzata, e credo debba esserlo,
allora prendiamo in considerazione i risultati delle
ricerche che le diverse commissioni finalizzate, della
scuola, che i governi nel tempo hanno costituito affidando
compiti di analisi e suggerimenti di miglioramento, e non
l’invenzione magica dell’ultimo apprendista arrivato,
magari con un belle assistente utile a distrarre il
pubblico.
La
chiusura può sembrare ad effetto, ma lo è molto meno di
quanto non si creda.
Secondo
una analisi affidata al dirigente di ottimizzazione
aziendale di una società sul controllo di gestione della
qualità in termini di efficacia, efficienza, produttività
e controllo di gestione, l’analisi de “L’incompiuta
di Schubert” risulterebbe press’a poco così:
I
quattro oboisti restano per un tempo considerevole inattivi,
bisognerebbe diminuire il loro numero e spalmare la loro
prestazione sul totale della sinfonia in modo da ridurre i
tempi morti. I dodici violini suonano tutti le stesse note
con un affetto di duplicazione che appare inutile;
consiglierei di ridurre drasticamente gli effettivi di
questa sezione. Se fosse questione di volume, si potrebbe
prevedere con amplificazione elettronica. L’orchestra
consacra tempo e sforzi considerevoli all’esecuzione delle
biscrome con un effetto eccessivo di raffinatezza,
raccomanderei di approssimare tutte le note alla semicroma
più vicina in modo da poter utilizzare operatori presi sul
posto e con qualifica inferiore. La ripetizione da parte dei
corni dei passaggi già eseguiti dagli archi non presenta
alcuna oggettiva necessità. Se si eliminassero tutte le
battute ridondanti di questo tipo si potrebbe ridurre la
durata dell’esecuzione da due ore a 20 minuti circa.
Concludo, signor presidente che se Schubert avesse potuto
disporre di funzionari ottimizzatori e adeguati controllori
di gestione, avrebbe potuto portare a terminala sua
“Incompiuta”.
È
una fortuna che l’attuale ministro
dell’Istruzione non diriga un’orchestra, ma anche senza
avere questa possibilità sta facendo la stessa cosa, lei e
alcuni membri del governo, i signori Tremonti e Brunetta.
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Ferdinando Cabrini
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