FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2008

 
 

I punti chiave del piano proposto all’approvazione del Parlamento – Secondo un esponente dell’opposizione, la formula delle “tre I” si presta ora a una nuova lettura – Ma perché, ci si chiede, la scuola fa notizia esclusivamente per gli episodi negativi? – Perché la stampa, e il ministero, non ne sottolineano i successi, che pure ci sono, riconosciuti anche all’estero? – Per finire, ecco che succederebbe se applicassimo la “riforma Gelmini” all’Incompiuta di Schubert

 

Il piano programmatico dell'art. 64 della legge 133/08, la cosiddetta riforma Gelmini promossa con decreto è ora al vaglio del Parlamento.

Gli organici lasceranno sul terreno 87.335 cattedre, “20mila delle quali” scrive il quotidiano economico Il sole 24 ore,  “cancellate dalla prima razionalizzazione, quella dettata dalla Finanziaria 2008, che sarà applicata di pari passo con il nuovo piano”. 

4124 docenti in meno a Napoli, 3452 a Milano, 3182 a Roma. Sono questi alcuni dei numeri snocciolati da “Il sole 24 ore” sulla “cura da cavallo”, come l’ha definita il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, che investirà il mondo della scuola.

Con una frase colorita il segretario provinciale del PD delle Marche, Emanuele Lodolini afferma che: "Con questo provvedimento si passa dalle fantomatiche 3 'i', inglese, informatica e internet, alle 3 'i' della Gelmini, impoverimento, inadeguatezza, invecchiamento. 

Ecco le idee forti della riforma:

  • valorizzazione del merito nel sistema scolastico e universitario
  • valorizzazione del merito degli studenti
  • valorizzazione del merito dei docenti
  • piena applicazione del principio di autonomia scolastica
  • poteri organizzativi e disciplinari dei dirigenti scolastici con compiti di gestione amministrativa e di reclutamento del corpo docente
  • adozione di meccanismi di ripartizione delle risorse pubbliche in proporzione ai risultati formativi rilevati da un organismo terzo
  • riconoscimento alle famiglie di voucher formativi da spendere nelle scuole pubbliche o private
  • concorrenza tra le istituzioni scolastiche
  • reintroduzione degli esami di riparazione
  • incentivazione degli interventi volti alla concessione di borse di studio legate al merito
  • eliminazione di ogni automatismo nelle progressioni retributive e di carriera degli insegnanti
  • possibilità alle singole istituzioni scolastiche di stipulare con singoli docenti contratti integrativi di tipo privatistico

Le dichiarazioni del ministro suonano sinistre, ma ecco che cosa accadrà.

Il testo che dovrà essere licenziato da Viale Trastevere,  in accordo con le indicazioni programmatiche del ministro dell’Economia, dovrà contenere la descrizione analitica delle modalità con le quali il ministero dell'Istruzione intende raggiungere gli obiettivi fissati dalla "manovra d'estate". «Per una maggiore flessibilità nell'impiego dei docenti», il piano dovrà affrontare – tra l'altro – la razionalizzazione e l'accorpamento delle classi di concorso; la revisione dei criteri di formazione delle classi; la rideterminazione degli organici; il ridimensionamento della rete scolastica.

Puntando anche alla semplificazioni dei piani di studio e dei quadri orario: una delle leve fondamentali perché gran parte degli altri interventi hanno tempi di applicazione molto più elaborati.

In classe

Dopo aver annunciato il ritorno del docente unico a cominciare dalle classi prime delle elementari (dal 2009), il ministro ha chiarito che il tempo pieno «non è incompatibile». Le classi affidate a un unico insegnante dovranno funzionare con un orario di 24 ore settimanali.

Per realizzare il tempo pieno potrebbe trovare applicazione la legge Moratti, prevedendo un tempo scuola che può raggiungere le 40 ore, escludendo la compresenza degli insegnanti. In termini di risparmio, il maestro unico potrebbe determinare circa 7mila cattedre in meno per ogni anno.

Nella scuola media le attuali 33 ore di orario settimanale, potrebbero diventare 27 o 29 ore.

Il tempo prolungato sembra destinato a un notevole ridimensionamento. In quest'ordine di scuola l'intervento sull'orario potrà portare alla cancellazione di oltre 20mila posti.

Per la nuova secondaria superiore, che dovrebbe debuttare dal 2009/10, resterà valida l'impostazione della riforma Moratti (che già contiene una riduzione degli attuali quadri orario e una semplificazione degli indirizzi) con le modifiche per gli istituti tecnici e professionali introdotte dall'ex ministro Fioroni.

Tutte le sperimentazioni saranno bloccate,. I licei dovrebbero funzionare con un massimo di 30 ore settimanali, con una maggiorazione per quelli artistici e musicali. Mentre ai tecnici e ai professionali sarebbe destinato un tetto di 32 ore settimanali. Suddivisione che porterà la riduzione complessiva di almeno 13mila cattedre.

Anche i Vescovi sembrano non apprezzare

Sul maestro unico è intervenuto, in maniera critica, anche il Sir (agenzia stampa collegata ai vescovi), osservando che la norma è entrata nel decreto «a sorpresa, senza dibattito, che pure sulla questione è stato richiesto. Il metodo seguito, prima del merito, lascia perplessi», è scritto in una nota firmata da Alberto Campoleoni che critica anche il merito.

Le intenzioni dell’attuale esecutivo nazionale non presentano dubbi e neppure incertezze, a giudicare dalle espressioni del capo del dicastero dell’Istruzione nazionale

''La scuola - gli fa eco la consigliera regionale Stefania Benatti della regione Emilia Romagna - è un grande tesoro della società e della cultura italiana. Bisogna rimettere al centro della scuola le persone, al contrario di quello che vuol fare il ministro dell'Istruzione. Non c'è nessuna ispirazione strategica dietro queste scelte, ma solo drammatici effetti. Con i tagli della cura Tremonti-Gelmini, non ci sono le possibilità di mantenere gli standard, ponendo così fine a un'esperienza educativa e sociale importantissima''.

Antica storia quella degli insegnati sottopagati e proprio per questo ricattabili da qualunque governo si avvicendi a Palazzo Chigi.

E poco valgono a contrastare le intenzioni del governo, le dichiarazioni sugli aspetti di eccellenza della scuola italiana, di voci autorevoli della nostra scuola elementare.

Al solo scopo di fare notizia i media danno spazio a episodi di malcostume in molti sensi, che coinvolgono le insegnati scollacciate e nel caso di maschi gli atteggiamenti di harassment o docenti universitari corrotti per sesso, ma le notizie di successi di progetti educativi faticano a raggiungere il grande pubblico.

Purtroppo né i media  e neppure il dicastero o il ministro di turno rendono noti gli esempi, e sono molti, di esperienze di successo di associazioni del tipo  Reggiochildren. Associazione di docenti elementari, tra le più famose del mondo occidentale e presente in decine di paesi nel mondo, che da più di 20 anni collabora con l’università di Harvard (per citare una università tra le prime 3 al mondo).

Che non ne parlino i giornalisti della carta stampata, normalmente inseguiti o all’inseguimento dallo scoop non è giustificabile, ma comprensibile. Meno comprensibile è che il dicastero dell’istruzione nel momento in cui affronta una azione complessa e delicata come quella di una riforma, non la utilizzi indicando sostenendo processi educativi come quello portato avanti da Reggiochildren. 

Chi è Reggiochildren

Reggio Children è la società a capitale misto (pubblico-privato) cui il Comune di Reggio Emilia, assieme ad altri soggetti, ha scelto di dare vita nel 1994 per gestire gli scambi pedagogici e culturali già da tempo avviati fra le istituzioni per l’infanzia del Comune di Reggio Emilia e numerosi insegnanti, ricercatori e studiosi di tutto il mondo. Da un’idea di Loris Malaguzzi, e su sollecitazione di un comitato di cittadini, è così nata una nuova esperienza che, ispirando le proprie ragioni e finalità ai contenuti ed ai valori propri dell’esperienza educativa elaborata e praticata nei nidi e nelle scuole comunali reggiani, promuove la valorizzazione e diffusione del patrimonio di conoscenze in essi sviluppato, come si legge nella sua presentazione.

Per saperne di più vi invito a visitare il sito e a leggere questo recente documento che potete trovare su:

http://zerosei.comune.re.it/italiano/reggiochildren.htm

http://zerosei.comune.re.it/pdfs/foldrerch/RCH_ITALIANO.pdf

Un governo che detesta la  pubblica amministrazione e afferma di voler razionalizzare i suoi servizi, che peraltro deve guidare, e individua come indicatori solo episodi di malcostume, senza per contro rilevare invece le esperienze positive, premiare le persone meritevoli, dove queste ci sono, mi chiedo quale obiettivo di cittadinanza si pone?

Governo o circo?

Il maestro unico, il voto, il grembiulino, sono tutte immagini, utilizzate da un prestigiatore per far passare un contenuto preteso ma inesistente, con un doppio trucco: il primo è il richiamo di altri tempi, il maestro (o il maestrina della penna rossa di Cuore di E De Amicis),  l’altro trucco, conseguente al primo, è invitare le famiglie a far mettere i grembiulini ai figli perché così i bambini sono quelli di altri tempi. Peccato che nè questi bambini, nè le famiglie di quel tempo esistano più. Le attuali famiglie e i loro figli sono diversi, come diversa è la società della quale fanno parte più complessa e che deve essere affrontata con altri metodi e processi di conoscenza.

L’obiettivo del governo, al contrario, è di far pagare al bilancio della scuola prima e della sanità poi, la ridotta ricchezza del Stato. È una operazione di illusione. Voler intervenire sulla scuola senza tener conto della sua missione nella società è come voler tagliare il ramo dell’albero su cui si è seduti dicendo che non serve.

Sono di parte, perché sono un cittadino e non un suddito e non mi piacciono i furbi, in questo senso sono un insegnante.

Scuola e sanità devono pagare il conto del rientro nei parametri economici europei, perché abbiamo manager ignoranti e sovente incapaci. Coprire gli errori e i costi di politiche industriali e investimenti sbagliati o discutibili facendo pagare a settori come la scuola l’università e la sanità, significa cercare un colpevole quando la responsabilità in una società complessa è diffusa.

Queste affermazioni emergono da analisi puntuali fatte negli ultimi anni, ad esempio dalla fondazione Censis con la pubblicazione del suo rapporto annuale sull’Italia, confermate puntualmente da  economisti come Enrico Deaglio o sociologi come Giuseppe De Rita.

La scuola deve essere razionalizzata, e credo debba esserlo, allora prendiamo in considerazione i risultati delle ricerche che le diverse commissioni finalizzate, della scuola, che i governi nel tempo hanno costituito affidando compiti di analisi e suggerimenti di miglioramento, e non l’invenzione magica dell’ultimo apprendista arrivato, magari con un belle assistente utile a distrarre il pubblico.

La chiusura può sembrare ad effetto, ma lo è molto meno di quanto non si creda.

Secondo una analisi affidata al dirigente di ottimizzazione aziendale di una società sul controllo di gestione della qualità in termini di efficacia, efficienza, produttività e controllo di gestione, l’analisi de “L’incompiuta di Schubert” risulterebbe press’a poco così:

I quattro oboisti restano per un tempo considerevole inattivi, bisognerebbe diminuire il loro numero e spalmare la loro prestazione sul totale della sinfonia in modo da ridurre i tempi morti. I dodici violini suonano tutti le stesse note con un affetto di duplicazione che appare inutile; consiglierei di ridurre drasticamente gli effettivi di questa sezione. Se fosse questione di volume, si potrebbe prevedere con amplificazione elettronica. L’orchestra consacra tempo e sforzi considerevoli all’esecuzione delle biscrome con un effetto eccessivo di raffinatezza, raccomanderei di approssimare tutte le note alla semicroma più vicina in modo da poter utilizzare operatori presi sul posto e con qualifica inferiore. La ripetizione da parte dei corni dei passaggi già eseguiti dagli archi non presenta alcuna oggettiva necessità. Se si eliminassero tutte le battute ridondanti di questo tipo si potrebbe ridurre la durata dell’esecuzione da due ore a 20 minuti circa. Concludo, signor presidente che se Schubert avesse potuto disporre di funzionari ottimizzatori e adeguati controllori di gestione, avrebbe potuto portare a terminala sua “Incompiuta”[1].

È  una fortuna che l’attuale ministro dell’Istruzione non diriga un’orchestra, ma anche senza avere questa possibilità sta facendo la stessa cosa, lei e alcuni membri del governo, i signori Tremonti e Brunetta.



[1] Anonimo. Ripreso da un documento del direttore generale del ministero PI durante un convegno di formazione per dirigenti.

 

                                                          Ferdinando Cabrini 
                                         

    


                                                  

 
 

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