FOGLIO LAPIS - OTTOBRE - 2007

 
 

Un campus in una storica collina di Arezzo dove si fantastica su impareggiabili amicizie canine – Da quelle parti si può perdere la nazione del tempo e i secchi possono essere grassi, i panni montati e lo sposo un setter irlandese – Nella libera danza delle parole c’è anche un pigiama pigiato che forse nella cesta non ci sta – E davanti a un cane statuario targato Bauhaus risuona un in-canto di felicità

 

"I cani hanno sempre ragione"…

Chiunque abbia parlato con un cane, almeno una volta nella sua vita, sa benissimo cosa intendo. Chiedetelo a loro.

Tutte le mattine appena sveglia,  acc'Arezzo (H-rezzo) sulla testa il mio cane. Dodici ore dopo, a giornata terminata, risulterà essere stata questa l'unica attività sensata, – dice la Giovanna.

L'onda anomala di Arezzo Wave s'è insaccata dentro lo stadio, poi, ritirandosi, ha lasciato sparsi per le vie bottiglie abbandonate all'oceano, che ancora non hanno raggiunto nessun isolato, cani e ragazze e ragazzi con i cani. Il campus universitario dove si tiene questa Fantastica in esercizio è al Pionta, che significa "RECINTO". Da una delle case che ci circondano viene incontro Gianni con la sua bicicletta. Michele tiene in braccio un canino che lo ha salvato dallo tsunami. Ancora, mentre Michele fa il bagno, segue l'amico con apprensione, guai-sce, e resta accucciato accanto alla Giovanna. Tanti ragazze e ragazzi hanno raggiunto Arezzo. Un bel numero è presente a quest'incontro con la Fantastica organizzato al Pionta. Sono i primi giorni di luglio. Anno 2006. Sono indizi puramente accademici, le date, ma servono…

Ho perso completamente la nazione del tempo, – dice la Francesca.

Lucrezia tira fuori dallo zainetto un foglietto. Legge il contenuto, come si leggono le avvertenze prima di prendere una medicina:

"Pigio il pigiama nella cesta
della biancheria:
cista? non cista?
A fatica, mentre "fatic"
e fa tac col vento l'unica finestra dell'appartamento,
il pigiama si fa largo
fra i panni montati
uno sull'altro
in cerca di una via d'uscita da questa sporca vita..."

Sottolineo il prelibato linguistico del componimento. Metto sotto gli occhi di tutti quei "panni montati", sinergia ripresa dalla panna, la "cista", contratto di "ci sta", che deriva dal dialetto aretino. – In aretino, – dico ai ragazzi, – "cesta" si dice "cista" ...

– Cista?
– Sì... proprio così... "Estate" si dice "istate" ...
– Istate?
– Sì...   proprio così...
– E...    il "P G ama" perché?...
– Perché "pigia"...
– Dove?...
– Su un "ago"... di-a-letto di letto, diletto, perché infantile.
– Da questa operazione deriva il verbo cogitare, essendo cogo per cogito ciò che ago è per agito", dico: – è una citazione o un'eccitazione?

Subentra il silenzio. Dico: «Le parole del dialetto sono fatte di silenzio infantile. Occorre memoria. La memoria contiene anche i rapporti fra le persone – fra le persone e i cani – e le innumerevoli leggi dell'aritmetica e della geometria, senza che nessun senso corporeo compresso dal  pigiama ve ne abbia impressa alcuna... E siamo svegli! Qui, a occhi spalancati, a bocca aperta».

In base a questi rapporti, inizia la costruzione della "BAUHAUS", come si vede dalla foto recuperata da l'hard-disk, dall'ardisco, da l'AR-dice, di un calcolatore:

 

 

Segue l'in-canto "Siamo felici" composto dalla Giovanna:

 

Ieri mi sono sposata
con colui che mi ha sempre immensamente amata
dopo aver scartato mille persone chiuse storte cupe strane
ha scelto l'unico perfetto: il mio cane
Io ero in bianco
Lui in rosso (è un setter irlandese)
di tutti era il più bello, senza offese
Per gli addobbi non ho badato a spese
alberi, fiori, perfino le panchine coi vecchietti
più che in chiesa sembrava di stare ai giardinetti. 
Alla cerimonia, oltre alle solite formule di rito:
ti amerò ti proteggerò ti sarò fedele,
il prete ha aggiunto qualcosa di speciale, di canino
ti correrò incontro
ti scodinzolerò
ti dormirò vicino
non scaverò in giardino
ti guarderò adorante
sarò dove tu sei in ogni istante
sarò il più caro fra i tuoi cari fino a che morte non ci separi
Io l'ho detto tutto d'un fiato
Lui, mi ha leccato
Poi siamo usciti, subito dopo il sì
perché allo sposo scappava la pipì
gli invitati, che carini, ci hanno buttato il riso
(soffiato con un po' di croccantini)
Al taglio della torta,
panna montata, crema e ossa,
ho pianto, ero commossa
lui mi è venuto subito vicino e ha messo il muso contro
la mia mano (è per queste cose che lo amo)
Poi un invitato ha fatto lo spiritoso:
anche a te, mi ha ghignato, hanno messo il guinzaglio...
si è beccato un morso dallo sposo.
Per il viaggio di nozze abbiamo deciso di fare il giro
dell'isolato: siamo partiti così, senza niente dì prenotato
senza medaglietta, senza collare
beati solo del nostro insieme andare
Eravamo in vena
abbiamo cantato saltato abbaiato
lui si è buttato per terra sulla schiena
io gli ho fatto l'imitazione delle pernici
Siamo felici

Per mettersi alla prova, Gianni arriva con la bicicletta nova ("L'hai voluta la bicicletta... O pedala!" come si dice)

Michele. Che bella bicicletta! È quella di prima o la stessa?
Gianni. La stessa. La stessa.
Michele. Senti che ragionamento...
Gianni. Sublime proprio.
Francesca attinge alla fonte del Pionta due secchi. Lucrezia dice che sono… ma grassi. Il che è Pacifico come l'oceano.

                                       Filippo Nibbi, Giovanna De Carli  
                                         

    


                                                  

 
 

Clicca qui per iscriverti alla nostra newsletter!

 

Torna al Foglio Lapis ottobre 2007

 

Mandaci un' E-mail!