Un
campus in una storica collina di Arezzo dove si fantastica
su impareggiabili amicizie canine – Da quelle parti si
può perdere la nazione del tempo e i secchi
possono essere grassi, i panni montati e lo sposo un
setter irlandese – Nella libera danza delle parole
c’è anche un pigiama pigiato che forse nella cesta non
ci sta – E davanti a un cane statuario targato Bauhaus
risuona un in-canto di felicità
"I
cani hanno sempre ragione"…
Chiunque
abbia parlato con un cane, almeno una volta nella sua vita,
sa benissimo cosa intendo. Chiedetelo a loro.
–
Tutte le mattine appena
sveglia,
acc'Arezzo (H-rezzo) sulla testa il mio cane. Dodici
ore dopo, a giornata terminata, risulterà essere stata
questa l'unica attività sensata, – dice la Giovanna.
L'onda
anomala di Arezzo Wave s'è insaccata dentro lo
stadio, poi, ritirandosi, ha lasciato sparsi per le vie
bottiglie abbandonate all'oceano, che ancora non hanno
raggiunto nessun isolato, cani e ragazze e ragazzi con i
cani. Il campus universitario dove si tiene questa Fantastica
in esercizio è al Pionta, che significa
"RECINTO". Da una delle case che ci circondano
viene incontro Gianni con la sua bicicletta. Michele tiene
in braccio un canino che lo ha salvato dallo tsunami.
Ancora, mentre Michele fa il bagno, segue l'amico con
apprensione, guai-sce, e resta accucciato accanto
alla Giovanna. Tanti ragazze e ragazzi hanno raggiunto
Arezzo. Un bel numero è presente a quest'incontro con la
Fantastica organizzato al Pionta. Sono i primi giorni di
luglio. Anno 2006. Sono indizi puramente accademici, le
date, ma servono…
–
Ho perso completamente
la nazione del tempo, – dice la Francesca.
Lucrezia
tira fuori dallo zainetto un foglietto. Legge il contenuto,
come si leggono le avvertenze prima di prendere una
medicina:
- "Pigio
il pigiama nella cesta
- della
biancheria:
- cista?
non cista?
- A
fatica, mentre "fatic"
- e
fa tac col vento l'unica finestra dell'appartamento,
- il
pigiama si fa largo
- fra
i panni montati
- uno
sull'altro
- in
cerca di una via d'uscita da questa sporca vita..."
Sottolineo
il prelibato linguistico del componimento. Metto sotto gli
occhi di tutti quei "panni montati", sinergia
ripresa dalla panna, la "cista", contratto di
"ci sta", che deriva dal dialetto aretino. – In
aretino, – dico ai ragazzi, – "cesta" si dice
"cista" ...
- –
Cista?
- –
Sì... proprio così... "Estate" si dice
"istate" ...
- –
Istate?
- –
Sì... proprio
così...
- –
E... il
"P G ama" perché?...
- –
Perché "pigia"...
- –
Dove?...
- –
Su un "ago"... di-a-letto di letto, diletto,
perché infantile.
- –
Da questa operazione deriva il verbo cogitare,
essendo cogo per cogito ciò che ago
è per agito", dico: – è una citazione o
un'eccitazione?
Subentra
il silenzio. Dico: «Le parole del dialetto sono fatte di
silenzio infantile. Occorre memoria. La memoria contiene
anche i rapporti fra le persone – fra le persone e i cani
– e le innumerevoli leggi dell'aritmetica e della
geometria, senza che nessun senso corporeo compresso dal
pigiama ve ne abbia impressa alcuna... E siamo
svegli! Qui, a occhi spalancati, a bocca aperta».
In
base a questi rapporti, inizia la costruzione della "BAUHAUS",
come si vede dalla foto recuperata da l'hard-disk,
dall'ardisco, da l'AR-dice, di un calcolatore:
Segue
l'in-canto "Siamo felici" composto dalla
Giovanna:
- Ieri
mi sono sposata
- con
colui che mi ha sempre immensamente amata
- dopo
aver scartato mille persone chiuse storte cupe strane
- ha
scelto l'unico perfetto: il mio cane
- Io
ero in bianco
- Lui
in rosso (è un setter irlandese)
- di
tutti era il più bello, senza offese
- Per
gli addobbi non ho badato a spese
- alberi,
fiori, perfino le panchine coi vecchietti
- più
che in chiesa sembrava di stare ai giardinetti.
- Alla
cerimonia, oltre alle solite formule di rito:
- ti
amerò ti proteggerò ti sarò fedele,
- il
prete ha aggiunto qualcosa di speciale, di canino
- ti
correrò incontro
- ti
scodinzolerò
- ti
dormirò vicino
- non
scaverò in giardino
- ti
guarderò adorante
- sarò
dove tu sei in ogni istante
- sarò
il più caro fra i tuoi cari fino a che morte non ci
separi
- Io
l'ho detto tutto d'un fiato
- Lui,
mi ha leccato
- Poi
siamo usciti, subito dopo il sì
- perché
allo sposo scappava la pipì
- gli
invitati, che carini, ci hanno buttato il riso
- (soffiato
con un po' di croccantini)
- Al
taglio della torta,
- panna
montata, crema e ossa,
- ho
pianto, ero commossa
- lui
mi è venuto subito vicino e ha messo il muso contro
- la
mia mano (è per queste cose che lo amo)
- Poi
un invitato ha fatto lo spiritoso:
- anche
a te, mi ha ghignato, hanno messo il guinzaglio...
- si
è beccato un morso dallo sposo.
- Per
il viaggio di nozze abbiamo deciso di fare il giro
- dell'isolato:
siamo partiti così, senza niente dì prenotato
- senza
medaglietta, senza collare
- beati
solo del nostro insieme andare
- Eravamo
in vena
- abbiamo
cantato saltato abbaiato
- lui
si è buttato per terra sulla schiena
- io
gli ho fatto l'imitazione delle pernici
- Siamo
felici
Per
mettersi alla prova, Gianni arriva con la bicicletta nova
("L'hai voluta la bicicletta... O pedala!" come si
dice)
- Michele.
Che bella bicicletta! È quella di prima o la stessa?
- Gianni.
La stessa. La stessa.
- Michele.
Senti che ragionamento...
- Gianni.
Sublime proprio.
- Francesca
attinge alla fonte del Pionta due secchi.
Lucrezia dice che sono… ma grassi. Il che è
Pacifico come l'oceano.
- Filippo
Nibbi, Giovanna De Carli
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