Negli
Stati Uniti si dibatte da tempo sulle bande organizzate di
giovanissimi che proliferano negli istituti secondari –
Studenti coinvolti in violenti riti d’iniziazione, altri
impegnati in attività illecite imposte come segno di
fedeltà al gruppo – L’opinione pubblica è allarmata,
anche perché non di rado la criminalità
vera e propria è lo sbocco inevitabile di queste
situazioni – Il ricordo di un cittadino di mezza età:
negli anni Settanta a New York era anche peggio
Dodici secondi, misurati cronometro alla mano. Tanto
dura la pesante iniziazione di un ragazzo americano che
voglia aderire alla Black Spade Organization, una banda
affiliata con la cosiddetta Folk Nation che è diffusa in
tutti gli Stati Uniti. Il rito si svolge generalmente in un
bagno maschile della scuola, di solito una secondaria
superiore, e consiste in una scarica di pugni al corpo, da
parte di due ragazzi che si accaniscono contro la recluta.
Dodici secondi, cronometrati da un terzo giustiziere, e la
testa salva per regolamento. La relativa brevità
dell’esecuzione e il fatto che non si colpisca al capo non
escludono, ovviamente, che il ragazzo esca dall’esperienza
dolorante e pieno di lividi, quando non gli va anche peggio.
Eppure lo ha voluto, è stato lui che ha chiesto di entrare
fra i Black Spades.
E ora che succederà? Presto il neofita verrà
invitato a dar prova della sua fedeltà
all’organizzazione. Come? Per esempio commettendo atti di
vandalismo, o una bella rapina, o almeno un’aggressione.
Il fenomeno dilaga, i casi si moltiplicano e si cerca di
correre ai ripari. Così nelle scuole, quelle stesse scuole
americane alle quali si accede attraverso un metal detector
come negli imbarchi aeroportuali, si organizzano incontri
con i genitori per insegnare a scoprire nei figli i segni
caratteristici dell’appartenenza a una gang: per esempio
l’uso di particolari segni con le mani, o un particolare
stile d’abbigliamento.
Sui giornali e nelle trasmissioni televisive
un’opinione pubblica allarmata esprime le sue
preoccupazioni. Molti temono, confortati del resto dalle
statistiche fornite dalle autorità giudiziarie, che la
criminalità organizzata sia lo sbocco naturale di questo
genere di esperienze, preceduto di solito dall’espulsione
dalla scuola. Altri sottolineano come alcune bande abbiano
una connotazione etnica che le rende ancor più pericolose
nel rapporto con gli altri gruppi: per esempio ci sono bande
di ispanici, o di neri, o di bianchi con rigorosa esclusione
delle altre etnie.
Alcuni tentano l’analisi del fenomeno. Perché
questi liceali vogliono affiliarsi alle organizzazioni? Si
parla di famiglie disagiate: provate a chiedere, suggerisce
per esempio uno degli intervenuti nel dibattito, quanti di
quei ragazzi siano figli di madri single. Si invitano i
genitori a passare più tempo con i loro figli. Altri al
contrario pensano che sia l’eccesso di premure a
determinare la crisi. Secondo questa interpretazione viene
infatti mortificata l’aspirazione degli adolescenti a
considerarsi cresciuti (lo stesso effetto viene attribuito
al recente innalzamento dell’età minima per potere
acquistare alcolici): i ragazzi si sentirebbero dunque
inchiodati all’infanzia e reagirebbero cercando altri modi
di sentirsi adulti.
Si parla di scuole troppo grandi, nelle quali i
rapporti umani sono per forza difficili: quanti capi
d’istituto conoscono per nome più di un decimo dei loro
allievi? A proposito di nomi: c’è chi suggerisce di
pubblicarli, ogni volta che vengono alla luce episodi
violenti attribuibili alle bande giovanili, aggirando la
legge che protegge la privacy dei minorenni. C’è chi
invita la polizia a picchiare duro, chi al contrario chiede
che gli agenti non si comportino a loro volta come i membri
di una gang.
Fenomeno nuovo? No di certo. Un lettore del Washington
Post ricorda la sua esperienza degli anni Settanta,
quando era studente liceale a New York City. Il nostro
mondo, racconta, era dominato da gruppi denominati Savage
Nomads o Black Assassins, tutti i ragazzi della nostra
generazione erano in pratica loro ostaggi. Non potevamo per
esempio portare berretti o giacche di un certo colore, perché
era il “loro” colore: se t’incontravano così
abbigliato erano guai. Secondo questo lettore una gang come
quella di cui si parla in questi giorni, che limita il
pedaggio dell’iniziazione a dodici secondi di botte
risparmiando la testa, non è poi il peggio del peggio.
-
f. s.
-
|