Circa
seicentocinquanta milioni di persone, il dieci per cento
dell’intera popolazione mondiale, deve fare i conti con
disabilità di varia natura – Un comitato ad hoc delle
Nazioni Unite ha recentemente messo a punto una bozza di
convenzione che una volta adottata e ratificata impegnerà
gli Stati a tutelarne i diritti – Fra questi c’è in
primo piano il diritto all’istruzione, che deve essere
garantito indipendentemente dalle condizioni psicofisiche
del singolo
“Gli Stati devono garantire a tutti l’accesso
all’istruzione, alla formazione e all’educazione
permanente, applicando i sussidi, le tecniche educative e le
forme di comunicazione più adeguate. Gli alunni che ne
hanno necessità devono ottenere misure di sostegno, gli
alunni non vedenti o non udenti devono ricevere gli
insegnamenti con i sistemi di comunicazione più idonei, da
insegnanti che conoscano il Braille o il linguaggio
gestuale. L’istruzione dei disabili deve stimolare la loro
partecipazione sociale, il loro senso di dignità e di
autostima e lo sviluppo del loro potenziale, della
personalità, della creatività e delle attitudini”.
È un articolo, il ventiquattresimo, della bozza di
convenzione per la tutela dei diritti delle persone disabili
che è stato approvato alcune settimane or sono a New York
da un comitato ad hoc delle Nazioni Unite. Una volta che sarà
stata adottata e ratificata, questa convenzione impegnerà
gli Stati a garantire una serie di misure giuridicamente
vincolanti, volte a superare le conseguenze di un handicap
individuale che interessa, nelle più varie forme, circa
seicentocinquanta milioni di persone: un decimo
dell’intera umanità.
Nel dibattito che ha accompagnato la stesura del
documento, è stato messo in luce come le persone affette da
disabilità di varia natura costituiscano un gruppo umano
fra i più marginalizzati. Non tanto perché siano privati
dei diritti, quanto per il fatto che la loro condizione
psichica o fisica rende per loro assai problematica la
fruizione di ogni singolo diritto. Per esempio nessuno
contesta che un invalido possa e debba partecipare come
chiunque altro alla vita politica, quindi esercitare il
diritto di voto: ma se il tragitto verso la cabina
elettorale è disseminato di barriere architettoniche,
questo diritto rimane pura astrazione per chi è costretto a
muoversi in carrozzella. Di fatto, siamo di fronte a una
vera e propria discriminazione. Uno dei punti della
convenzione proposta alle Nazioni Unite impegna gli Stati a
rimuovere quelle barriere da ogni struttura pubblica, e a
promuoverne la rimozione anche da quelle private.
Un altro punto fondamentale prevede la costituzione di
“punti focali” presso i governi, che possono far capo
per esempio ai ministeri della sanità, o della solidarietà
sociale, o dell’istruzione, con l’incarico di coordinare
la materia in ogni singolo Stato. Non si tratta soltanto di
rimuovere barriere fisiche, ma anche di combattere
pregiudizi ancora largamente diffusi, in modo che ad ogni
cittadino, indipendentemente dalla sua condizione fisica,
possa essere garantito l’accesso a qualsiasi occupazione
che corrisponda alle sue competenze.
Per quanto riguarda l’istruzione, la disabilità è
un fattore di esclusione tanto più generale quanto più
ridotto è il tasso di scolarizzazione in ogni singola realtà
nazionale o locale. Nei Paesi in cui la frequentazione
scolastica è più scarsa, quella dei bambini e dei ragazzi
disabili tende a essere vicina allo zero assoluto. Dove
invece tutti, o quasi, vanno a scuola si pone il problema
degli interventi specifici raccomandati dall’articolo 24
citato più sopra. Non di rado il ragazzo disabile si trova
in una condizione analoga a quella del cittadino in
carrozzella che non può raggiungere la cabina elettorale:
sta in classe con gli altri ma non può come gli altri
interagire efficacemente con chi siede in cattedra. Di qui
la necessità di azioni integrative e dei docenti di
sostegno.
All’inizio di questo anno scolastico, pochi giorni
dopo l’approvazione della bozza di convenzione delle
Nazioni Unite, il Sindacato famiglie italiane diverse abilità
(l’acronimo è Sfida, quanto mai appropriato) ha fatto
pervenire un appello ai ministeri della pubblica istruzione,
della solidarietà sociale, della famiglia, della giustizia
e dell’economia. Vi si ricorda la drammatica insufficienza
degli insegnanti di sostegno nelle scuole italiane e vi si
chiedono due cose: che questa situazione venga corretta e
capovolta, che si apra una concertazione “per la garanzia
del diritto allo studio dei ragazzi disabili”. Qualche
settimana più tardi il governo ha varato la legge
finanziaria per il 2007, che ha doverosamente scongiurato il
rischio, più volte ventilato allo scopo di limitare le
spese, di una modifica del rapporto docenti-docenti di
sostegno che avrebbe di fatto ridotto il numero di questi
ultimi. Si può parlare in questa circostanza di scampato
pericolo, ma la strada da percorrere è ancora molto lunga.
r. f. l.
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